giovedì 20 novembre 2008

PROGETTO UNITARIO - NON SPRECARE L'OCCASIONE



In questo momento gonfiare i muscoli non serve; rivendicare l'orgoglio di parte (per non dire di "setta") scatena, a livello individuale e di gruppo, reazioni speculari che non favoriscono certamente l'aggregazione di tutte quelle forze antagoniste nazionali e sociali ancora divise e frazionate in una diaspora che non é più accettabile ma, soprattutto, non é compresa ed accettata dalla gente, anche dalla nostra stessa gente. Occorre riuscire a manifestare all'esterno, anche attraverso un "codice di comportamento" accettato e condiviso da tutti, quella intelligente volontà unitaria che possa dare forza, sostanza programmatica e visibilità ad un progetto unitario che rappresenti la risposta credibile alternativa all'attuale bipolarismo che si fonda sulla filosofia dell'alternanza (che, ricordiamo non é sinonimo di alternativa !) e che é diventato fattore essenziale di stabilità di un sistema corrotto e di un regime conservatore servilmente allineato e subordinato agli interessi plutocratici. Deve essere chiaro per tutti che trovare un'occasione unitaria nelle elezioni europee non può essere considerata fine a sé stessa, ma deve rappresentare il presupposto per la creazione di un "polo alternativo" nazionale e sociale da collegare con tutti i movimenti dei popoli che, in questa fase storica, lottano per la loro indipendenza e la loro sovranità, senza distinzione di razza o di religione. Il processo unitario deve caratterizzarsi per umiltà e al tempo stesso determinazione, in modo da creare un clima di reciproca fiducia e condizioni di pari dignità, nella consapevolezza della responsabilità di portata storica che ognuno, singolarmente o in rappresentanza di un movimento o di un gruppo, deve assumersi in questo particolare momento e nella speranza che attorno a questo progetto le forze antagoniste nazionali e sociali possano ritrovare quella unità morale ed organizzativa che debba divenire punto di propulsione e riferimento per tutti quegli italiani che, vessati da obblighi, costrizioni, adempimenti a fare, a dare senza avere rendiconto da alcuno, sono stufi di vivere in uno Stato a sovranità limitata e che ha abbandonato ogni principio di socialità e di solidarietà. Si tratta di pensare, già da oggi, di dare vita ad un nuovo soggetto politico che sia rappresentativo di tutte le esperienze e di tutte le storie particolari, ma che abbia la capacità di trovare la sintesi nei valori tradizionali comuni attraverso un progetto istituzionale e la formulazione di postulati ideologico-dottrinari che rappresentino le risposte adeguate ai problemi di una società complessa ed articolata qual'é quella odierna. Dobbiamo, in sostanza, ridare centralità al "cittadino" quale individuo inserito armonicamente in una società organica, un "uomo" cioé, che non va considerato soltanto quale forza lavoro e nel suo aspetto biologico, ma anche quale somma di valori, di capacità, di creatività, di potenzialità spirituale. Anche nella sua forma strutturale ed organizzativa, il nuovo soggetto politico che ipotizziamo, dovrà essere eticamente rivoluzionario: incarichi funzionali ed operativi sulla base della disponibilità, della competenza, della fedeltà ai principi, della onestà intellettuale, in modo che ognuno possa portare con spirito di servizio la sua "pietra al cantiere" secondo le proprie peculiari caratteristiche. Dobbiamo convincerci che l'attuale "diaspora" altro non é che il risultato vincente dell'azione disgregatrice del nemico che, evidentemente, non ha trovato nella nostra cosiddetta "comunità umana e politica" le necessarie difese immunitarie. Ed é stato il disastro ! Nel merito voglio ricordare le parole pronunciate da Giovanni Gentile poco prima di essere assassinato:
" Perché la sciagura infinita d'oggi non é l'invasione straniera e la devastazione delle nostre città e la strage delle nostre famiglie e l'incertezza del domani assegnatoci dagli eventi che non sono nelle nostre mani. E' nell'animo nostro, nella discordia, nello struggimento che ci assale innanzi allo sfacelo di quella che era la nostra fede comune, per cui si guardava con gli stessi occhi al nostro passato e con la stessa passione al nostro avvenire; questo non riconoscersi, non comprenderci e perciò non ritrovarci più............."
Sono parole adattabili, mutatis mutandis, al clima odierno nell'ambito più vasto della Nazione ma che, purtroppo, riguardano anche la nostra "comunità", il "nostro ambiente". Nel dolore del filosofo di Castelvetrano - il quale cadendo alle "idi" di aprile del 1944, imprimeva il sigillo dell'esempio alla concezione filosofica dell'attualismo e documentava per i posteri la superiorità del carattere e del coraggio civile su tutte le altre virtù - in quel tormento interiore é chiaramente avvertibile il senso della comunità e della Nazione che non periscono e non devono perire anche sotto la coltre del temporaneo disfacimento. E' questo il senso che dobbiamo dare noi a quelle espressioni sgomente, se vogliamo legittimare la nostra appartenenza alle radici comuni. Ed é sulla base di queste analisi e di questa premessa che ci dobbiamo dare in questa fase, almeno un "codice di comportamento" condiviso ed accettato da tutti. Altrimenti rimane solo l'aspetto "commerciale" dell'operazione elettorale in cui siamo coinvolti e su questa base non riusciremo a costruire nulla di buono, di credibile e di permanente.