venerdì 28 maggio 2010

Ribellione.


E' arrivato il momento della ribellione ai manutengoli della partitocrazia i quali sono i corresponsabili - attraverso la loro ignavia ed il loro servilismo agli interessi della cupola usurocratica apolide - della situazione di devastazione sociale in atto e che diverrà vero e proprio annientamento di popolo se non si porrà in atto in fretta un nuovo Patto Nazionale comunitario alternativo ed antagonista al sistema implodente dell' "ideologia economicista".
Non siamo noi oggi in grado di definire il "tipo" di ribellione ma é evidente che saremo dalla parte dei Ribelli.
Oggi ciò che é deprimente é constatare  come una serie di sigle "identitarie" - a destra come a sinistra - sono in realtà dei "trompe d'oeuil" (dei mascheramenti per dirla più volgarmente) di facciata in cui si manifesta immaginariamente una volontà rivoluzionaria che appare in panoramica mentre stringendo poi il primo piano mostra tutta la realtà opposta.
Siamo al 150mo anno della "unità d'Italia", stiamo andando verso l'inizio, a partire dal prossimo 2 giugno addirittura del 65mo (ora 64mo) genetliaco della "repubblica puttana" ma mai come oggi più di ieri il nostro popolo é sotto schiaffo di forze anti nazionali che usufruiscono per assoggettarci oltre all'apatia generale, di una schiera di camerieri, lacché e cortigiani che nemmeno un Re Sole poteva permettersi nel periodo di massimo splendore del suo regno, e di quella leva che solleva il mondo che é la prerogativa di "battere moneta con usura".
Dobbiamo dire basta; é un concetto di pura sopravvivenza per non soccombere.
Attendiamo altri Ribelli; noi ci siamo.

lunedì 24 maggio 2010


Mentre l'Europa si attorciglia su sé stessa in una crisi quasi (solo per spirito d'ottimismo) irreversibile ed appare quella marionetta che é nelle mani dei "pupari" atlantici, rileviamo da un'intervista al Presidente siriano Assad, letta sul sito di Repubblica.it, come in realtà al di fuori del Continente il mondo va avanti verso un cambiamento epocale dove si prevede l'annullamento - de facto - dello strapotere imperialista statunitense e dei suoi "tutors"...
D'altro canto l'impegno del Brasile a fianco dell'Iran per la risoluzione della controversia nucleare con una Turchia sempre più svincolata, grazie al governo Erdogan, dall'abbraccio americano né é una ulteriore dimostrazione.
Diventa palese che se i Popoli d'Europa non si svegliano in fretta dal torpore e continuano a permettere che siano governati dai "collaborazionisti" del Nemico Us-ionista non potranno che uscirne con le ossa rotte da un conflitto mondiale sempre più possibile e tragicamente realizzabile in cui non sarebbero protagonisti ma vittime sacrificali una volta per tutte.

martedì 18 maggio 2010

In picchiata.............allacciamo le cinture !


