martedì 27 ottobre 2009
Nel degrado riprendiamo conoscenza di ciò che occorre per voltare pagina.
1. Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere.
2. Accettare tutte le responsabilità, comprendere tutti gli eroismi, sentire come giovani italiani e fascisti la poesia maschia dell’avventura e del pericolo.
3. Essere intransigenti, domenicani. Fermi al proprio posto di dovere e di lavoro, qualunque esso sia. Ugualmente capaci di comandare e di ubbidire.
4. Abbiamo un testimonio da cui nessun segreto potrà mai liberarci: il testimonio della nostra coscienza. Deve essere il più severo, il più inesorabile dei nostri giudici.
5. Aver fede, credere fermamente nella virtù del dovere compiuto, negare lo scetticismo, voler il bene e operarlo in silenzio.
6. Non dimenticare che la ricchezza è soltanto un mezzo, necessario sì, ma non sufficiente a creare da solo una vera civiltà, qualora non si affermino quegli alti ideali che sono essenza e ragione profonda della vita umana.
7. Non indulgere al mal costume delle piccole transazioni e delle avide lotte per arrivare. Considerarsi soldati pronti all’appello, ma in nessun caso arrivisti e vanitosi.
8. Accostarsi agli umili con intelletto d’amore, fare opera continua per elevarli a una sempre più alta visione morale della vita. Ma per ottenere questo occorre dare l’esempio della probità.
9. Agire su se stessi, sul proprio animo prima di predicare agli altri. Le opere e i fatti sono più eloquenti dei discorsi.
10. Sdegnare le vicende mediocri, non cadere mai nella volgarità, credere fermamente nel bene. Avere vicina sempre la verità e come confidente la bontà generosa.
giovedì 22 ottobre 2009
Interrogarsi sulla Storia non é "negare" ma voler conoscere.
L'olocausto una "leggenda" sulla quale esistono "solo verità ufficiali non soggette a verifica storica e contraddittorio". Una "leggenda" usata "per colpevolizzare moralmente i popoli vinti". Anche le camere a gas, "ammesso e non concesso che queste siano mai veramente esistite", sono una delle tante verità "da verificare".
Come "i sei milioni di morti nei campi di concentramento".
È Antonio Caracciolo, un ricercatore 59enne di filosofia del diritto dell'università La Sapienza a esprimere queste valutazioni.
Ne fa una questione di principio affermando "il diritto dei negazionisti di poter esprimere le loro idee, senza finire in carcere". "Ho subito minacce, ricevuto insulti, ma non mi interessa. Vado avanti: sono pronto a discuterne con chiunque". E continua: "A chi mi dice che sono antisemita rispondo così: non ho mai capito il significato di questa parola". Lo scorso anno accademico, Caracciolo ha tenuto un corso di filosofia del diritto, nell'ambito del corso di laurea di II livello in Studi Europei.
A proposito della Shoah, è disposto ad ammettere che "vi sia controversia storica sul numero dei morti di Auschwitz. Che siano sei milioni nessuno sembra più voglia seriamente sostenerlo. Che poi all'indubbia discriminazione e persecuzione di ebrei, zingari, omosessuali, disadattati, oppositori politici di ogni genere sia seguita in senso proprio anche la volontà di "sterminio" mediante "camere a gas" è cosa su cui io posso sospendere il giudizio in attesa di prove certe o in attesa di un mio personale ed informato convincimento".
Scende in campo, a più riprese, in difesa del Prof. Robert Faurisson (francese di estrazione socialista che ha subito diversi attentati fisici da parte di milizie sioniste solo per la colpa di non voler accettare pedissequamente "verità di dogma".... n.d.r.), che nel maggio del 2007 suscitò proteste e sdegno perché invitato a tenere una lezione presso l'università di Teramo.
