domenica 27 dicembre 2009

6. Non dimenticare che la ricchezza è soltanto un mezzo, necessario sì, ma non sufficiente a creare da solo una vera civiltà, qualora non si affermino quegli alti ideali che sono essenza e ragione profonda della vita umana.




Il Lavoro rende Liberi; potrei chiudere qui il post appena cominciato perché in quella frase c’è un sunto assolutamente evidente di cosa sia il significato della lotta all’usurocrazia, al parassitismo dello sfruttamento speculativo dei mezzi di capitale rispetto alla utilità di gestione congiunta di questi mezzi con la capacità e la dignità di ogni uomo di portare a frutto positivo il proprio sudore, il proprio ingegno, le proprie capacità.
Ma anni e anni di falsa propaganda e “mitizzazione del dramma”, di perverso accanimento ricattatorio di “quelli del pianto che paga” contro ogni evidenza storica, realizzato attraverso una precisa strategia di lobotomizzazione delle menti, ci hanno condotto al ribaltamento assoluto, allo sconvolgimento del rapporto tra ricchezza materiale e elevazione concettuale dell’uomo che faticosamente era stato possibile rendere di nuovo connubio organico e positivo con le rivoluzioni social nazionali del primi del secolo scorso.
Eppure ora dovrebbe essere chiaro a tutti; a coloro che sono subissati dai debiti dei mutui, a coloro che vivono la precarizzazione del lavoro, a coloro che vedono crescere i profitti delle banche e delle assicurazioni mentre aumentano le perdite delle aziende di produzione e sentono il fiato della possibile disoccupazione soffiare sul collo, a coloro che hanno visto sfumare i risparmi di una vita nel vortice della carta straccia dei “mercati del niente” (che sono le piazze finanziarie), insomma A TUTTI NOI !  che senza lavoro non c’è vera ricchezza e la sola ricchezza di tipo “finanziario” – in mano ai pochi che possono gestirla – è la catastrofe dell’umanità intera se non regolamentata attraverso un principio comunitario di partecipazione e collaborazione partecipativa tra individui che nell’unione delle proprie specificità divengono costruttori della Storia e promotori della Civiltà.
Ma anche questa azione virtuosa di un modello di sviluppo antitetico ed alternativo a quello derelitto del turbo capitalismo - sia esso provocato dall’oligarchia di “privati concentratori di ricchezza” (liberismo) piuttosto che da un’oligarchia burocratizzata di “partito di classe” (comunismo) - non può essere retto in modo esemplare senza avere alle spalle una entità valoriale di “alti ideali che sono essenza e ragione profonda della vita umana”.
Questi alti ideali sono ciò che proviene da una millenaria storia di cultura e pensiero ed opere che dal fiume carsico della Grecia Arcaica viaggia per la Stirpe di Roma propagandosi nei confini dell’Europa da Vladivostock al Mediterraneo, come sintetizzava con arguzia ed eresia il mitico Berto Ricci:
L’anti Roma,c’è, ma non è Mosca, Contro Roma, cioè dell’anima, sta Chicago,
capitale del maiale”.
Ed è giunta l’ora di riscoprirli e farli riscoprire a chi ne ha la sensibilità e ne sente la presenza nel proprio Sangue prima che sia inevitabile un punto di non ritorno oltre il quale c’è solo l’abisso dell’umanità.
BUON ANNO DI LOTTA !


lunedì 21 dicembre 2009

5. Aver Fede, credere fermamente nella virtù del dovere compiuto, negare lo scetticismo, volere il bene e operarlo in Silenzio.

Siamo arrivati a metà del Decalogo di Mistica e non nascondiamo di accorgerci di aver intrapreso una strada stretta che si inerpica su vette che forse per noi contemporanei sono quasi irraggiungibili ma stringiamo i denti, tiriamo un lungo respiro e ricominciamo a marciare con tutto il il nostro zaino carico di umile desiderio di conoscenza.
Questo incipit sull' "aver Fede" ci colpisce immediatamente come un pugno allo stomaco perché in questo momento non esiste innanzitutto la materia prima per credere così come é secolarizzata la società immersa profondamente nella palude del materialismo, dell'edonismo, dell'economicismo esasperato, della falsa religione del "vitello d'oro". Eppure é comprovato sin dai filosofi dell'antichità che senza la ricerca del trascendente, del soggetto creatore e di coloro che ne sono il tramite, tutto ciò che é umano é labile, é fragile, é spesso anche inutile.
Nei Miti antichi nacque la convinzione della  capacità degli uomini di divenire simili agli Dei (i semi Dei come Ercole), se non Dio Stesso trasfigurato in  Terra (la visione imperiale del Duce romano come Augusto o ancora recentemente fino a 60 anni fa nella figura imperiale giapponese); nell'epoca più moderna, a partire da duemila anni fa si avvera l'avvento del Re dei Re configurato addirittura nel Figlio di Dio a cui rispondono da quel momento in poi direttamente delle loro azioni tutte le monarchie della civiltà conosciuta a partire dal primo unificatore d'Europa, il Carlo Magno del Sacro Romano Impero. Ed anche quando si crea una lotta temporale tra Chiesa ed Impero nei secoli successivi in alcuni casi non viene mai meno comunque la volontà di avere Fede. Ma non intendiamo qui parlare di concetti religiosi anche se la premessa era d'obbligo; ciò che é Fede rimane in ogni caso la ricerca naturale dell'uomo verso il soprannaturale indipendentemente dalla singola etica individuale e nel nostro concetto di conoscenza politica Essa concerne la necessità di "elevazione" oltre la materia attraverso le prove della vita nella concezione classica dell'avvicinamento alla conoscenza immanente.
Ecco perché é evidente che "credere fermamente nella virtù del dovere compiuto" é il primo indispensabile gradino da salire nella scala che porta alla gloria. Il dovere innanzitutto concepito come necessaria volontà di servire prima di essere serviti ed il suo compimento giornaliero come termine di paragone necessario per rimanere ancorati alla coscienza di cui accennavamo al precedente post sul punto 4.
Ecco perché si parla immediatamente dopo di negazione dello scetticismo; non ci può essere serenità del dovere compiuto se innanzitutto si é scettici a prescindere. Il connubio tra aver Fede, compiere il proprio Dovere e respingere a priori lo Scetticismo é imprescindibile; nella pratica di "soldati politici" che é la figura che il Decalogo di Mistica intendeva conformare verso l'Uomo nuovo per un ordine nuovo, questo connubio é traducibile in quel trinonmio Credere, Obbedire, Combattere attraverso la lotta del "Sangue (che é trascendenza e discendenza di Stirpe) contro "l'oro" (che é la materialità del semplice possesso egoistico); trinomio che non a caso successivamente dalla propaganda falsamente mitizzata del resistenzialismo antifascista  é stata volutamente e spesso derisa e villaneggiata perché troppo chiara e precisa e dunque pericolosa in assoluto per la "società del denaro"
Ma come si arriva a mantenere intatta la Fede verso la propria appartenenza di elite politica dottrinaria e progettuale, a compiere il proprio Dovere anche in circostanze così difficili per rimanere saldi al proprio posto nonostante si sia "contro" un sistema sofffocante, a stare saldi ed impavidi di fronte non solo allo scetticismo di chi ti osserva come un "matto" o come un "visionario" ma soprattutto al pericoloso insinuarsi di scetticismo nella propria anima quando spesso e volentieri, nonostante si cerchi di parlare una lingua comprensibilisssima, le risposte che pervengono da quello che a torto o a ragione ritenevi anche il tuo mondo conosciuto sono vaghe se non addirittura ostili !?
Ci viene in sostegno quella frase importantissima che conclude il punto 5.; "operare in silenzio" che non significa naturalmente impegnarsi al contrario di come facciamo con la nostra continua divulgazione che anzi dobbiamo essere spronati ad incrementare per aumentare la conoscenza di altri ancora inconsapevoli "soldati politici" ma ci fornisce la fondamentale esortazione di farlo con la massima umiltà, senza urli e strepiti ma con la costanza della goccia che scava la pietra che silente e testarda, giorno dopo giorno rompe anche la struttura più granitica dell'ignoranza con un suono lieve ma deciso.
Ed operando in silenzio, senza clamori, in un mondo che oggi più che mai si urla addosso ci ritroveremo pronti allo scontro frontale ricolmi dello Spirito che pervade solo chi sa di essere un Guerriero e non un animale tra animali.

lunedì 14 dicembre 2009

4. Abbiamo un Testimonio da cui nessuno potrà mai liberarci; il Testimonio della nostra Coscienza. Deve essere il più Severo, il più Inesorabile dei nostri Giudici.