I sondaggi sono concordi nel ritenere veritiero un dato; ormai é più del 40% degli italiani la cifra di disaffezionati e disillusi dalla "casta" partitocratica tra coloro che rispondono di essere "indecisi" su una nuova eventuale scelta elettorale se non proprio convinti del NON VOTO, in aumento dunque rispetto già agli ultimi ludi cartacei regionali.
Ciò significa che un "nuovo prodotto di marketing politico" - riferiscono sempre i sondaggisti con il crudo vocabolario della società dei consumi - potrebbe esplodere in consenso se si presentasse oggi.
Già, ecco il tema; gli italiani sono vicini al rifiuto ma basterà un'invenzione forse del "sistema" per offrire loro di nuovo l'illusione di poter cambiare registro.
Forse però questa volta il punto di svolta c'é ed é enorme; la vita sociale degli individui é in picchiata come lo é ormai il cosiddetto "edonismo liberista" e le prospettive (dette addirittura senza mezzi termini dalla Merkel in Germania) del vivere quotidiano del prossimo futuro sono esattamente l'opposto di quella filosofia perpretata negli ultimi 65 anni e portata alla massima parabola ascendente negli ultimi anni del secondo millennio.
Si parla espressamente della necessità di ritornare a stili di vita non eccessivi, solidaristici e comunitari (usando parole nostre).
Ma chi può essere in grado di educare i Popoli europei a siffatta realtà ?!? Ecco dove fallirà il sistema di cui noi siamo orgogliosamente antagonisti per cultura, civiltà e tradizione; le loro illusioni, i loro "re travicello" non sono più in grado di avere ed ottenere altra credibilità perché hanno speso interamente il loro credito di "vincitori" e mostrano tutte le brutture del loro viso mefistofelico.
Sta a questo punto ai Popoli, e quindi alle loro avanguardie, mostrarsi degni di sapersi rialzare in piedi nel solco della Civiltà millenaria.
La Comunità del Centro Studi Socialismo Nazionale farà la sua parte.

giovedì 13 maggio 2010

Europa svegliati (erwache !)

Una società normale non si compone solo di eroi; tuttavia é necessario che siano gli eroi a servire da esempio e non gli altri.
A tal proposito: Eroe é qualcuno che cerca costantemente ciò che "può dare alla vita", come può arricchire l'esistenza (della Comunità di appartenenza identitaria n.d.a.), in opposizione al "borghese" che ricerca continuamente ciò che "può ricavare dalla vita", come può arricchire la sua propria esistenza (egoistica e parassitaria n.d.a.).......

Werner Sombart

venerdì 7 maggio 2010

Economia



 
Per dare seguito anche ad una sollecitazione giuntaci dai nostri lettori pubblichiamo un post con la parte conclusiva di un documento di analisi (che abbiamo nella sua forma compiuta) del prof. Manlio Sargenti, eminente giurista e cattedratico di Diritto romano all’Università di Pavia, Capo di Gabinetto del Ministero dell’Economia corporativa della R.S.I. stretto collaboratore del Ministro Tarchi. 
Il documento completo ha la seguente bibliografia per interesse di chi vuole approfondire:
-Sargenti a fianco di Tarchi, Ministro R.S..I. 
-La politica economica della R.S.I., lezione tenuta il 6 settembre 1998 nel corso del Seminario di studi storici di Cicogna.
-I 70 anni della Carta del Lavoro, articolo edito in LINEA, n.ri. 6-7-8, Giugno-Luglio-Agosto 1997.
-Socializzazione o Socialismo?, articolo pubblicato nel numero 3-4 della rivista Repubblica Sociale, novembre-dicembre 1944, XXIII E.F. 


Ci rendiamo conto che, nell’attuale struttura sociale, la plutocrazia capitalistica userà di tutti i suoi mezzi per contrastare la creazione di un ordine sociale fondato sui diritti del lavoro, e che questo ordine, come ogni altra conquista umana, non potrà che scaturire dal contrasto e dalla lotta. Ma questa non è lotta di classe, per noi, che non possiamo identificare il mondo del lavoro in una classe, materialisticamente concepita e individuata, e lo concepiamo, al contrario, come la manifestazione più completa della personalità umana nella sua attività produttiva; per cui lavoratore è e deve essere ogni membro della collettività, e la qualifica di lavoratore non riveste alcun carattere classista.

Né, d’altra parte, la lotta anti-capitalista può risolversi, secondo i postulati comunisti, nel predominio della classe lavoratrice, sia perché tale assunto appare contraddittorio alla luce dello stesso postulato della lotta di classe, la quale, se è concepita come lo è dal marxismo quale giustificazione e molla della storia umana, non può, d’un tratto, miracolosamente annullarsi e perdersi senza che la stessa storia dell’umanità giunga ad una
immobilità definitiva; per cui lo Stato comunista si presenta come un mito irrealizzabile sul piano umano, come il paradiso terrestre a cui l’umanità potrebbe giungere solo per conchiudere in una perfetta beatitudine il ciclo della sua vita e della sua lotta; e sia perché, come si è detto, il lavoro non è il denominatore di una classe, ma è l’attributo di tutta la collettività umana.