E nell'ambito della Storia liberamente analizzata viene fornita anche una oggettiva e corrente lettura di come sia effettiva propaganda quella messa in atto dalla "fabbrica dell'olocausto"
Sempre secondo Caracciolo, la comunità ebraica italiana trarrebbe profitto dalla figura di Erich Priebke, ex ufficiale delle SS, condannato all'ergastolo per l'eccidio delle Fosse Ardeatine: "Non si parli di giustizia e di giusta condanna, perché io non ne vedo di giustizia. Vedo solo vendetta."
"Mi chiedo" - dice il Prof. Caracciolo -"cosa sarebbero gli ebrei romani senza i Priebke.
Come potrebbero vivere senza nutrirsi del la colpa altrui, o meglio della colpa che loro pensano il mondo intero abbia verso di loro. Su questa base fondano la loro tracotanza, la loro pretesa ad un risarcimento morale e materiale infinito". (come del resto avviene in molte altre realtà nazionali, n.d.r.).
Le frasi virgolettate sono state tratte da un'intervista al prof. Caracciolo pubblicate sul sito www.repubblica.it in data 22/10/09
domenica 18 ottobre 2009
Beppe Niccolai
IN MEMORIA DI BEPPE NICCOLAI
"Denunciare i nemici mortali che sono dentro di noi: la partitocrazia che genera professionismo politico contro la militanza; la casta contro l’impegno morale; la burocratizzazione; la corte e i cortigiani; la tendenza a ridurre il partito periferico ad un rete di piazzisti del voto, e che conduce ad una selezione verticistica della classe dirigente secondo le fedeltà, non alle linee ideali, ma alle persone che hanno il potere".
Beppe Niccolai.
(su "Beppe Niccolai", Vito Errico, da "Tabularasa", anno IV, n° 4)
Non possiamo certo dimenticarlo sicuramente come nostro padre spirituale, nonché profeta e predecessore della nostra azione politica; ma allo stesso tempo non possiamo certo dimenticarlo come esempio morale di lealtà e giustizia nei rapporti umani, nella chiara militanza politica, e nella sua indiscussa fedeltà all’idea.
La sua valorosa esistenza di soldato politico sempre leale di fronte a tutto e a tutti, non può che aver tracciato un solco preponderante e non sottovalutabile nei nostri cuori di Uomini Liberi e nelle nostre battaglie d’oggi.
Nato in quel di Pisa il 26 novembre 1920 Beppe Niccolai cresce velocemente nel clima umanistico di casa sua, grazie soprattutto al padre, preside di liceo e provveditore agli studi.
Nella grande biblioteca paterna si formò presto una coscienza politica e divenne fascista, nel suo significato rivoluzionario del termine.
Laureato in giurisprudenza e militante nelle organizzazioni giovanili fasciste, Niccolai ne sposò in pieno il pensiero e l'azione partendo giovanissimo come volontario di guerra in Africa Settentrionale distinguendosi per il suo coraggio e valore.
A seguito al Colpo di Stato borghese del 25 luglio ed al tradimento dell’8 settembre 1943 Giuseppe Niccolai matura la sua adesione politica morale e militare alla Repubblica Sociale Italiana, intravedendo fin da subito nei suoi programmi sociali il trionfo del proprio fascismo e la piena affermazione di quel Socialismo Nazionale da lui sempre attesa.
Combattente repubblicano, al momento della disfatta della 1ª Armata Italiana, viene catturato dagli inglesi e insieme ad altri volontari italiani come Roberto Mieville finisce nel “Fascist's criminal camp” di Hereford, nel Texas.
Molti anni prima delle rivelazioni di Bacque sul genocidio dei soldati tedeschi, Niccolai aveva altresì più volte evocato le dure condizioni degli italiani nei campi di prigionia americani nonché l’inciviltà ed il freddo cinismo degli statunitensi, una realtà da svelare, sempre più scomoda per chi da anni detiene il potere nel mondo.
In effetti la vita fu molto dura per i 15.000 italiani che rifiutarono di collaborare con gli alleati, non pochi furono quelli presto passati per le armi, ancor di più del resto quelli deceduti a seguito delle disastrose malattie contratte in campo di concentramento, basti ricordare l’infelice e pure nascosta sorte che colpì il malcapitato Mario Gramsci (fratello minore del leader comunista).