Nel prosieguo dell’analisi del Decalogo della Scuola di Mistica sembra quasi che per un imperscrutabile disegno superiore si accavalli questo punto fondamentale sulla “Coscienza” con fatti di cronaca diretta.
La cosa ci inquieta per i limiti che abbiamo, sotto il profilo strettamente personale, nella capacità culturale e di preparazione rispetto a siffatta combinazione di eventi e chiediamo fin da ora comprensione da parte di chi ci vorrà leggere se non saremo all’altezza. Abbiamo il conforto di oltre 35 anni ormai di militanza politica perseguita solo attraverso il mantenimento di una coerenza ideale al di fuori – spesso – di camarille partitiche anche se purtroppo con il fango della politica politicante qualche volta siamo stati costretti a sporcarci anche noi gli anfibi e una buona dose di volontà ma la nostra statura non è al livello di grandi pensatori e dunque proviamo semplicemente a ragionare da uomini liberi; con il semplice buon senso ed un pizzico di esperienza.
Perché questa premessa ? Perché quando si affronta il tema della Coscienza innanzitutto nessuno può mettere la mano sul fuoco e dichiararsi presuntuosamente “puro” e immune da ombre; secondariamente ma non per ultimo la difficoltà a scindere la propria convinzione personalissima da fattori contestuali inerenti situazioni oggettive.
Certamente la Coscienza è una di quelle “virtù” (o difetto !?) che ho lo si ha in base ad una chiara educazione percepita che opera su un carattere innato di fondo o può venire prepotentemente alla ribalta solo attraverso un difficile percorso di rimorso e pentimento rispetto a situazioni negative. E’ chiaro comunque che quel “testimonio da cui nessun segreto potrà mai liberarci; il testimonio della nostra coscienza” inevitabilmente entra in gioco per tutti gli esseri umani indistintamente e questo sì senza distinzione di razza, sesso, religione, censo o qualsivoglia altra specificità.
Dunque si arriva al classico esempio dello specchio mattutino in cui ognuno di noi ha da affrontare la propria immagine riflessa (che non riguarda semplicemente l’esteriorità fisica) ed ogni giorno che cade sulla terra diventa inevitabile quel confronto interiore in cui ci si domanda se dobbiamo sputare addosso a quella nostra immagine o possiamo viceversa avere lo Spirito per confermarci la nostra stima di Uomini e Donne veramente Liberi.
Ecco perché è necessario che quel “giudice” non debba essere un “cattivo giudice”  amorale, accondiscente, corrotto/corruttibile od anche solo  impreparato ma deve  essere “IL” giudice che sia il più vicino possibile al trascendente che ci aspetta al di là della vita materiale. Dunque INESORABILE, dunque il PIU’ SEVERO perché sia effettivamente capace di portare un reale cambiamento dentro noi stessi, dentro ognuno di noi.
Perché ciò avvenga è necessario imporre la Volontà al di sopra di ogni cosa e con essa riuscire a imporsi uno stile di vita ed un comportamento quotidiano che possa comportare il rifiuto dei compromessi e nella nostra accezione politica a maggior ragione – paradossalmente rispetto a quello che notoriamente di pensa sia la politica oggi – se si vuole dare un senso compiuto alla parola che immediatamente non può non coniugarsi con la Coscienza, che è la Coerenza.
Per questa ragione in premessa si commentava la strana alchimia dell’analisi di questo punto  con i fatti di cronaca contingente: quanto avvenuto a Berlusconi è la dimostrazione che addirittura qualche volta la capacità della “Coscienza” di concretizzarsi si supera fino a impersonificarsi anche con uno psicolabile che ti colpisce materialmente diventando senza saperlo il tuo “grillo parlante”. La causa di Coscienza che “ha colpito” Berlusconi può essere indistintamente o la sua incoerenza a perseguire il progetto dell’usurocrazia apolide che l’ha messo lì dove è oggi o la sua incoerenza a perseguire una svolta di campo e di progetto dimostrata negli ultimi tempi con atteggiamenti e mosse che senza affondo finale rimangono semplici momenti di esuberanza senile.
Preferiamo per quanto ci riguarda, modestamente, venire colpiti invece, se mai dovesse accadere, per la nostra insistente volontà di mantenere Fede, Coerenza ed Onore al giuramento interiore di essere soldati politici di una Idea per la quale ogni giorno ci guardiamo allo specchio e non sentiamo fortunatamente nessuna necessità di sputarci addosso (come mi diceva ed esortava spesso una compianta Ausiliaria della RSI !) come ormai accade per molti “sinistri”, “centri” e “destri” che divengono pecore belanti alla rincorsa della greppia. Ed è confortante per ognuno di noi sapere e riconoscere che altri Uomini e Donne sanno vivere “pacificamente” con la loro Coscienza.

martedì 8 dicembre 2009

3. Essere Intransigenti, domenicani. Fermi al proprio posto di dovere e di lavoro,qualunque esso sia. Ugualmente capaci di Comandare e di Ubbidire.


Il terzo punto del Decalogo della Scuola di Mistica rappresenta con parole secche e senza ambiguità alcuna il modello di riferimento che occorrerebbe seguire ognuno di noi per essere soggetti attivi del cambiamento di una società ormai votata al più completo caos; un modello molto vicino alla logica del "monaco guerriero" in cui l'intransigenza verso sé stessi prima di tutto e dunque la caparbietà a seguire regole di vita le più possibili confacenti all'altezza spirituale dell'Uomo, diventa stimolo ed esempio per l'intera Comunità di appartenenza. Ciò che colpisce nel Decalogo ed in particolare questo punto é il continuo richiamo al senso del dovere - facilmente intuibile nel contesto storico in cui fu redatto - che dovrebbe essere la stella di riferimento per ognuno di noi soprattutto nell'oggi in cui siamo costretti a vivere laddove il lassismo, l'indolenza e la sola ricerca del profitto immediato sono il terreno di coltura del parassitismo, dello spreco e di un egoismo fuori da ogni logica naturale e del buon senso.
La conseguenza delle premesse non può che essere la dimostrazione "sul pezzo" di quella capacità di comando ed ubbidienza che non significa superficialmente rendere una società "militarizzata" ma ha il significato ben più profondo della coscienza di ogni Uomo Libero di essere di volta in volta "militante di base" e contemporaneamente "classe dirigente" rendendo con ciò merito alla parola GERARCHIA che non é una vuota retorica parola adattabile al proprio tornaconto di godere di privilegi a discapito di altri senza averne merito ma ha, anzi, al contrario, il significato molto profondo di conoscere umilmente nei propri limiti la necessità di non demordere nelle avversità (e dunque "comandare" ad altri un percorso di superamento degli ostacoli) così come il dovere di non esaltarsi nel successo (e dunque "ubbidire"  agli altri sapendo ascoltarli e dimostrando l'incorruttibilità della forza spirituale rispetto alla vanagloria).
Questo esaltante percorso deve partire nell'intimo della nostra coscienza individuale per propagarsi virtuosamente a tutti i componenti di una società di cui si vuol far parte consapevole di modo che ogni spalla sia in grado di reggere l'altra ed insieme si possa essere in grado di reggere ogni carico di fatica e di sofferenza per il benessere di tutta la Comunità.
Un piccolo aneddoto a proposito raccontatomi da un "giovane balilla"; egli aveva avuto il compito di sostenere le sofferenze di un mutilato di guerra presso l'ospedale militare che avendo perso entrambe le mani non poteva mangiare se non grazie all'aiuto del giovane il quale però fremeva per entrare in combattimento e perciò capace di falsificare alcuni documenti per trovare arruolamento volontario per l'Africa Orientale. Ebbene esso fu ripreso a Napoli e rispedito a casa di corsa dove non trovò l'elogio del suo comandante della "Compagnia Balilla" per l'ardore dimostrato ma, bensì, una severa punzione di esempio agli altri perché il suo comportamento irresponsabile aveva tolto l'aiuto prezioso al militare mutilato che, in quel momento, era il Vero Dovere di piccolo soldato che gli era stato affidato !.
La grandezza di ogni comportamento sta proprio nella capacità di operare in ogni piccola cosa come se fosse la più eroica delle azioni.

lunedì 30 novembre 2009

2 - Accettare tutte le responsabilità, comprendere tutti gli eroismi, sentire come giovani fascisti la poesia maschia dell’avventura e del pericolo.



Continuiamo la nostra meditazione del decalogo della Scuola di Mistica fondata e diretta da Nicolò Giani e fortemente voluta dai Mussolini (Arnaldo che la appoggiò e Benito che ne comprese la virtù pedagogica e concesse il mitico “Covo” milanese del Popolo d’Italia quale sede della Scuola).
Il punto 2 é più difficile da interpretare non nel suo significato letterale ma nell’approfondimento interiore ma occorre sempre considerare anche il periodo contestuale in cui la Scuola operò e cioè nel periodo pre-bellico ed immediatamente bellico, tanto che la maggior parte dei docenti e degli stessi studenti - sposando fino in fondo la filosofia dottrinaria - partirono volontari e immolarono le loro giovani vite nell’alto onore di rendere grande la Nazione ed il Fascismo riportando la romanità nelle lande d’Europa mediterranea e continentale.

Innanzitutto cosa significa accettare “tutte le responsabilità” ? Rapportandoci all’inadeguatezza dell’oggi diventa evidente come la mancanza di responsabilità dai vertici della cosiddetta “classe dirigente” scende a cascata fino all’ultimo cittadino e dalle persone che dovrebbero avere ormai una “maturità”, a cascata fino alle generazioni adolescenziali ancora in formazione ed in questo circuito VIZIOSO in cui nessuno risulta perciò capace di accettare le responsabilità la decadenza di un popolo e del suo convivere civile porta al corto circuito, porta all’eutanasia di comunità, al dissolversi di una etica condivisa. Bisogna ricominciare ognuno nel suo piccolo a saper accettare le proprie responsabilità innanzitutto; da genitore, da figlio, da lavoratore, da cittadino risalendo piano piano nella scala gerarchica che dovrebbe formarsi per evidente meritocrazia dell’Etica e non nel mercimonio del “voto elettorale”.

Comprendere quindi gli “eroismi”; in questa fase di dissesto in cui viviamo ognuno di noi può essere eroico anche – come insegnavano ai balilla – facendo la guardia al bidone di benzina, cioè sapendo portare con sacrificio il proprio peso del quotidiano nella cura educativa verso i più giovani, nella capacità dei giovani a rinunciare al troppo edonismo mantenendosi corretti e – soprattutto – incorrotti dall’alcool, dalle droghe e da ogni “dipendenza” costrittiva della propria personalità e perniciosa per la comunità di cui si fa parte; insomma comprendere e FARE i piccoli eroismi quotidiani come palestra all’abitudine della “rinuncia” del dare piacere ai propri egoismi, pronti per essere veramente eroici e coraggiosi come insegnano le grandi Civiltà dell’Uomo.

Ed ecco che l’enfasi finale diventa comprensibile nella sua infinita profondità di sentimento e di ardimento; quella “poesia” verso le vette dell’avventura e del pericolo a cui si deve far fronte nell’avventura non è uno sciocco elogio agli sport estremi oggi tanto in voga perché si cercano “dopanti adrenalinici” ad una vita vuota ma è l’espressione più elevata della capacità dell’Uomo ad essere libero non a parole ma nei fatti e nella vita di tutti i giorni.

Non dunque servi sciocchi o – peggio – abbrutiti schiavi del sistema economicista; ma Volontà senza catene disposte ad affrontare quotidianamente l’avventura di ribellarsi e affrontare il pericolo dell’indifferenza, dello scherno, dell’incomprensione, dell’isolamento o di una eventuale repressione con la grandezza della propria Fede nell’Idea di una concezione “identitariamente etica” che porta all’elevazione dell’individuo attraverso una socialità organica ed attraverso essa alla consapevolezza di appartenenza ad una Comunità di Popolo.

giovedì 26 novembre 2009

Le analisi del Centro Studi - Il Decalogo della Scuola di Mistica Fascista: 1. Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere.