Lo Stato del lavoro è, perciò, nel nostro pensiero, lo Stato di tutti i lavoratori, del braccio e della mente, senza distinzione, fra questi, di classe e senza alcun attributo classistico, è, insomma, lo Stato corporativo.

Siamo tornati, così a quell’interrogativo dalla cui rievocazione abbiamo preso le mosse, osservando come il problema di oggi se la socializzazione ci immetta sul piano del socialismo non sia che un diverso porsi del problema altra volta dibattuto, se il Fascismo fosse tutto nel corporativismo. E potremmo conchiudere,
attraverso un’argomentazione sillogistica, che la socializzazione è ancora, come tutto il Fascismo, sul piano corporativo.

Socialismo, anche, se ciò piace, ma -come ha detto Mussolini - socialismo “nostro”: socialismo nel senso che dietro la nostra dottrina e la nostra esperienza sta oltre un secolo di elaborazione dottrinale e di esperienza socialista, con la sua radicale critica dei mondo capitalistico e con la sua ricerca di un ordine nuovo, con il suo bagaglio di errori e con la sua visione unilaterale dei problemi e delle possibili soluzioni, ma anche con la sua
fondamentale esigenza di giustizia e con la rivendicazione, a volte drammatica, dei diritti del lavoro.

Noi non possiamo, certamente, ignorare il valore di questa lunga lotta, non lo possiamo per un’esigenza storica, che rende la nostra idea e la nostra azione politica inseparabili dall’idea e dall’azione politica attraverso la quale la esperienza della nostra generazione si è formata e la nostra idea si è precisata ed ha
acquistato concretezza. Ma appunto perché non possiamo non tener conto dello sforzo dottrinale e pratico che ci sta dietro, la nostra dottrina e la nostra azione, non possono non superare quegli elementi del socialismo che alla nostra più matura esperienza ed alla nostra più acuta indagine appaiono
insufficienti e insoddisfacenti.

Nello stesso modo superiamo le nostre stesse impostazioni dottrinali e le nostre esperienze di ieri, perché ci rendiamo conto che la prima fase dei nostro corporativismo è risultata, ad un certo punto, inadeguata a risolvere il problema dei nuovo ordine economico, sociale e politico. Le superiamo, appunto, con la socializzazione che deve dare al corporativismo quella forza realizzatrice che ad esso è mancata nella sua prima attuazione.

Ma, appunto per questo, dobbiamo e possiamo dire che la socializzazione, la nostra socializzazione, costituisce la ripresa, il perfezionamento ed il compimento -per quanto di compimento si possa parlare nelle cose umane -del pensiero e della prassi corporativa.

Alcune tra le più importanti leggi e istituzioni dell’Italia fascista del ventennio


-Tutela lavoro donne e fanciulli (R.D. 653/1923)
-Assistenza ospedaliera per i poveri (R.D. 2841/1923)
-Assicurazione contro la disoccupazione (R.D. 3158/1923)
-Assicurazione invalidità e vecchiaia (R.D. 3184/1923)
-Maternità e infanzia (R.D. 2277/1925)
-Assistenza illegittimi abbandonati o esposti (R.D. 798/1927)
-Assicurazione obbligatoria contro la tbc (R.D. 2055/1927)
-Esenzioni tributarie famiglie numerose (R.D. 1312/1928)
-Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali (R.D. 928/1929)
-Opera nazionale orfani di guerra (R.D. 1397/1929)
-Inail (R.D. 264/1933)
-Istituzione del libretto di lavoro (r.d. 112/1935)
-Inps (r.d. 1827/1935)
-Riduzione settimana lavorativa a 40 ore (r.d. 1768/1937)
-Eca (r.d. 847/1937)
-Assegni familiari (r.d. 1048/1937)
-Casse rurali e artigiane (r.d. 1706/1937)
-Tessera sanitaria per addetti servizi domestici (r.d. 1239/1929)
-Inam (r.d. 318/1943)

lunedì 3 maggio 2010

Politicamente.....................

