domenica 27 dicembre 2009

6. Non dimenticare che la ricchezza è soltanto un mezzo, necessario sì, ma non sufficiente a creare da solo una vera civiltà, qualora non si affermino quegli alti ideali che sono essenza e ragione profonda della vita umana.




Il Lavoro rende Liberi; potrei chiudere qui il post appena cominciato perché in quella frase c’è un sunto assolutamente evidente di cosa sia il significato della lotta all’usurocrazia, al parassitismo dello sfruttamento speculativo dei mezzi di capitale rispetto alla utilità di gestione congiunta di questi mezzi con la capacità e la dignità di ogni uomo di portare a frutto positivo il proprio sudore, il proprio ingegno, le proprie capacità.
Ma anni e anni di falsa propaganda e “mitizzazione del dramma”, di perverso accanimento ricattatorio di “quelli del pianto che paga” contro ogni evidenza storica, realizzato attraverso una precisa strategia di lobotomizzazione delle menti, ci hanno condotto al ribaltamento assoluto, allo sconvolgimento del rapporto tra ricchezza materiale e elevazione concettuale dell’uomo che faticosamente era stato possibile rendere di nuovo connubio organico e positivo con le rivoluzioni social nazionali del primi del secolo scorso.
Eppure ora dovrebbe essere chiaro a tutti; a coloro che sono subissati dai debiti dei mutui, a coloro che vivono la precarizzazione del lavoro, a coloro che vedono crescere i profitti delle banche e delle assicurazioni mentre aumentano le perdite delle aziende di produzione e sentono il fiato della possibile disoccupazione soffiare sul collo, a coloro che hanno visto sfumare i risparmi di una vita nel vortice della carta straccia dei “mercati del niente” (che sono le piazze finanziarie), insomma A TUTTI NOI !  che senza lavoro non c’è vera ricchezza e la sola ricchezza di tipo “finanziario” – in mano ai pochi che possono gestirla – è la catastrofe dell’umanità intera se non regolamentata attraverso un principio comunitario di partecipazione e collaborazione partecipativa tra individui che nell’unione delle proprie specificità divengono costruttori della Storia e promotori della Civiltà.
Ma anche questa azione virtuosa di un modello di sviluppo antitetico ed alternativo a quello derelitto del turbo capitalismo - sia esso provocato dall’oligarchia di “privati concentratori di ricchezza” (liberismo) piuttosto che da un’oligarchia burocratizzata di “partito di classe” (comunismo) - non può essere retto in modo esemplare senza avere alle spalle una entità valoriale di “alti ideali che sono essenza e ragione profonda della vita umana”.
Questi alti ideali sono ciò che proviene da una millenaria storia di cultura e pensiero ed opere che dal fiume carsico della Grecia Arcaica viaggia per la Stirpe di Roma propagandosi nei confini dell’Europa da Vladivostock al Mediterraneo, come sintetizzava con arguzia ed eresia il mitico Berto Ricci:
L’anti Roma,c’è, ma non è Mosca, Contro Roma, cioè dell’anima, sta Chicago,
capitale del maiale”.
Ed è giunta l’ora di riscoprirli e farli riscoprire a chi ne ha la sensibilità e ne sente la presenza nel proprio Sangue prima che sia inevitabile un punto di non ritorno oltre il quale c’è solo l’abisso dell’umanità.
BUON ANNO DI LOTTA !


lunedì 21 dicembre 2009

5. Aver Fede, credere fermamente nella virtù del dovere compiuto, negare lo scetticismo, volere il bene e operarlo in Silenzio.