Partiamo con questo post innanzitutto ad analizzare per quanto possibile, vista la chiarezza delle voci e degli intendimenti proposti dall’autorevolezza dello stesso Capo del movimento, tutti i punti del Decalogo della Scuola di Mistica Fascista perché intendiamo prima ancora che fare un sunto storico di controinformazione sulla nascita del “socialismo nazionale” nel 1914 come pensiero e le successive tappe che portarono alla nascita dei Fasci di Combattimento e gli aspetti ad essa consequenziale, impostare da ora in avanti – svincolati da mere necessità di bottega elettorale vicine e lontane – un modulo di conoscenza per formare uomini nuovi capaci di essere promotori di una Liberazione Nazionale attraverso innanzitutto una disciplina etica necessaria ed indispensabile.

1. Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere.

Questa espressione che sembrerebbe a prima vista quasi banale e scontata non lo è soprattutto quando fatica e dovere comportano una tensione prolungata di mantenimento di una umiltà di fondo e di una capacità di ascolto ai bisogni dell’altro. Inoltre comporta la capacità di essere di esempio nel lavoro, nella militanza, nella lotta dimostrando che ciò avviene per naturale coerente partecipazione all’Idea senza secondi fini di lucro, di potere, di comando, di prevaricazione.
Significa soprattutto non cedere alle lusinghe ed alle sirene del facile entusiasmo, della facile corresponsione con un altro che può apparire superficialmente simile per alcuni punti di vista ma profondamente diverso nelle profondità ataviche delle radici da cui traiamo linfa nello Spirito di appartenenza ad una Stirpe millenaria di civilizzatori, se questi non è capace di fornire un’autocritica tale da non porsi su un ipotetico gradino intellettuale che gli proviene soltanto da una propaganda ed una “mitizzazione” del vincitore sul vinto.
Questo avviene in questa fase attuale della politica italiana in cui tutti indistintamente si sono omologati allo statu quo imperante dell’ ANTIFASCISMO perché è stato ribadito da oltre sessanta anni a questa parte che il FASCISMO è la rappresentazione plastica del “male assoluto” in quanto correlato alla “belva assetata di sangue del nazionalsocialismo germanico”.
In questa manipolazione intellettuale ci sono caduti e ci cascano non solo i pescecani della politicrazia partitica – il che sarebbe pure un bene considerato che ormai rappresentano autoreferenzialmente solo la loro Casta di potere – ma anche in buona fede molti di coloro che intendono dichiararsi “antagonisti” al sistema che, se non accecati da vetero antifascismo di maniera, quantomeno si fanno irretire dal “fascismo spezzatino” dove ognuno pesca quello che gli aggrada per rigettare ciò che considera meno “politicamente corretto” nella visione di abbracciare a tutti i costi ogni disperato della terra.
Ma proseguendo con gli altri 9 punti siamo sicuri che troveremo modo di esplicitare compiutamente perché il “fascismo spezzatino” non può esistere nella logica di una Gerarchia della Mistica.

lunedì 23 novembre 2009

Ortodossia dottrinaria non significa arroccamento ma.......acculturamento.


Non riusciamo a farci capire e probabilmente può essere un nostro limite comunicativo e dunque riprendiamo con pazienza a tessere il nostro filo nella consapevolezza che questo é il compito che ci siamo prefissati come Centro Studi volendo evitare accuratamente ogni bega di tipo partitico in cui si deve giocare oltre che sul piano culturale anche su quello pragmatico che a nostro avviso comunque non deve mai perdere di vista l'origine dei principi costitutivi su cui si poggia l'iniziativa pratica se non si vuole cadere nell'errore della de-ideologizzazione con cui questo sistema sta campando ignominiosamente.
La fine degli "ismi" come la definì pomposamente colui che ora siede alla terza carica di questo stato indecoroso infatti é stato l'ultimo utile grimaldello atto a rendere omologata tutta la politica italiana ed oggi ne vediamo le conseguenze nefaste.
Quando parliamo di volontà di mantenimento saldo della ortodossia dottrinaria non lo facciamo per semplicistico calcolo di comodo - o peggio di fazione - di "arroccamento nella torre di avorio" ma al contrario per dare ampio respiro ad un progetto che deve ritornare politico oltre la metapolitica nella sua funzione di unico rimedio concepibile alla deriva disastrosa provocata dalla globalizzazione usurocratica.
Va recuperato per intero e nella sua completezza il fenomeno politico del Fascismo italiano (che fu origine di ogni altro fascismo in altre nazioni secondo peculiarità e specifiche proprie) che non può essere ridotto "a spezzatino" secondo convenienze e simpatie od antipatie tanto da farlo diventare comunque altra cosa se visto da "sinistra" o da "destra" (più facilmente da questa parte geografica.....!) dimenticandosi in principio che il Fascismo rappresenta la formula più pragmatica possibile delle fondamenta del principio generale metapolitico del "socialismo nazionale".
Se viene fatto a spezzatino da "sinistra" si scivola facilmente su un anarchismo individualista in cui la socializzazione viene vista più come una panacea del proprio disordine sulla base di una falsa idea collettivista in cui tutti prendono qualcosa al di là del merito che provoca necessariamente una sovversione a catena per cui ogni presunta "classe sociale" si sente obbligata ad abbattare una "classe sociale"............concorrente.
Se viene fatto a spezzatino da "destra" si diventa immediatamente preda della sindrome reazionaria borghese con cui si intende difendere privilegi corporativi in funzione strettamente anti-comunitaristica (per la quale si scivola direttamente in un anticomunismo senza progettualità alternativa oltre le parole d'ordine "Dio, Famiglia e Patria" in cui però ognuno é pronto a difendere solo il proprio Dio, la propria Famiglia e la propria......."bottega".)
La Dottrina del Fascismo intende rimuovere dalle fondamenta ognuna di queste debolezze provocando nell'individuo prima una consapevolezza della propria grandezza spirituale oltre la materia per la QUALE CONSAPEVOLEZZA é in grado di recepire in sé e portare ad altri un'etica di pensiero che tramutata in azione nella collaborazione con altri individui siffatti forma il nucleo fondante di una Comunità che ha un unico fine, che ha una unica perseveranza diretta al fine strategico di creazione di un Uomo Nuovo, che nella linea di lotta combatte per un ordine nuovo cosciente certo dei propri limiti temporali ma convinto sino al sacrificio supremo dell'infinita immensità trascendente della Stirpe di appartenenza che lo rende identitario per i secoli.
Iniziamo da questo preambolo una serie di appuntamenti di approfondimento culturale che vorranno e dovranno portarci fuori dalla palude della politica politicante in funzione di motivare nel nostro piccolo delle energie disperse che devono ritrovare il nucleo di fusione con cui far implodere il vecchio mondo scemo e essere promotrici di una nuova Rivolta Ideale.

sabato 21 novembre 2009

Dall'associazione Giustizia Giusta.


COMUNICATO STAMPA

LIBERTà DI FUCILARE.

Sono trascorsi due anni da quando il ventiseienne Gabriele Sandri, in viaggio verso Torino per assistere ad una partita di calcio, venne fucilato dall’agente della Polizia stradale Luigi Spaccarotella. A novembre, dopo una paradossale lunga istruttoria, il Tribunale di Arezzo condannò l’agente (il quale , tra l’altro, si è sempre rifiutato di sottoporsi ad interrogatorio durante il processo) per omicidio colposo a sei anni di carcere. Non farà un giorno di galera e non sarà espulso dalla polizia. Dopo il rito ambrosiano e quello bolognese siamo al rito aretino. Un rito che consentì a Spaccarotella di esultare di gioia ignorando vergognosamente il dolore della famiglia Sandri e la rabbia degli amici di Gabriele. Noi come Associazione ci ribellammo ad una sentenza che, stravolgendo il senso del diritto, ha equiparato un omicida che spara - rischiando oltretutto di compiere una strage - ad un automobilista che accidentalmente investe un passante. Nella nuova logica della “sicurezza” uccidere un tifoso non è un reato, una logica che ci ricorda i costruiti anni di piombo in cui uccidere un “antagonista” non era reato. Non sono bastate cinque testimonianze e la ricostruzione puntigliosa della pubblica accusa ad impedire ad un pugno di giudici moralmente illuminati di manipolare la legge “graziando” una guardia considerata nell’esercizio delle sue funzioni di killer.
Da allora sappiamo che chi in divisa impugna a due mani una Beretta, la punta
contro dei giovani e fa fuoco uccidendone uno male che gli vada verrà condannato per omicidio colposo e non farà un giorno di galera.
Ancora una volta esprimiamo, insieme allo sdegno verso una giustizia ingiusta, la nostra solidarietà alla famiglia Sandri.

Con la loro “sicurezza”
siamo ormai sicuri da morire!

mercoledì 18 novembre 2009

La fregatura

Come ti frego il cittadino.....che - come Costituzione recita - (Articolo 49: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale),vorrebbe avere la possibilità uguale per tutti di partecipare attivamente alla "res publica"......ma i legislatori della Casta guarda un pò cosa ti inventano all'interno della legge finanziaria nel 2007 !
Onde per cui non solo esiste la ghigliottina delle difficoltà di presentazione delle liste attraverso meccanismi perversi e numericamente fuori portata (se non si ha forza economica e mediatica) per la presentazione delle liste; non solo ci sono leggi elettorali capestro fatte di sbarramenti e impedimento della rappresentatività proporzionale, per cui chi NON VUOLE tenersi fuori da "alleanze" per rimanere coerentemente portatore di un Progetto e pensiero politico ALTERNATIVO é ghettizzato prima ancora di partecipare; con questa legge sulla "registrazione" dei simboli - di fatto -impediscono già la nascita di nuove formazioni...............
Mala tempora currunt !

18.0.1 (testo 2) Proposta di modifica n. 18.0.1 al DDL n. 1817

RIPAMONTI, DEL PENNINO

APPROVATO

Dopo l'articolo 18, aggiungere il seguente:

«Art 18-bis.

(Norme per la riduzione delle consultazione politiche ed istituzione del Registro Speciale dei simboli di partito e relativo contributo annuale)

1. Al fine di razionalizzare gli adempimenti amministrativi e ridurre gli oneri a carico dello Stato per lo svolgimento delle consultazioni elettorali è istituito presso il Ministero dell'Interno un Registro Speciale per la tutela dei simboli/contrassegni di partito.

2.In ogni elezione amministrativa, politica o europea, oltre alle norme già previste sull'uso dei simboli non è ammessa la presentazione di contrassegni identici o confondibili con quelli iscritti nel «Registro Speciale per la tutela dei simbolilcolltrossegni di partito» senza l'autorizzazione del legale rappresentante pro-tempore del partito o movimento politico che lo ha registrato. Non é altresi ammessa la presentazione di contrassegni comprendenti simboli, disegni. loghi, denominazioni presenti o confondibili con quelli usati dai partiti che abbiano registrato il proprio simbolo nel Registro Speciale di simboli/contrassegni presso il Ministero dell'Interno.