Devo ringraziare Alessandro (Werwolf) per la sua sensibilità genuina ed intuitiva, che riesce poi a trasporre perfettamente in grafica con la sua evidente professionalità, e questo post lo dedichiamo proprio all'argomento da lui suggerito.
Perché é vero che fino a oggi abbiamo sempre volutamente marcato la nostra volontà e capacità di essero "Altro" indicandoci come politicamente SCORRETTI in antitesi ad un sistema che viceversa ci ha considerati e ci considera "male assoluto", "canaglia" e quant'altro così per i singoli, per eventuali aggregazioni di singoli, per intere nazione non prone ai voleri della cupola, ed in fondo ce ne siamo anche orgogliosamente beati ma considerando le "concorrenze sleali" che nel tempo hanno ambiguamente attraversato più volte il confine tra l'antagonismo reale e virtuale se non addirittura ingannevole forse é arrivato veramente il momento di porci su un piano meno goliardico e dare corpo alla reale consistenza del Nostro Pensiero, del Nostro Progetto, del Nostro Stile di Vita, del Nostro Modo di Essere, del Nostro Modello di Sviluppo che E' l'unico percorso, l'unica Linea Retta del POLITICAMENTE CORRETTO.
- Il nostro Pensiero E' CORRETTO perché si basa sulla armonia tra giustizia sociale e identità di Popolo che é Nazione contro ogni contrapposizione economicista tra classi e contro ogni speculazione avida ed egoistica;
- il nostro Progetto E' CORRETTO perché é gia stato realizzato ed ha mostrato tutta la sua valenza e capacità di disinnescare emergenze sociali generando anzi una serena convivenza in seno alla Comunità;
- il nostro Stile di Vita E' CORRETTO perchè rifugge le scorciatoie della meschinità materiale comprendendo quanto sia molto più remunerativo per la coscienza riconoscere il valore della spitirualità quale fondamento di ogni coesione comunitaria;
- il nostro Modo di Essere E' CORRETTO perché l'Onore, la Fedeltà sono patrimonio oserei dire genetico di chi respinge l'incoerenza, la pavidità, l'instabilità morale, l'incaglio della ricerca del proprio tornaconto rispetto al bene di tutti (che é alla base dell'inettittudine di una casta politica capace di autoreferenziarsi cambiando bandiera pur di rimanere incollato ad ogni strapuntino);
- il nostro Modello di Sviluppo E' CORRETTO perché basato sul presupposto che la sovranità il Popolo la esercita non attraverso la delega "democratico-assembleare" di una x su una scheda elettorale alla partitocrazia ma solo nel momento in cui riacquista la propria DIGNITA' , la propria MONETA, il proprio TERRITORIO, la propria FORZA ARMATA, e AUTODETERMINA la propria Storia ed il proprio Destino nel riconoscere le qualità e le capacità di guida a chi lo merita per Valore, Forza, Intelligenza ed Etica non di un singolo ma di una Comunità di milizia , un "inter pares" che può esprimere di volta in volta il "super partes".
Dunque ci riprendiamo ciò che é nostro; Noi siamo i "Corretti", di fronte ad un mondo di corruttori e corruttibili e se qualcuno crede che siamo arroganti ne prenda atto e si regoli quando ci incontrerà; andiamo avanti sapendo di avere sempre più Uomini "Corretti" a fianco con noi nello schieramento e tanto ci basta.