Rispondiamo qui - perché ci sembra più consono - ad un dibattito apertosi sul blog del MDAP:
Caro Giuseppe; concordo con te che i nemici principali del fascismo, ossia quelli che hanno messo il bastone fra le ruote della rivoluzione sociale fascista sono stati in primis i gerarchi traditori, i Savoia, i conservatori infiltrati, i grandi capitalisti, il clero.
Su di questo non c'è dubbio.
Il discorso del Lirico del 16 dicembre ‘44 che tu citi, oserei dire fu il più grande e bel discorso della carriera politica mussoliniana. Un attacco diretto a chi per vent’anni aveva frenato l’iniziativa sociale del regime.
So benissimo che la “liberazione” del fascismo da quelle correnti plutocratiche e reazionarie italiane, monarchia compresa avvenne soltanto con La Repubblica Sociale.
Infatti io ho detto che il decreto del ’38 fu uno schiaffo alla borghesia, ma non la risoluzione del problema. Almeno alla borghesia ebraica usuraia.
Ho detto che fu un atto a mio avviso rivoluzionario. Nient’altro.
Tutti sappiamo cosa rappresenta la lobby ebraica e la sua azione innegabilmente usurocratica.
I documenti che tu citi riguardo al divieto di matrimonio con gli ebrei, la razza ariana, la razza pura, e le altre affermazioni “razziste” che videro luce nel decreto, furono soltanto una facciata propagandistica.
La realtà di quel decreto era ben più profonda e non corrispondeva ad un semplice ed ignorante odio razziale, ma a una difesa sociale del popolo italiano.
Fu un piccolo passo della rivoluzione sociale fascista.
L’antisemitismo sociale del regime fu esaltato persino da uomini come Nicola Bombacci dalle pagine de “La Verità”.
Ti ricordo che nel Manifesto di Verona del 1943 (che a noi tutti sta a cuore) il punto sette (se non erro) così recitava: “Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri, durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica” . Chiara intuizione.
Inoltre a chi dice che l’antisemitismo fu un’ improvvisata forzata, in seguito all’alleanza con la Germania nazista, io rispondo il contrario.
L’antisemitismo ripeto fu seppure secondariamente un punto già messo in programma per la rivoluzione fascista.
C'è un bellissimo articolo del "Popolo d'Italia" del 1919 dove Mussolini fra i vari nemici dell’avanzamento sociale, vedeva anche il potere usurocratico e finanziario sionista ebraico.
Ma siccome la tua parola è pari alla mia, lascerò parlare il capo del fascismo stesso.
L’articolo che ti propongo è datato “giugno 1919”, le parti che ti evidenzio rappresentano ciò che ti dico:
I proletari evoluti e coscienti che gridano * Viva Lenin ! * credendo di gridare * Viva il socialismo * , non sanno certamente ch’essi gridano * Abbasso il socialismo ! * I falsi pastori che *mangiano e bevono* alle spalle delle masse sempre pronte a giurare, se non a morire, per gli ideali nuovi e lontani, danno ad intendere che quel che si é instaurato in Russia é socialismo. Colossale menzogna ! In Russia si é stabilito il governo di una frazione del Partito socialista. In Russia i proletari lavorano come prima; sono sfruttati come prima perché devono mantenere una burocrazia innumerevole e succhiona, secondo la testimonianza non sospetta del capitano Sadoul; sono mitragliati come prima non appena osino insorgere contro il regime che li condanna alla schiavitù e alla fame; invece di uno czar ce ne sono, oggi, due, ma le forme e i metodi dell’autocrazia non sono affatto cambiati. Si capisce perfettamente che alcuni scrittori venuti dagli ambienti borghesi, abbiano delle simpatie per il bolscevismo. C’é in Russia uno Stato, un Governo, un ordine, una burocrazia, una polizia, un militarismo, delle gerarchie. Ma il socialismo non c’é. Non c’é nemmeno il cominciamento del socialismo, non c’é niente che somigli ad un regime socialista. Il leninismo é la negazione perfetta del socialismo. E’ il governo di una nuova casta di politicanti. Gli é per questo che é assai difficile trovare degli apologisti del leninismo fra le teste pensanti del socialismo russo e del socialismo occidentale. Le più stroncanti requisitorie contro il leninismo non sono venute dai borghesi, ma da uomini che avevano lottato e sofferto per la redenzione della massa operaia. Questi uomini si chiamano Piekanoff, il maestro dei marxisti russi; si chiamano Kropotkin, l’apostolo dell’anarchia. La demolizione dei metodi di governo leninista non é opera del “Times”, ma di un Axelrod, chiamato il decano dei socialisti russi; di un Souckhomline, collaboratore per lungo tempo dell’ “Avanti”. Il manifesto del Partito operaio russo e dei socialisti menscevichi, non sono stati stampati dal “Corriere della Sera”, ma da “Critica Sociale”. Non sono state inventate da noi “rinnegati” - che in questo caso ( é strano ma vero! )difendiamo il socialismo!.- le pagine di Bernstein, di Kautsky, di Eisner, di Troelstra, di Branting e di infiniti altri socialisti, che si sono schierati contro la *caricatura del socialismo realizzatasi tra Pietrogrado e Mosca*. Non siamo noi, ma un dott. Totomianz, veterano della cooperazione russa che nell’ultimo numero della “Critica Sociale” di Filippo Turati , stampa queste parole eloquentissime:
“I bolscevichi hanno creato, in fin dei conti, non già una vera democrazia bensì la denominazione della plebaglia, una oclocrazia che non si arresta davanti a nessun mezzo terroristico in una guerra di sterminio contro la borghesia e gli intellettuali.”