3. La registrazione del simbolo deve avvenire mediante dichiarazione del legale rappresentante del partito. Possono essere registrati esclusivamente i simboli di Partito di Movimenti Politici rappresentati in almeno uno dei due rami del Parlamento da un Groppo Parlamentare, anche se risultante da due o più componenti politiche presentatesi accorpate alle ultime elezioni, porché si evincano dalla denominazione del gruppo, con atto di riconoscimento deliberato almeno 90 giorni prima dell'approvazione della presente legge. Ai partiti o movimento politici ammessi, alla registrazione, è consentiro altresi , entro 30 giorni dalla pubblicazione del Regolamento di cui al comma 5, la registrazione di altri simboli utilizzati nella precedente legislatura.

4. Ogni partito o movimento politico che avrà effettuato la registrazione ai sensi del precedente comma 3 dovrà versare, in un fondo appositamente costituito dal Ministero dell'Economia, entro il 15 febbraio di ogni anno euro 5.000, quale quota doppia delle spese per la tenuta del Registro Speciale per la tutela dei simboli/contrassegni di partito, la cui maggiore entrata è destinata al miglioramento dei saldi di finanza pubblica. L'omesso versamento comporta la cancellazione della registrazione.

5. Il Ministro dell'Interno, con proprio decreto di concerto con il Ministro dell'Economia, stabilisce entro 60 giorni dall'approvazione della presente legge, un regolamento per il funzionamento del Registro Speciale per la tutela dei simboli/contrassegni di partito.

6. In sede di prima applicazione il versamento di 5.000 euro dovrà essere effettuato entro 15 giorni dall'avvenuta registrazione.

7. Una volta avvenuta la registrazione da parte dei partiti del proprio simbolo, gli stessi sono gli unici autorizzati ad utilizzare, nelle successive competizioni elettorali un contrassegno che riproduca quel simbolo».

lunedì 16 novembre 2009

Lo sputtanamento c'é già stato.


Rilevo che qualcuno é disposto a fare un bagno di umiltà; vivaddio ! Poi leggendo in profondità un fondo su un sito di informazioni di partito scopro una arroganza mimetizzata di chi si ritiene inattaccabile per via di "pistolettate, coltellate, bastonate" rischiate in passato per cui ogni sua scelta di oggi, anche incoerente (alla faccia della citazione di Ezra Pound !), non può essere criticata e dileggiata.
Si manifesta poi malcelata insofferenza verso coloro che intendono mantenere una ortodossia di comportamento (vogliamo dire......stile di vita !) mettendoli all'indice come dei poveri pazzi (forse qui la citazione su Ezra Pound sarebbe stata più pertinente) se non addirittura - in fondo in fine - anche dei vigliacchetti che celandosi dietro allo schermo e ad una tastiera osano provare a gettare granelli di sabbia nell'ingranaggio oliato del sistema del tritacarne elettorale rifiutandosi di accettare supinamente di portare acqua al mulino dei liberalcapitalismo identificabile nel PDL attraverso cotanti "sherpa" (per non essere offensivi).
Lasciando da parte l'orgoglio per cui ci potrebbe anche venire in mente di verificare una volta per tutte chi é ....Lupo e chi pecora.....preferiamo continuare a mantenerci nel solco del confronto più che dello scontro (che se sarà necessario, in ultima istanza, non temeremo certo di affrontare.............cameratescamente parlando).
Questi campioni di capacità politica pragmatica perciò vorrebbero guardare nei nostri occhi la pagliuzza mentre non riescono a vedere il trave che hanno nei loro occhi e - con farisaica ipocrisia - dicono di temere solo lo "sputtanamento" dietro l'angolo. Mi spiace ma li devo avvertire che lo sputtanamento per loro......E' GIA' ARRIVATO.. !, e lo sarà ancora di più non in caso di sconfitta ma proprio nel momento in cui diventeranno eletti in qualche regione come peones e servi sciocchi dell'apparato pidiellino a servizio permanente dell'usurocrazia (e siamo sempre alla citazione di Ezra Pound.......).
Sì, a noi piace continuare a tenerci lo zaino in spalla ad affrontare il percorso più impervio perché così fanno i "soldati politici" e lasciamo volentieri ai "levantini" i tavoli di "armistizio" di badogliana memoria con cui ci si illude di......"lottare per vincere, per far crescere, in un mondo liberista ed americanizzato, l’idea sociale, nazionale ed europea". (SIC !!!)
Che tristezza !
M.C.

lunedì 9 novembre 2009

Microfoni aperti.


Visto e considerato che i vari storace, buontempo, romagnoli non hanno più dato l'opportunità di scrivere il proprio assenso o dissenso sulle linee politiche della loro gestione nei movimenti che presiedono lasciamo questo nostro "microfono aperto" a disposizione di tutti coloro che hanno domande e si pongono interrogativi.
Chi vuole può parlare a ruota libera, senza nessun filtro con la sola avvertenza di non superare la soglia dell'insulto personale che non serve a nessuno e tantomeno a chi - come Fascista - conosce l'Etica.
Eja

venerdì 6 novembre 2009

Comunicazione di registrazione atto costitutivo.


Comunico che in data odierna 6 novembre 2009 é stata registrata presso l'Agenzia delle Entrate competente di SANSEPOLCRO, l'Associazione CENTRO STUDI SOCIALISMO NAZIONALE - Raggruppamento Sociale Italiano, costituita ufficialmente in data 28 OTTOBRE 2009 (in essere "de facto" da luglio 2005).
Presidente con funzioni di portavoce nazionale: Maurizio Carlo Canosci
Vice presidente; Fernando Volpi.

M.C.

mercoledì 4 novembre 2009

Stralcio del discorso di Benito Mussolini nella VII ricorrenza del 4 novembre (1925)

Quali le ragioni, quali gli elementi che spingevano all'intervento dell'Italia nella guerra mondiale? Vi era una corrente che sosteneva la guerra in nome degli ideali di libertà e di una idea umanitaria e di giustizia; un'altra per la conquista dei confini della Patria, e infine una terza corrente che voleva la guerra non per obbiettivi lontani e nemmeno per obbiettivi territoriali, ma semplicemente per togliere la Nazione da uno stato di inferiorità morale. Certamente voi ricordate quei mesi che si conclusero nel maggio radioso quando Genova fu scossa dalla voce formidabile del Poeta e Milano e Roma erano dominate dall'estremismo popolare che travolse le ultime barriere. Fu allora che per la prima volta il popolo si impose al Parlamento; fu allora che per la prima volta 300 deputati furono travolti dal popolo che voleva essere arbitro dei suoi destini.

Non si può spiegare l'intervento della moltitudine italiana senza ricordare l'opera di Gabriele d'Annunzio, il quale, quando molti esitavano ancora, scosse nel maggio il popolo italiano in maniera decisiva e indistruttibile. E fummo alla guerra. Il popolo andò alla guerra con entusiasmo.

Vi furono duecentomila volontari: questo dimostra che la guerra era popolare, ma anche la massa mobilitata si recò alla frontiera con alto senso del proprio dovere; ma, o signori, la guerra non è un affare di ordinaria amministrazione, come la sostituzione di un Commissario Regio o la destituzione di un Prefetto.

La guerra che mette in giuoco l'esistenza, l'avvenire, il destino di tutto un popolo è l'atto più solenne che questo popolo compie nella sua storia; e allora è necessario di educare gli uomini alla grandezza degli eventi.

lunedì 2 novembre 2009

STATUTO dell’Associazione culturale senza scopo di lucro, non riconosciuta, denominata Centro Studi Socialismo Nazionale – RSI