Dal dopoguerra membro del Movimento Sociale Italiano Niccolai dedica la propria battaglia politica alla ricerca dei principi sociali e nazionali accarezzati come altri nelle file della Repubblica di Mussolini.
Sempre in contrasto verso i deviazionismi a destra dei vertici missini, Niccolai anche da parlamentare missino agirà sempre rispondendo alla propria coscienza di Uomo Libero e socialista nazionale, prima ancora che al partito ormai indirizzato verso una deriva liberal-conservatrice , clericale e massonica. Un partito che indubbiamente da tempo non era più il suo, ma che mai abbandonerà nel vano e disperato tentativo di riportarlo alla propria fonte, e alle proprie radici identitarie e sociali.
Purtroppo la storia è andata come è andata, ma certamente la memoria di Beppe Niccolai non potrà mai essere cancellata dai vari arrivisti e manutengoli del sistema; una memoria spesso strumentalizzata anche ai nostri giorni da parte di chi più volte facendone appello, gioca in realtà le carte del nemico comune, facendo buon viso a cattivo gioco.
Estraneo dall’identificarsi e porsi sotto qualsiasi aggettivazione della “destra”, per anni si dichiarerà un “fascista di sinistra” sempre alla ricerca di quella mitica Terza Via con cui la storia mantiene ancora un conto in sospeso.
Una persona Niccolai che non aveva certo dimenticato le proprie radici e la propria storia per la malefica strada del potere e della tentazione.
Discepolo del fascismo “eretico” di Berto Ricci, Niccolai intravide nel pensiero e nell’opera del poeta fiorentino la stella guida delle sue avventure politiche; ma il suo nome non manca di riecheggiare neanche l’immensa biografia di Nicolino Bombacci, da lui spesso ricordato e riportato come esempio di vita in non pochi dei suoi focosi interventi.
Sempre in lotta sia all’interno del partito cui rappresentava, sia al di fuori verso chiunque venisse a meno alla propria coscienza morale; certamente nella sua vita breve ma intensa di passione, il suo ultimo grido di voce fuori dal coro si farà sentire attraverso le pagine de “L’eco della Versilia”, di cui presto lascerà il timone nelle mani del suo grande affettuoso amico e compagno di lotta che pure ricordiamo Antonio Carli (scomparso nel 2000), che ne tramuterà il nome in “Tabularasa”.
Stimato per la sua onestà e schiettezza anche dai suoi avversari politici, Niccolai ha sempre mantenuto il suo volto di coerenza e franchezza, anche quando si scagliò apertamente senza remore o timori a difesa del leader comunista di Lotta Continua Adriano Sofri.
Che dire infine su di un uomo di cui non basterebbero le pagine di un libro per riesumarlo a giusto titolo; se non che la sua figura e la sua traccia di maestro politico e umano vive tutt’oggi e per sempre nei nostri cuori e nel nostro spirito di socialisti nazionali, non sapremo.
Un’impronta la sua che non potrà mai abbrunire col passare del tempo, poiché nel nostro percorso a distanza di vent’anni dal suo addio tale impronta risplende sempre viva di luce, e per sempre risplenderà ogni giorno della nostra militanza e della nostra esistenza.
Un esempio per le presenti e le future generazioni.
CAMERATA BEPPE NICCOLAI: PRESENTE!
GIACOMO CIARCIA.
venerdì 9 ottobre 2009
Il teatrino lo lasciamo fare ai guitti.......noi attendiamo il segnale di Lotta.
Non c'é da aggiungere nulla rispetto al nostro precedente post in merito a quanto avvenuto con la sentenza della Corte Costituzionale.