Infinite volte, e specialmente dopo il congresso di Berna, noi abbiamo prodotto documenti inconfutabili della vera natura del regime russo. Chi non ricorda la lettera di Alexeyev e quella della vedova di Plekanoff ? Noi riaffermiamo che il leninismo non ha niente di comune col socialismo, eppure i socialisti ufficiali italiani, con clamori minacciosi, chiamano al soccorso per salvare la Russia. Ma la Russia non ha bisogno di essere salvata, perché non corre pericolo alcuno. Chi sostiene il bolscevismo - ficcatevelo bene in testa, miei cari proletari ! - non é la forza del popolo russo che subisce, dopo aver cercato di spezzarlo, quel regime di barbarie contro il quale sono più volte insorti e anarchici e socialisti rivoluzionari, con tentativi soffocati spietatamente nel sangue; chi sostiene il bolscevismo non é il famoso esercito rosso che esiste nelle carte di Trotzky, non nella realtà. Il giornale “Humanité” del 30 maggio, reca la testimonianza imparziale del signor Paolo Birukoff, il quale, a proposito dell’esercito rosso, in cotal nonché significativa guisa si esprime:
“Il popolo russo, così pacifico, detesta la guerra oggi, come ieri, come sempre. Oppone una resistenza accanita al reclutamento. “
Altro che entusiastica risposta agli ordini di mobilitazione, secondo ci narravano gli imbonitori dei crani proletari d’Italia. Il signor Birukoff dice qualche cosa di ancora più interessante:
” Ci sono tanti disertori nell’armata rossa, quanti ce ne erano nell’esercito dello czar. Accade che un reggimento non arriva alla tappa designata perché tutti gli uomini si sono sbandati strada facendo…..”
Ed é questo esercito di sbandati che ferma Mannerheim e Kolcak ? Mai più. Se Pietrogrado non cade, se Denikin segna il passo, gli che é così vogliono i grandi banchieri ebraici di Londra e di New York, legati da vincoli di razza cogli ebrei che a Mosca come a Budapest, si prendono una rivincita contro la razza ariana che li ha condannati alla dispersione per tanti secoli, In Russia l’80 per cento dei dirigenti dei “Soviets” sono ebrei, a Budapest su 22 commissari del popolo ben 17 sono ebrei. Il bolscevismo non sarebbe, per avventura, la vendetta dell’ebraismo contro il cristianesimo ? L’argomento si presta alla meditazione. E’ possibile che il bolscevismo affoghi nel sangue di un “progrom” di proporzioni catastrofiche. La finanza mondiale é in mano degli ebrei. Chi possiede le casseforti dei popoli, dirige la loro politica. Dietro ai fantocci di Parigi, sono i Rotschild, i Warnberg, gli Schyff, i Guggheim, i quali hanno lo stesso sangue dei dominatori di Pietrogrado e di Budapest. La razza non tradisce la razza. Cristo ha tradito l’ebraismo, ma, opinava Nietzsche in una pagina meravigliosa di previsioni, per meglio servire l’ebraismo rovesciando la tavole dei valori tradizionali della civiltà elleno-latina. Il bolscevismo é difeso dalla plutocrazia internazionale. Questa é la verità sostanziale. La plutocrazia internazionale dominata e controllata dagli ebrei, ha un interesse supremo a che tutta la vita russa acceleri sino al parossismo il suo processo di disintegrazione molecolare. Una Russia paralizzata, disorganizzata, affamata, sarà domani il campo dove la borghesia, si, la borghesia o signori proletari, celebrerà la sua spettacolosa cuccagna. I re dell’oro pensano che il bolscevismo deve vivere ancora, per meglio preparare il terreno alla nuova attività del capitalismo. Il capitalismo americano ha già ottenuto in Russia una concessione grandiosa. Ma ci sono ancora miniere, sorgenti, terre, officine che attendono di essere sfruttate dal capitalismo internazionale. Non si salta, specialmente in Russia, questa tappa fatale nella storia umana. E’ inutile, assolutamente inutile, che i proletari evoluti ed anche coscienti, si scaldino la testa per difendere la Russia dei Soviets. Il destino del leninismo non dipende dai proletari di Russia o di Francia e meno ancora da quelli d’Italia. Il leninismo vivrà finché lo vorranno i re della finanza; morirà quando decideranno di farlo morire i medesimi re della finanza. Gli eserciti antibolscevichi che di quando in quando sono colpiti da misteriose paralisi, saranno semplicemente travolgenti ad un momento dato che sarà scelto dai re della finanza. Gli ebrei dei Soviets precedono gli ebrei delle banche. La sorte di Pietrogrado non si gioca nelle steppe gelide della Finlandia; ma nelle banche di Londra, di New York e di Tokio. Dire che la borghesia internazionale vuole oggi assassinare il regime dei Soviets é dire una grossa menzogna. Se, domani, la borghesia plutocratica si decidesse a questo assassinio, non incontrerebbe difficoltà di sorta poiché i suoi “complici”, i leninisti, siedono già e lavorano per lei al Kremlino.
Non potevo darti una spiegazione migliore di questa.
Questo articolo se non fortemente antiebraico certamente non mette in buona luce la lobby.
Anticipo la tua risposta: “Nel ’34 Mussolini condannò il razziamo tedesco”.
Certo perché mai il Fascismo in realtà fu razzista, ma solo di facciata. L’antisemitismo del Duce e del Fascismo ripeto fu un antiebraismo essenziale alla svolta sociale della nazione.
Ora spero di essere stato chiaro.
Ma non la devete pensare per forza come me, ci mancherebbe altro.
Eja Giacomo Ciarcia.