STATUTO dell’Associazione culturale senza scopo di lucro, non riconosciuta, denominata Centro Studi Socialismo Nazionale – Raggruppamento Sociale Italiano
Art. 1 DENOMINAZIONE
A norma dell’art 36 del codice Civile e seguenti, è costituita un'associazione culturale denominata
“Centro Studi Socialismo Nazionale – Raggruppamento Sociale Italiano” (C.S. SOCIALISMO NAZIONALE – RSI),
Art. 2 SEDE
L'associazione ha sede legale in Sansepolcro (AR) Via Giordano Bruno 20, non ha scopo di lucro e non è riconosciuta, la sua durata è illimitata. Gli eventuali utili non possono essere ripartiti
anche indirettamente. Il trasferimento della sede sociale non comporta modifica statutaria.
Art. 3 SCOPI DELL'ASSOCIAZIONE
L'Associazione ha lo scopo di promuovere attività di carattere culturale, sociale e politico ai fini
di sollecitare la partecipazione popolare, l'impegno civile e sociale dei cittadini.
I soci potranno anche fruire di attività ricreative e di servizi organizzati sia all’interno che
all'esterno della sede sociale per favorire la maggiore conoscenza e integrazione sociale.
L'Associazione si propone inoltre come struttura di servizi per associazioni, categorie e incontri e seminari che perseguono finalità che coincidano, anche parzialmente, con gli scopi del centro studi.
A titolo esemplificativo e non tassativo l'Associazione svolgerà le seguenti attività:
- ATTIVITA' CULTURALI:
Convegni, conferenze, congressi, dibattiti, mostre, mostre scientifiche, inchieste,seminari
istituzioni di biblioteche, proiezioni di film e documentari culturali o comunque di interesse per i
soci.
- INIZIATIVE RICREATIVE:
Teatro e intrattenimenti musicali, sia da parte di soci che di compagnie e complessi esterni
intrattenimenti per anziani, bambini, ricreativi in genere, pranzi sociali, proiezioni di film e
documentari, viaggi ed escursioni.
- ATTIVITA' ASSOCIATIVA:
Incontri, manifestazioni tra soci in occasione di festività, ricorrenze od altro.
- ATTIVITA' EDITORIALI:
Pubblicazione di giornali, periodici, libri, fascicoli divulgativi, documentari, servizi fotografici - anche attraverso la comunicazione in rete digitale e informatica - e, più in generale, di quanto ritenuto utile per il raggiungimento degli scopi sociali enunciati al punto 3.
L'Associazione potrà inoltre svolgere qualsiasi attività culturale e ricreativa compatibile con gli
scopi del sodalizio.
Tutte le attività non conformi agli scopi sociali sono espressamente vietate.
Le attività dell'associazione e le sue finalità sono ispirate a principi di pari opportunità tra
uomini e donne e rispettose dei diritti inviolabili della persona, del pensiero religioso e di ogni appartenenza etnica.
Art. 4 I SOCI
Sono ammessi a far parte dell'Associazione tutti gli uomini e le donne che accettano gli articoli
dello Statuto e dell'eventuale regolamento interno, che condividano gli scopi dell'associazione
si impegnino a dedicare una parte del loro tempo per il loro raggiungimento.
L'organo competente a deliberare sulle domande di ammissione degli aspiranti soci è la Dieta del Ruolo d’Onore (d’ora in avanti Dieta)
L'ammissione all'Associazione è deliberata dalla Dieta su domanda scritta del
richiedente nella quale dovrà specificare le proprie complete generalità. In base alle
disposizioni di legge 675/96 tutti i dati personali raccolti saranno soggetti alla riservatezza ed
impiegati per le sole finalità dell'Associazione previo assenso scritto del socio. Il diniego va
motivato.
All'atto dell'ammissione il socio si impegna al versamento della quota di autofinanziamento
annuale nella misura fissata dalla Dieta ed approvata in sede di bilancio dall'Adunanza ordinaria, al rispetto dello Statuto e dei regolamenti emanati.
Non è ammessa la figura del socio temporaneo. La quota associativa è intrasmissibile.
Ci sono tre categorie di soci:
- Soci fondatori (Ruolo d’Onore): coloro che sono intervenuti alla costituzione dell'associazione, hanno diritto di voto, sono eleggibili alle cariche sociali, la loro qualità di soci ha carattere di perpetuità, non è soggetta ad iscrizione annuale, ma solo al pagamento della quota sociale, fanno parte di diritto della Dieta del Ruolo d’Onore.
- Soci militanti (attivista o sostenitore): coloro che hanno chiesto e ottenuto la qualifica di socio dalla Dieta.
Hanno diritto di voto e sono eleggibili alle cariche sociali. La loro qualità di soci effettivi è
subordinata all'iscrizione e al pagamento della quota sociale secondo una delle due prerogative designate. Possono essere cooptati nella Dieta e divenire soci del Ruolo d’Onore su proposta del Presidente e portavoce se accettati all’unanimità dagli altri componenti la Dieta, in un numero massimo non superiore a 8.
Il numero dei soci effettivi è illimitato.
- Associati culturali: persone o enti che aderiscono volontariamente all'Associazione o che vi gravitano intorno con diritto di parola e di proposta ma non hanno diritto di voto e non sono eleggibili alle cariche sociali. Tale titolo dà diritto a frequentare l’Associazione e a partecipare alle sue attività istituzionali.
I soci sono tenuti al pagamento della quota sociale entro 10 giorni dall'iscrizione nel libro soci.
L'ammontare della quota annuale è stabilito dall'assemblea in sede di approvazione del
bilancio.
Le attività svolte dai soci a favore dell'associazione e per il raggiungimento dei fini sociali
svolte prevalentemente a titolo di volontariato e totalmente gratuite. L'associazione può in
caso di particolare necessità, assumere lavoratori dipendenti o awalersi di prestazioni di Iavoro autonomo, anche ricorrendo ai propri associati.
Art. 5 DIRITTI DEI SOCI
I soci del Ruolo d’Onore e i soci militanti all'associazione hanno diritto di eleggere gli organi sociali e di essere eletti negli stessi ad esclusione della Dieta del Ruolo d’Onore a cui si accede per sola cooptazione come all’art. 4 del presente Statuto. Tutti i soci hanno i diritti di informazione e di controllo stabiliti dalle leggi e dal presente.
Statuto: il socio volontario non potrà in alcun modo essere retribuito, ma avrà diritto al solo
rimborso delle spese effettivamente sostenute per l'attività prestata. L'associazione si awale in
modo prevalente di attività prestata in forma volontaria e gratuita dei propri associati. Tutti i
soci hanno diritto di accesso ai documenti, delibere, bilanci, rendiconti e registri dell'associazione. Tutti i soci maggiorenni hanno diritto di voto.
Art. 6 DOVERI DEI SOCI
Gli aderenti svolgeranno la propria attività nell'associazione in modo personale, volontario e
gratuito senza fini di lucro, in ragione delle esigenze e disponibilità personali dichiarate.
Il comportamento del socio verso gli altri aderenti ed all'esterno dell'associazione deve essere
animato da spirito di solidarietà ed attuato con correttezza, buona fede, onestà, probità e
rigore morale, nel rispetto del presente Statuto e delle linee programmatiche emanate.
Art. 7 RECESSO ED ESCLUSIONE DEL SOCIO
Il socio può recedere dall'associazione mediante comunicazione scritta da inviare al
coordinatore del Comitato direttivo di sezione. Il recesso ha effetto dalla data di chiusura
dell'esercizio sociale nel corso del quale è stato esercitato.
Il socio può essere escluso dall'associazione in caso di inadempienza dei doveri previsti dall'art.
6 o per altri gravi motivi che abbiano arrecato danno morale e/o materiale all'associazione
stessa.
L'esclusione del socio è deliberata dal solo Presidente e portavoce. Deve essere comunicata a
mezzo lettera al medesimo, assieme alle motivazioni che hanno dato luogo all'esclusione e
ratificata dalla Dieta del Ruolo d’Onore nella prima riunione utile.
Soci receduti e/o esclusi che abbiano cessato di appartenere all'associazione, non possono
richiedere la restituzione dei contributi versati, né hanno diritto alcuno sul patrimonio
dell'associazione.
Art. 8 GLI ORGANI SOCIALI:
Gli organi dell'associazione sono:
- L'adunata dei soci; - la Dieta del Ruolo d’Onore; - Il Presidente che è anche portavoce
Tutte le cariche sociali sono assunte e assolte a totale titolo gratuito.
Art. 9 L'ADUNATA
L'adunata è organo comunitario dell'associazione. L'adunata dei soci è costituita dai soci fondatori (ruolo d’onore) e militanti (attivista e sostenitore), è convocata almeno una volta l’anno da Presidente e portavoce o da chi ne fa le veci, mediante:
- Awiso scritto da inviare con lettera semplice agli associati, almeno 10 giorni prima di quello fissato per l’adunanza
- Avviso affisso nei locali della sede almeno 20 giorni prima.
- Avviso consultabile sulla pagina web in internet dell’Associazione almeno 3 giorni prima.
L'Adunata dei soci è convocata dal Presidente e portavoce almeno una volta all'anno ed è presieduta dal Presidente e portavoce stesso o da un suo delegato nominato tra i membri del Dieta.
Deve inoltre essere convocata
A - quando la Dieta lo ritenga necessario;
B - quando la richiede almeno il 20 per cento dei soci militanti con richiesta scritta e firmata dai singoli soci militanti.
Gli avvisi di convocazione devono contenere l'ordine del giorno dei lavori e la sede ove si
la riunione.
L'adunata può essere ordinaria e straordinaria. E' straordinaria l'adunata convocata per
modifica dello Statuto o deliberare il trasferimento della sede legale o lo scioglimento
dell'associazione. E' ordinaria in tutti gli altri casi.
L'adunata ordinaria è valida in prima convocazione se é presente la maggioranza degli iscritti
aventi diritto di voto; in seconda convocazione, da tenersi anche nello stesso giorno
qualunque sia il numero dei presenti.
L'adunata ordinaria
A propone iniziative indicandone modalità e supporti organizzativi;
B approva il bilancio consuntivo e preventivo annuale ed il rendiconto predisposti dalla Dieta;
C fissa annualmente l'importo della quota sociale di adesione;
D approva il programma annuale dell'associazione.
Le deliberazioni dell'adunata ordinaria vengono prese a maggioranza dei presenti e dei
rappresentati per delega; sono espresse con voto palese, tranne quelle su problemi riguardanti
le persone e la qualità delle persone o quando I'adunata lo ritenga opportuno. Ogni socio ha
diritto di esprimere un solo voto e può presentare una sola delega in sostituzione di un socio
non amministratore.
Le discussioni e le deliberazioni dell'adunata ordinaria e straordinaria sono riassunte in un
verbale che viene redatto dal segretario o da un componente dell'adunata appositamente
nominato. Il verbale viene sottoscritto dal Presidente e dall'estensore, è trascritto su apposito
registro, conservato a cura del Presidente nella sede dell'associazione.
Ogni socio ha diritto di consultare i verbali delle sedute e chiederne, a proprie spese, una
copia.
L'adunata straordinaria
A - approva eventuali modifiche allo Statuto con la presenza di 2/3 dei soci e con decisione
deliberata a maggioranza dei presenti;
B - scioglie l'associazione e ne devolve il patrimonio col voto favorevole di 3/4 dei soci.
Hanno diritto di partecipare alle assemblee, di votare e di essere eletti, tutti i soci iscritti nel Ruolo d’Onore e militanti purché in regola con il pagamento della quota.
Art. 10 LA DIETA DEL RUOLO D’ONORE
L'associazione è amministrata da una Dieta del Ruolo D’Onore composta dai soci fondatori a cui possono essere cooptati eventuali altri soci militanti come da art. 4 e non può essere composta da meno di 3 soci fondatori e/o cooptati fino ad un massimo di 11 membri.
La convocazione della Dieta è promossa dal Presidente e portavoce o richiesta e automaticamente convocata almeno da tre membri della Dieta stessa.
Le delibere devono avere il voto della maggioranza assoluta dei presenti, a parità di voti
prevale il voto del Presidente.
La Dieta del Ruolo d’Onore:
1. compie tutti gli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione
2. redige e presenta all'assemblea il rapporto annuale sulle attività dell'associazione
3. redige e presenta all'assemblea il bilancio consuntivo e quello preventivo ed il rendiconto
economico.
4. ammette i nuovi soci
5. ratifica le cooptazioni fino ad un massimo di n. 11 nella Dieta su indicazione del Presidente e portavoce.
5. esclude i soci salva successiva ratifica dell'assemblea ai sensi dell'art.7 del presente statuto
Le riunioni della Dieta sono legalmente costituite quando è presente la maggioranza
dei suoi componenti.
Nell'ambito della Dieta sono previste almeno le seguenti figure: il Presidente (nominato solo dai membri della Dieta del Ruolo d’Onore) che è automaticamente anche portavoce dell’Associazione, il Vice Presidente, il Tesoriere (eletti nell'ambito della Dieta stessa).
Art. 11 IL PRESIDENTE
Il Presidente ha la legale rappresentanza dell'Associazione, presiede la Dieta e
l'adunata a e rappresenta I'associazione di fronte alle autorità e ne è a tutti gli effetti l’unico portavoce ufficiale.
E nominato per un biennio dalla Dieta tra i suoi membri e dallo stesso eventualmente revocato con sostituzione per inadempienza.
Convoca l'adunata dei soci e la Dieta sia in caso di convocazioni ordinarie che
straordinarie.
Dispone dei fondi sociali con prowedimenti controfirmati dal tesoriere. Ha inoltre la
responsabilità generale della conduzione e del buon andamento degli affari sociali; gli spetta la
firma degli atti sociali che impegnano l'Associazione sia nei riguardi dei soci che di terzi;
sovraintende in particolare all'attuazione delle deliberazioni dell'assemblea e del comitato
direttivo; può delegare ad uno o più consiglieri parte dei suoi compiti esclusivamente in via
transitoria e dandone precisa motivazione.
Art. 12 I MEZZI FINANZIARI
I mezzi finanziari per il funzionamento dell'associazione provengono:
- dalle quote versate dai soci nella misura decisa annualmente dalla Dieta del Ruolo d’Onore e
ratificata dall'assemblea;
- dai contributi, donazioni, lasciti in denaro o in natura provenienti da persone e/o enti le cui
finalità non siano in contrasto con gli scopi sociali.
La Dieta potrà rifiutare qualsiasi donazione che sia tesa a condizionare in qualsivoglia modo I'associazione.
- da iniziative promozionali
I fondi dell'associazione non potranno essere investiti in forme che prevedano la
corresponsione di un interesse. Ogni mezzo che non sia in contrasto con il Regolamento interno e con le leggi dello Stato Italiano potrà essere utilizzato per appoggiare e sostenere i finanziamenti all'associazione e arricchire il suo patrimonio.
Art. 13 BILANCIO
I bilanci sono predisposti dalla Dieta e approvati dall'adunata.
Il bilancio consuntivo è approvato dall'adunata generale ordinaria con voto palese o con le
maggioranze previste dallo Statuto.
L’ adunata di approvazione del bilancio consuntivo deve tenersi entro la data del 30 aprile
dell'anno successivo alla chiusura dell'esercizio sociale.
Il bilancio consuntivo è depositato presso la sede dell'associazione, e nelle vane sezioni laddove esistenti almeno 20 giorni prima dell'adunata e può essere consultato da ogni associato.
Il bilancio preventivo è approvato dall'adunata generale ordinaria con voto palese o con le
maggioranze previste dallo Statuto.
Il bilancio preventivo è depositato presso la sede dell'associazione, almeno 20 giorni prima
dell'adunata e può essere consultato da ogni associato.
Art. 14 MODIFICHE STATUTARIE
Questo statuto é modificabile con la presenza dei due terzi dei soli soci fondatori (ruolo d’onore) e con voto favorevole della maggioranza dei presenti. Ogni modifica o aggiunta non potrà essere in contrasto con gli scopi sociali, con la Dottrina (Manifesto e Tavola dei Valori) e il Regolamento interno e con la Legge italiana.
Art. 15 SCIOGLIMENTO DELL'ASSOCIAZIONE
Per deliberare lo scioglimento dell'associazione e la devoluzione del patrimonio occorre il voto
favorevole di almeno i tre quarti degli associati convocati in adunata straordinaria.
L'adunata che delibera lo scioglimento dell'associazione nomina uno o più liquidatori e
delibera sulla destinazione del patrimonio che residua dalla liquidazione stessa.
La devoluzione del patrimonio sarà effettuata con finalità di pubblica utilità a favore di
associazioni di promozione sociale di finalità similari.
Art. 16: DISPOSIZIONI FINALI
Per tutto ciò che non è espressamente previsto si applicano le disposizioni contenute nel codice
civile e nelle leggi vigenti in materia.