Da anni, non da mesi............da anni !!! andiamo a scrivere che lo scontro non é tra opposte visioni del mondo (e lo schema sinistra vs destra e viceversa é solo lo specchietto da vendere ai primitivi con l'anello al naso) ma solo tra opposti interessi di potere, lobbies e soprattutto logge le quali a loro volta sono marionette in mano alla cupola usurocratica - e ci fa pena pensare a quanti scrivono ora da una parte e dall'altra (pure i "rivoluzionari della forchetta", quelli che passata la stagione incendiaria della giovinezza ora ambiscono solo a qualche comoda sistemazione, A SINISTRA COME A DESTRA) - eppure sembra che il giochino appassioni ancora molti.
Sinceramente, e la chiudiamo qua, ci siamo rotti altamente gli zebedei e lasciamo volentieri al loro mestiere di "guitti" coloro che invocano da un lato il pericolo "fascista" berlusconiano e dall'altro replicano il replicante berlusconi e la sua sindrome "anticomunista" che é pari o peggio della sindrome bulimica-sessuale.
Noi attendiamo solo il segnale di Lotta che se e quando ci sarà (e non importa chi lo lancerà purché non colluso con i.............."sistemi" dei poteri forti, ma anche dei manettari, ma anche dei comici, ma anche dei mass media, ecc.ra, ecc.ra) , e sarà spontaneamente promosso solo dalla disperazione della moltitudine dei "non garantiti"(cioé noi, perché la Nazione siamo Noi), cioé dei cittadini italiani di nazionalità italiana non più disponibili a prenderlo laddove fa male , ci troverà pronti nella risposta di Uomini Liberi.
Solo un inciso; non saremo disposti................"a fare prigionieri" !!!
M.C.
sabato 3 ottobre 2009
Non si gioca più.........ora Resistenza per la Liberazione Nazionale.
Mentre in Italia ci si preoccupa della "fame" sessuale di un primo ministro, mentre si sfila per invocare "libertà dinformazione" in una marcia organizzata da una federazione come é quella della stampa italiana fatta da "pennivendoli" e non da giornalisti e sostenuta dall'intero schieramento di chi per anni ha occupato e lottizzato la RAI - Radiotelevisione ITALIANA - secondo il classico costume di osteggiare la voce dissenziente per lasciar parlare le veline delle segreterie partitiche, mentre si continua ad emanare leggi destinate ad arricchire chi é già ricco e non trovare rimedio alla precarizzazione del lavoro e all'abbassamento del potere di acquisto; ebbene mentre succede questo succede anche che in Italia é sufficiente una pioggia pur eccezionale di un paio d'ore per dover piangere delle vittime di disastri ambientali procurati dalla mala amministrazione ed in Irlanda cada l'ultima resistenza al famigerato Trattato di Lisbona che porterà l'Europa a divenire una immensa colonia governata dalla tecnocrazia prona ai voleri dell'usurocrazia apolide internazionale di quella vera e propria piovra che può essere tranquillamente nominata con il termine US-Sionista.
Di fronte a ciò non rimane altro che prepararsi con costanza e sacrificio ad un lungo periodo di Resistenza per la Liberazione Nazionale dove evidentemente sarà necessario innanzitutto selezionare uomini e donne di una nuova generazione che nella forza della Cultura, della Dottrina socialista nazionale, della Fede e della Volontà dovranno soffrire umilmente operando nella vita quotidiana con conoscenza e caparbietà per portare il messaggio di speranza di una Terza Via possibile.
Il compito di alcuni di noi ormai non più giovanissimi sarà quello di tenere aperti i varchi - alla stregua dei "guastatori"- capaci con l'esperienza e l'insegnamento e lo stile di vita a permettere che l'ideale non smetta di scorrere lungo lo stretto sentiero in attesa del consolidamento di un nuovo fronte rivoluzionario per concetti e progetti.
Non é più il tempo delle favole (l'anticomunismo, l'antifascismo), e chi vuole ancora seguirle é libero di farlo ma non é l'elemento che fa per noi.
E' in gioco non la supremazia di una fazione ma la libertà delle generazioni future tra chi ha perso cognizione della spiritualità e dell'essenza Etica di essere Uomo ed accetta lo stato di schiavo e chi ha Dignità di Stirpe e vuole gridare forte ancora invece l'orgoglio di essere Uomo Libero.