martedì 27 ottobre 2009

Nel degrado riprendiamo conoscenza di ciò che occorre per voltare pagina.


1. Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere.
2. Accettare tutte le responsabilità, comprendere tutti gli eroismi, sentire come giovani italiani e fascisti la poesia maschia dell’avventura e del pericolo.
3. Essere intransigenti, domenicani. Fermi al proprio posto di dovere e di lavoro, qualunque esso sia. Ugualmente capaci di comandare e di ubbidire.
4. Abbiamo un testimonio da cui nessun segreto potrà mai liberarci: il testimonio della nostra coscienza. Deve essere il più severo, il più inesorabile dei nostri giudici.
5. Aver fede, credere fermamente nella virtù del dovere compiuto, negare lo scetticismo, voler il bene e operarlo in silenzio.
6. Non dimenticare che la ricchezza è soltanto un mezzo, necessario sì, ma non sufficiente a creare da solo una vera civiltà, qualora non si affermino quegli alti ideali che sono essenza e ragione profonda della vita umana.
7. Non indulgere al mal costume delle piccole transazioni e delle avide lotte per arrivare. Considerarsi soldati pronti all’appello, ma in nessun caso arrivisti e vanitosi.
8. Accostarsi agli umili con intelletto d’amore, fare opera continua per elevarli a una sempre più alta visione morale della vita. Ma per ottenere questo occorre dare l’esempio della probità.
9. Agire su se stessi, sul proprio animo prima di predicare agli altri. Le opere e i fatti sono più eloquenti dei discorsi.
10. Sdegnare le vicende mediocri, non cadere mai nella volgarità, credere fermamente nel bene. Avere vicina sempre la verità e come confidente la bontà generosa.

giovedì 22 ottobre 2009

Interrogarsi sulla Storia non é "negare" ma voler conoscere.


L'olocausto una "leggenda" sulla quale esistono "solo verità ufficiali non soggette a verifica storica e contraddittorio". Una "leggenda" usata "per colpevolizzare moralmente i popoli vinti". Anche le camere a gas, "ammesso e non concesso che queste siano mai veramente esistite", sono una delle tante verità "da verificare".

Come "i sei milioni di morti nei campi di concentramento".

È Antonio Caracciolo, un ricercatore 59enne di filosofia del diritto dell'università La Sapienza a esprimere queste valutazioni.

Ne fa una questione di principio affermando "il diritto dei negazionisti di poter esprimere le loro idee, senza finire in carcere". "Ho subito minacce, ricevuto insulti, ma non mi interessa. Vado avanti: sono pronto a discuterne con chiunque". E continua: "A chi mi dice che sono antisemita rispondo così: non ho mai capito il significato di questa parola". Lo scorso anno accademico, Caracciolo ha tenuto un corso di filosofia del diritto, nell'ambito del corso di laurea di II livello in Studi Europei.

A proposito della Shoah, è disposto ad ammettere che "vi sia controversia storica sul numero dei morti di Auschwitz. Che siano sei milioni nessuno sembra più voglia seriamente sostenerlo. Che poi all'indubbia discriminazione e persecuzione di ebrei, zingari, omosessuali, disadattati, oppositori politici di ogni genere sia seguita in senso proprio anche la volontà di "sterminio" mediante "camere a gas" è cosa su cui io posso sospendere il giudizio in attesa di prove certe o in attesa di un mio personale ed informato convincimento".

Scende in campo, a più riprese, in difesa del Prof. Robert Faurisson (francese di estrazione socialista che ha subito diversi attentati fisici da parte di milizie sioniste solo per la colpa di non voler accettare pedissequamente "verità di dogma".... n.d.r.), che nel maggio del 2007 suscitò proteste e sdegno perché invitato a tenere una lezione presso l'università di Teramo.

E nell'ambito della Storia liberamente analizzata viene fornita anche una oggettiva e corrente lettura di come sia effettiva propaganda quella messa in atto dalla "fabbrica dell'olocausto" (per definirla secondo un libro di un professore ebreo di cittadinanza statunitense Norman Finkelstein): "A trarne profitto sono gli ebrei di età avanzata che sono diventati una sorta di eroi nazionali. Vengono portati in giro nei convegni e nelle scuole per raccontare quello che ricordano o pensano di ricordare".

Sempre secondo Caracciolo, la comunità ebraica italiana trarrebbe profitto dalla figura di Erich Priebke, ex ufficiale delle SS, condannato all'ergastolo per l'eccidio delle Fosse Ardeatine: "Non si parli di giustizia e di giusta condanna, perché io non ne vedo di giustizia. Vedo solo vendetta."

"Mi chiedo" - dice il Prof. Caracciolo -"cosa sarebbero gli ebrei romani senza i Priebke.

Come potrebbero vivere senza nutrirsi del la colpa altrui, o meglio della colpa che loro pensano il mondo intero abbia verso di loro. Su questa base fondano la loro tracotanza, la loro pretesa ad un risarcimento morale e materiale infinito". (come del resto avviene in molte altre realtà nazionali, n.d.r.).

Le frasi virgolettate sono state tratte da un'intervista al prof. Caracciolo pubblicate sul sito www.repubblica.it in data 22/10/09

domenica 18 ottobre 2009

Beppe Niccolai


IN MEMORIA DI BEPPE NICCOLAI

"Denunciare i nemici mortali che sono dentro di noi: la partitocrazia che genera professionismo politico contro la militanza; la casta contro l’impegno morale; la burocratizzazione; la corte e i cortigiani; la tendenza a ridurre il partito periferico ad un rete di piazzisti del voto, e che conduce ad una selezione verticistica della classe dirigente secondo le fedeltà, non alle linee ideali, ma alle persone che hanno il potere".

Beppe Niccolai

Io sono più a sinistra dei comunisti, anche di Ingrao; il PCI è uno dei più a destra dei partiti italiani poiché ormai è diventato anch’esso il braccio secolare del neo-conservatorismo americano”.

Beppe Niccolai.

«Se n'andò in Africa, leticando con Buffarini Guidi, abbandonando il Corso Allievi Ufficiali e lasciando quella Divisione Folgore in formazione a Tarquinia, nei cui ranghi era corso primo fra i volontari universitari italiani, insieme a Luigi Bertini e Luciano Ciucci. Anche l'andare in guerra era ritenuto bisogno primario della Nazione, sacrificio di sé, quindi, in pro d'Altro».

(su "Beppe Niccolai", Vito Errico, da "Tabularasa", anno IV, n° 4)

Nel ventesimo anniversario della sua scomparsa la comunità politica di Socialismo Nazionale, non può certo mancare di rammentare la memoria del grande pensatore, camerata toscano Beppe Niccolai prematuramente scomparso il 31 ottobre di cui vent’anni or sono all’età di 69 anni, proprio di più perché molti sono oggi (troppi) coloro che intendono strumentalizzarlo a loro beneficio insultandolo con l'accostamento alla parola "destra".

Non possiamo certo dimenticarlo sicuramente come nostro padre spirituale, nonché profeta e predecessore della nostra azione politica; ma allo stesso tempo non possiamo certo dimenticarlo come esempio morale di lealtà e giustizia nei rapporti umani, nella chiara militanza politica, e nella sua indiscussa fedeltà all’idea.

La sua valorosa esistenza di soldato politico sempre leale di fronte a tutto e a tutti, non può che aver tracciato un solco preponderante e non sottovalutabile nei nostri cuori di Uomini Liberi e nelle nostre battaglie d’oggi.

Nato in quel di Pisa il 26 novembre 1920 Beppe Niccolai cresce velocemente nel clima umanistico di casa sua, grazie soprattutto al padre, preside di liceo e provveditore agli studi.

Nella grande biblioteca paterna si formò presto una coscienza politica e divenne fascista, nel suo significato rivoluzionario del termine.

Laureato in giurisprudenza e militante nelle organizzazioni giovanili fasciste, Niccolai ne sposò in pieno il pensiero e l'azione partendo giovanissimo come volontario di guerra in Africa Settentrionale distinguendosi per il suo coraggio e valore.

A seguito al Colpo di Stato borghese del 25 luglio ed al tradimento dell’8 settembre 1943 Giuseppe Niccolai matura la sua adesione politica morale e militare alla Repubblica Sociale Italiana, intravedendo fin da subito nei suoi programmi sociali il trionfo del proprio fascismo e la piena affermazione di quel Socialismo Nazionale da lui sempre attesa.

Combattente repubblicano, al momento della disfatta della 1ª Armata Italiana, viene catturato dagli inglesi e insieme ad altri volontari italiani come Roberto Mieville finisce nel “Fascist's criminal camp” di Hereford, nel Texas.

Molti anni prima delle rivelazioni di Bacque sul genocidio dei soldati tedeschi, Niccolai aveva altresì più volte evocato le dure condizioni degli italiani nei campi di prigionia americani nonché l’inciviltà ed il freddo cinismo degli statunitensi, una realtà da svelare, sempre più scomoda per chi da anni detiene il potere nel mondo.

In effetti la vita fu molto dura per i 15.000 italiani che rifiutarono di collaborare con gli alleati, non pochi furono quelli presto passati per le armi, ancor di più del resto quelli deceduti a seguito delle disastrose malattie contratte in campo di concentramento, basti ricordare l’infelice e pure nascosta sorte che colpì il malcapitato Mario Gramsci (fratello minore del leader comunista).

Dal dopoguerra membro del Movimento Sociale Italiano Niccolai dedica la propria battaglia politica alla ricerca dei principi sociali e nazionali accarezzati come altri nelle file della Repubblica di Mussolini.

Sempre in contrasto verso i deviazionismi a destra dei vertici missini, Niccolai anche da parlamentare missino agirà sempre rispondendo alla propria coscienza di Uomo Libero e socialista nazionale, prima ancora che al partito ormai indirizzato verso una deriva liberal-conservatrice , clericale e massonica. Un partito che indubbiamente da tempo non era più il suo, ma che mai abbandonerà nel vano e disperato tentativo di riportarlo alla propria fonte, e alle proprie radici identitarie e sociali.

Purtroppo la storia è andata come è andata, ma certamente la memoria di Beppe Niccolai non potrà mai essere cancellata dai vari arrivisti e manutengoli del sistema; una memoria spesso strumentalizzata anche ai nostri giorni da parte di chi più volte facendone appello, gioca in realtà le carte del nemico comune, facendo buon viso a cattivo gioco.

Estraneo dall’identificarsi e porsi sotto qualsiasi aggettivazione della “destra”, per anni si dichiarerà un “fascista di sinistra” sempre alla ricerca di quella mitica Terza Via con cui la storia mantiene ancora un conto in sospeso.

Una persona Niccolai che non aveva certo dimenticato le proprie radici e la propria storia per la malefica strada del potere e della tentazione.

Discepolo del fascismo “eretico” di Berto Ricci, Niccolai intravide nel pensiero e nell’opera del poeta fiorentino la stella guida delle sue avventure politiche; ma il suo nome non manca di riecheggiare neanche l’immensa biografia di Nicolino Bombacci, da lui spesso ricordato e riportato come esempio di vita in non pochi dei suoi focosi interventi.

Sempre in lotta sia all’interno del partito cui rappresentava, sia al di fuori verso chiunque venisse a meno alla propria coscienza morale; certamente nella sua vita breve ma intensa di passione, il suo ultimo grido di voce fuori dal coro si farà sentire attraverso le pagine de “L’eco della Versilia”, di cui presto lascerà il timone nelle mani del suo grande affettuoso amico e compagno di lotta che pure ricordiamo Antonio Carli (scomparso nel 2000), che ne tramuterà il nome in “Tabularasa”.

Stimato per la sua onestà e schiettezza anche dai suoi avversari politici, Niccolai ha sempre mantenuto il suo volto di coerenza e franchezza, anche quando si scagliò apertamente senza remore o timori a difesa del leader comunista di Lotta Continua Adriano Sofri.

Che dire infine su di un uomo di cui non basterebbero le pagine di un libro per riesumarlo a giusto titolo; se non che la sua figura e la sua traccia di maestro politico e umano vive tutt’oggi e per sempre nei nostri cuori e nel nostro spirito di socialisti nazionali, non sapremo.

Un’impronta la sua che non potrà mai abbrunire col passare del tempo, poiché nel nostro percorso a distanza di vent’anni dal suo addio tale impronta risplende sempre viva di luce, e per sempre risplenderà ogni giorno della nostra militanza e della nostra esistenza.

Un esempio per le presenti e le future generazioni.

CAMERATA BEPPE NICCOLAI: PRESENTE!

GIACOMO CIARCIA.

venerdì 9 ottobre 2009

Il teatrino lo lasciamo fare ai guitti.......noi attendiamo il segnale di Lotta.


Non c'é da aggiungere nulla rispetto al nostro precedente post in merito a quanto avvenuto con la sentenza della Corte Costituzionale.
Da anni, non da mesi............da anni !!! andiamo a scrivere che lo scontro non é tra opposte visioni del mondo (e lo schema sinistra vs destra e viceversa é solo lo specchietto da vendere ai primitivi con l'anello al naso) ma solo tra opposti interessi di potere, lobbies e soprattutto logge le quali a loro volta sono marionette in mano alla cupola usurocratica - e ci fa pena pensare a quanti scrivono ora da una parte e dall'altra (pure i "rivoluzionari della forchetta", quelli che passata la stagione incendiaria della giovinezza ora ambiscono solo a qualche comoda sistemazione, A SINISTRA COME A DESTRA) - eppure sembra che il giochino appassioni ancora molti.
Sinceramente, e la chiudiamo qua, ci siamo rotti altamente gli zebedei e lasciamo volentieri al loro mestiere di "guitti" coloro che invocano da un lato il pericolo "fascista" berlusconiano e dall'altro replicano il replicante berlusconi e la sua sindrome "anticomunista" che é pari o peggio della sindrome bulimica-sessuale.
Noi attendiamo solo il segnale di Lotta che se e quando ci sarà (e non importa chi lo lancerà purché non colluso con i.............."sistemi" dei poteri forti, ma anche dei manettari, ma anche dei comici, ma anche dei mass media, ecc.ra, ecc.ra) , e sarà spontaneamente promosso solo dalla disperazione della moltitudine dei "non garantiti"(cioé noi, perché la Nazione siamo Noi), cioé dei cittadini italiani di nazionalità italiana non più disponibili a prenderlo laddove fa male , ci troverà pronti nella risposta di Uomini Liberi.
Solo un inciso; non saremo disposti................"a fare prigionieri" !!!
M.C.

sabato 3 ottobre 2009

Non si gioca più.........ora Resistenza per la Liberazione Nazionale.


Mentre in Italia ci si preoccupa della "fame" sessuale di un primo ministro, mentre si sfila per invocare "libertà dinformazione" in una marcia organizzata da una federazione come é quella della stampa italiana fatta da "pennivendoli" e non da giornalisti e sostenuta dall'intero schieramento di chi per anni ha occupato e lottizzato la RAI - Radiotelevisione ITALIANA - secondo il classico costume di osteggiare la voce dissenziente per lasciar parlare le veline delle segreterie partitiche, mentre si continua ad emanare leggi destinate ad arricchire chi é già ricco e non trovare rimedio alla precarizzazione del lavoro e all'abbassamento del potere di acquisto; ebbene mentre succede questo succede anche che in Italia é sufficiente una pioggia pur eccezionale di un paio d'ore per dover piangere delle vittime di disastri ambientali procurati dalla mala amministrazione ed in Irlanda cada l'ultima resistenza al famigerato Trattato di Lisbona che porterà l'Europa a divenire una immensa colonia governata dalla tecnocrazia prona ai voleri dell'usurocrazia apolide internazionale di quella vera e propria piovra che può essere tranquillamente nominata con il termine US-Sionista.
Di fronte a ciò non rimane altro che prepararsi con costanza e sacrificio ad un lungo periodo di Resistenza per la Liberazione Nazionale dove evidentemente sarà necessario innanzitutto selezionare uomini e donne di una nuova generazione che nella forza della Cultura, della Dottrina socialista nazionale, della Fede e della Volontà dovranno soffrire umilmente operando nella vita quotidiana con conoscenza e caparbietà per portare il messaggio di speranza di una Terza Via possibile.
Il compito di alcuni di noi ormai non più giovanissimi sarà quello di tenere aperti i varchi - alla stregua dei "guastatori"- capaci con l'esperienza e l'insegnamento e lo stile di vita a permettere che l'ideale non smetta di scorrere lungo lo stretto sentiero in attesa del consolidamento di un nuovo fronte rivoluzionario per concetti e progetti.
Non é più il tempo delle favole (l'anticomunismo, l'antifascismo), e chi vuole ancora seguirle é libero di farlo ma non é l'elemento che fa per noi.
E' in gioco non la supremazia di una fazione ma la libertà delle generazioni future tra chi ha perso cognizione della spiritualità e dell'essenza Etica di essere Uomo ed accetta lo stato di schiavo e chi ha Dignità di Stirpe e vuole gridare forte ancora invece l'orgoglio di essere Uomo Libero.

lunedì 28 settembre 2009

il tavolino delle "trecarte"


Qui sotto riportiamo il sunto del punto centrale della relazione di Francesco Storace al c.c. del partito "La Destra" con alcune considerazioni a dimostrazione che NON POTRA' ESSERCI DA PARTE NOSTRA ALCUNA POSSIBILITA' DI ACCODARCI A SIFFATTA ESPRESSIONE POLITICA CHE E' LA DIRETTA CONTINUAZIONE DELL'ABIURA DI FIUGGI (altro che citazione di Beppe Niccolai truffaldina e infingarda !) :

<< Il nostro obiettivo non è rappresentato da una vocazione terzopolista. Il nostro compito è spostare a destra l’asse del bipolarismo italiano.
Certuni pensano che non abbiano senso le differenze tra destra e sinistra. Noi no.>>

Dunque la volontà di mantenimento dell'attuale statu-quo é condizione ritenuta imprescindibile per rimanere a raccogliere le briciole dal tavolo dei commensali come fanno d'abitudine i cani. E' evidente che ribadire il concetto destra-sinistra é funzionale al sistema "padrone" che nella falsa divisione schematica preserva il suo margine di manovratore di opposti estremismi eludendo la scontro sui problemi reali.

<<> non avrebbe avuto i dubbi di Fini sul testamento biologico, né le esitazioni governative sullo stop alla pillola abortiva e avrebbe affrontato con nettezza il tema del rapporto tra cittadini e banche.
Un’Italia di destra estenderebbe la partecipazione dei lavoratori anche alla gestione aziendale, non assisterebbe passivamente alla tragedia delle morti bianche e si scandalizzerebbe anche quando vittime di reato sono italiani per mano straniera.
Un’Italia di destra non avrebbe fatto silenzio di fronte alle compiacenze verso Gheddafi, avrebbe sbarrato ogni strada al solo tentativo di garantire il diritto di voto agli stranieri, avrebbe preteso serietà nella trattazione delle questioni internazionali.
Poco esaltante anche l’opposizione, con il Pd che, rimasto orfano del potere, mette a nudo le contraddizioni tipiche dei grandi apparati che nascono per fusione imposta.>>

L'ambiguità di affermazioni alquanto generiche non portano a offrire considerazioni certe in merito su:

a) incapacità a rendere possibile una via differente rispetto ai diktat clericali in merito a regole condivise proprie di una matura comunità sociale laica nel rispetto delle differenti visioni etiche individuali;

b) alternativa al modello di sviluppo socio-economico basato sul liberismo per cui non basta la semplice "gestione di partecipazione aziendale" se non si crea il presupposto di una corretta paritaria amministrazione socializzatrice tra capitale e Lavoro;

c) che cosa significa "serietà di trattazione delle questioni internazionali" quando non si esprime con forza la volontà di respingere ogni ingerenza per l'autodeterminazione della propria sovranità economica, politica e militare individuando nell'occupazione americana dopo oltre 60 anni dal secondo conflitto mondiale un vulnus alla dignità nazionale e senza avere il coraggio di esprimere senza perifrasi un percorso di politica estera che ci affranchi dai diktat del sionismo e ci riporti nell'alveo della tradizione culturale europea di collaborazione con il mondo arabo !


<<>
Manca la politica, è assente ogni rappresentanza sociale. Le istituzioni, i partiti dell’arco parlamentare, vincono a turno le elezioni ma non interpretano i bisogni dei più deboli. E da qui dobbiamo ripartire, offrendo all’Italia una proposta di politica sociale che sia percepibile da tutti.

Dalla Conferenza programmatica che terremo ad Orvieto i prossimi 7 e 8 novembre dovrà emergere come tradurre in azione lineamenti di politica sociale che per noi sono dottrina e prassi costante.
Li ha individuati l’esecutivo politico di luglio nel documento Tilgher:
a) Concezione del lavoro come bene sociale svincolato dalla considerazione liberista di costo di produzione;

b) Creazione dello stato sociale come momento di pari opportunità per tutti con selezione meritocratica;

c) Nuova identità nazionale costruita sul campanile e sul legame con il territorio, per creare un nuovo senso di appartenenza e rigenerare l’ unità nazionale da rilanciare, con profondi contenuti etici e sociali, nell’ Europa dei popoli;

d) Eliminazione del potere usurario utilizzato dal sistema finanziario e riaffermazione della funzione sociale del credito e della proprietà;

e) Autonomia: morale, culturale, politica e territoriale. >>

Tilgher predica bene ma razzola alquanto male se vuole trattare un tema di siffatta portata tralasciando il piccolo particolare che porta acqua con "La Destra" proprio al mulino "iperliberista"; o c'é o ci fa a questo punto.



Sopra si dice di non avere vocazione "terzopolista" e non viene spiegato però come conciliare lo stato sociale partecipativo (dunque inteso al di fuori della partitocrazia democratizzata assembleare NON MERITORIA) con il concetto di appartenenza allo schema "destra" che oggi é riconosciuto nell'espressione liberal-economicista senza se e senza ma.



La nuova identità nazionale corrisponde ai localismi territoriali di estrazione egoistico-edonista a cui bisogna in qualche modo subordinare l'eventuale partecipazione ad una alleanza coesa tra Pdl e Lega nord (oppure attraverso la mediazione con determinate autonomie meridionali come avvenuto alle recenti elezioni europee) oppure ancora é mera esercitazione metapolitica senza ambizione di costruzione di una fase innanzitutto culturale e dottrinaria di cui la DESTRA come schema politico non é depositaria......!?



L'espressione del vuoto politico in cui si prefigura il progetto de "La Destra" sta tutto negli ultimi due punti; per combattere il potere usurario del sistema finanziario e riaffermazione della funzione sociale del credito e della proprietà occorre recuperare oltre alla sovranità politica e militare soprattutto la sovranità monetaria e per fare ciò occorre una "rivoluzione" nel senso più compiuto del termine in cui vanno recisi senza tentennamenti tutti i legami ancora esistenti tra il modello di sviluppo "occupante" (quello che ha seguito con le salmerie i carri armati americani nella risalita dall'Italia del sud fino al nord contrastata SOLO dal NaziFASCISMO) e i suoi "ascari", cioé i partiti di sinistra, di centro e di destra del cosiddetto "arco costituzionale".
Su questo é inutile continuare a provare a prendere in giro la gente che non avendo nessuna voglia di combattere accontentandosi di essere ormai solo "tubo digerente"preferisce - se proprio deve premiare - i "vincenti" e non certo uno sparuto gruppo di "trombati" della politica italiana.

<<> che devono rappresentare la summa del pensiero della nuova destra italiana. Dovremo varare, in quella sede, un nuovo manifesto-appello agli italiani per la Patria del futuro.>>

Se quello emerso dal c.c. de La Destra dovrebbe essere l'avvio per una "patria del futuro" come socialisti nazionali siamo alquanto lieti di avere tutt'altro DNA e di continuare fortemente a credere allo Stato Nazionale del Lavoro quale unico vero altro mondo possibile.
Un suggerimento; "il gioco delle tre carte" é un gioco d'azzardo truffaldino punibile per legge....................................

M.C.




venerdì 18 settembre 2009

MORIRE "per KABUL".................!???


Non siamo tra coloro che ambiscono a fare i "pacifinti"; veniamo da una cultura che vede - laddove necessaria - la fase della lotta cruenta come una necessità e dunque non piangiamo per i sei Parà (che proprio nella scelta di far parte di una elite militare erano per primi consapevoli dei rischi a cui si sono esposti) in quanto caduti nell'adempimento del loro servizio. Rendiamo loro Onore e abbracciamo idealmente le famiglie che naturalmente soffrono il dolore della perdita dei loro cari.
Siamo profondamente adirati semmai proprio perché elementi di una forza militare di elite come é la Brigata Paracadutisti FOLGORE siano deceduti a Kabul e senza praticamente potersi difendere.
Kabul, capitale di ciò che dovrebbe essere Nazione afghana e che invece é un crocevia di basi militare straniere di un paese impoverito, é la dimostrazione di come la storia si possa ripetere negativamente non sapendo riflettere sui propri errori ed appare molto simile a la Saigon vietnamita in cui però - differenza sostanziale - non c'erano militari europei, non c'erano militari italiani a "coadiuvare" le truppe sud-vietnamite e statunitensi.
L'Afghanistan é da sempre una terra ostile ed orgogliosa che ha visto uscire con la coda tra le zampe già l'esercito imperiale britannico e la potente armata rossa sovietica e non era difficile immaginare che con una ipocrita "missione di pace" le cose sarebbero potute andare diversamente.
Ora c'è da domandarsi appunto cosa serva "morire per Kabul" come Italiani, come Europei; forse che aver cacciato i "talebani" dal governo del loro paese ed aver insediato un fantoccio come Karzay - che per vincere le elezioni democratiche ha pure dovuto fare brogli !!! - ha dato al popolo afghano un benessere sociale ed economico diverso tale da sentirci almeno orgogliosi di aver portato la "civiltà di Roma" in quelle lande desolate ? Forse che il traffico di oppio che porta il dramma della droga nelle nostre città é stato stroncato definitivamente ? Forse che é stata trovata la soluzione al problema di approvigionamento energetico per l'Italia e per l'Europa per i prossimi 100 anni ?
Facciamola finita con la retorica da quattro soldi di cui sono imbevuti gli indegni politici di "destra" che parlano di "patria" quando in realtà sono servi di entità apolidi ed antinazionali; facciamola finita con la retorica da quattro soldi di cui sono imbevuti gli indegni politici di "sinistra" che parlano di "pace" quando ci sono gli altri a governare ma che non disdegnano servilmente di acconsentire quando al governo ci sono loro.
Facciamola pure finita a fare i "paci-finti" inneggiando all'arcobaleno perché in questo modo creiamo un mondo artificiale in cui soccomberà certamente la società decadente a favore di Popoli affamati; lavoriamo piuttosto per mandare a casa la casta dei politici, per ripristinare la piena Sovranità politica, culturale, economica e militare in casa nostra e ridare vigore e sostanza etnica al nostro Sangue, così come é giusto che ogni popolo possa autodeterminare la propria esistenza ed il proprio futuro.
Per fare questo in Italia come in Europa c'é un solo modo; ricacciare gli americani al di là dell'Atlantico e liberarsi dell'usurocrazia apolide ebraica.
M.C.