Siamo arrivati a metà del Decalogo di Mistica e non nascondiamo di accorgerci di aver intrapreso una strada stretta che si inerpica su vette che forse per noi contemporanei sono quasi irraggiungibili ma stringiamo i denti, tiriamo un lungo respiro e ricominciamo a marciare con tutto il il nostro zaino carico di umile desiderio di conoscenza.
Questo incipit sull' "aver Fede" ci colpisce immediatamente come un pugno allo stomaco perché in questo momento non esiste innanzitutto la materia prima per credere così come é secolarizzata la società immersa profondamente nella palude del materialismo, dell'edonismo, dell'economicismo esasperato, della falsa religione del "vitello d'oro". Eppure é comprovato sin dai filosofi dell'antichità che senza la ricerca del trascendente, del soggetto creatore e di coloro che ne sono il tramite, tutto ciò che é umano é labile, é fragile, é spesso anche inutile.
Nei Miti antichi nacque la convinzione della  capacità degli uomini di divenire simili agli Dei (i semi Dei come Ercole), se non Dio Stesso trasfigurato in  Terra (la visione imperiale del Duce romano come Augusto o ancora recentemente fino a 60 anni fa nella figura imperiale giapponese); nell'epoca più moderna, a partire da duemila anni fa si avvera l'avvento del Re dei Re configurato addirittura nel Figlio di Dio a cui rispondono da quel momento in poi direttamente delle loro azioni tutte le monarchie della civiltà conosciuta a partire dal primo unificatore d'Europa, il Carlo Magno del Sacro Romano Impero. Ed anche quando si crea una lotta temporale tra Chiesa ed Impero nei secoli successivi in alcuni casi non viene mai meno comunque la volontà di avere Fede. Ma non intendiamo qui parlare di concetti religiosi anche se la premessa era d'obbligo; ciò che é Fede rimane in ogni caso la ricerca naturale dell'uomo verso il soprannaturale indipendentemente dalla singola etica individuale e nel nostro concetto di conoscenza politica Essa concerne la necessità di "elevazione" oltre la materia attraverso le prove della vita nella concezione classica dell'avvicinamento alla conoscenza immanente.
Ecco perché é evidente che "credere fermamente nella virtù del dovere compiuto" é il primo indispensabile gradino da salire nella scala che porta alla gloria. Il dovere innanzitutto concepito come necessaria volontà di servire prima di essere serviti ed il suo compimento giornaliero come termine di paragone necessario per rimanere ancorati alla coscienza di cui accennavamo al precedente post sul punto 4.
Ecco perché si parla immediatamente dopo di negazione dello scetticismo; non ci può essere serenità del dovere compiuto se innanzitutto si é scettici a prescindere. Il connubio tra aver Fede, compiere il proprio Dovere e respingere a priori lo Scetticismo é imprescindibile; nella pratica di "soldati politici" che é la figura che il Decalogo di Mistica intendeva conformare verso l'Uomo nuovo per un ordine nuovo, questo connubio é traducibile in quel trinonmio Credere, Obbedire, Combattere attraverso la lotta del "Sangue (che é trascendenza e discendenza di Stirpe) contro "l'oro" (che é la materialità del semplice possesso egoistico); trinomio che non a caso successivamente dalla propaganda falsamente mitizzata del resistenzialismo antifascista  é stata volutamente e spesso derisa e villaneggiata perché troppo chiara e precisa e dunque pericolosa in assoluto per la "società del denaro"
Ma come si arriva a mantenere intatta la Fede verso la propria appartenenza di elite politica dottrinaria e progettuale, a compiere il proprio Dovere anche in circostanze così difficili per rimanere saldi al proprio posto nonostante si sia "contro" un sistema sofffocante, a stare saldi ed impavidi di fronte non solo allo scetticismo di chi ti osserva come un "matto" o come un "visionario" ma soprattutto al pericoloso insinuarsi di scetticismo nella propria anima quando spesso e volentieri, nonostante si cerchi di parlare una lingua comprensibilisssima, le risposte che pervengono da quello che a torto o a ragione ritenevi anche il tuo mondo conosciuto sono vaghe se non addirittura ostili !?
Ci viene in sostegno quella frase importantissima che conclude il punto 5.; "operare in silenzio" che non significa naturalmente impegnarsi al contrario di come facciamo con la nostra continua divulgazione che anzi dobbiamo essere spronati ad incrementare per aumentare la conoscenza di altri ancora inconsapevoli "soldati politici" ma ci fornisce la fondamentale esortazione di farlo con la massima umiltà, senza urli e strepiti ma con la costanza della goccia che scava la pietra che silente e testarda, giorno dopo giorno rompe anche la struttura più granitica dell'ignoranza con un suono lieve ma deciso.
Ed operando in silenzio, senza clamori, in un mondo che oggi più che mai si urla addosso ci ritroveremo pronti allo scontro frontale ricolmi dello Spirito che pervade solo chi sa di essere un Guerriero e non un animale tra animali.

lunedì 14 dicembre 2009

4. Abbiamo un Testimonio da cui nessuno potrà mai liberarci; il Testimonio della nostra Coscienza. Deve essere il più Severo, il più Inesorabile dei nostri Giudici.

Nel prosieguo dell’analisi del Decalogo della Scuola di Mistica sembra quasi che per un imperscrutabile disegno superiore si accavalli questo punto fondamentale sulla “Coscienza” con fatti di cronaca diretta.
La cosa ci inquieta per i limiti che abbiamo, sotto il profilo strettamente personale, nella capacità culturale e di preparazione rispetto a siffatta combinazione di eventi e chiediamo fin da ora comprensione da parte di chi ci vorrà leggere se non saremo all’altezza. Abbiamo il conforto di oltre 35 anni ormai di militanza politica perseguita solo attraverso il mantenimento di una coerenza ideale al di fuori – spesso – di camarille partitiche anche se purtroppo con il fango della politica politicante qualche volta siamo stati costretti a sporcarci anche noi gli anfibi e una buona dose di volontà ma la nostra statura non è al livello di grandi pensatori e dunque proviamo semplicemente a ragionare da uomini liberi; con il semplice buon senso ed un pizzico di esperienza.
Perché questa premessa ? Perché quando si affronta il tema della Coscienza innanzitutto nessuno può mettere la mano sul fuoco e dichiararsi presuntuosamente “puro” e immune da ombre; secondariamente ma non per ultimo la difficoltà a scindere la propria convinzione personalissima da fattori contestuali inerenti situazioni oggettive.
Certamente la Coscienza è una di quelle “virtù” (o difetto !?) che ho lo si ha in base ad una chiara educazione percepita che opera su un carattere innato di fondo o può venire prepotentemente alla ribalta solo attraverso un difficile percorso di rimorso e pentimento rispetto a situazioni negative. E’ chiaro comunque che quel “testimonio da cui nessun segreto potrà mai liberarci; il testimonio della nostra coscienza” inevitabilmente entra in gioco per tutti gli esseri umani indistintamente e questo sì senza distinzione di razza, sesso, religione, censo o qualsivoglia altra specificità.
Dunque si arriva al classico esempio dello specchio mattutino in cui ognuno di noi ha da affrontare la propria immagine riflessa (che non riguarda semplicemente l’esteriorità fisica) ed ogni giorno che cade sulla terra diventa inevitabile quel confronto interiore in cui ci si domanda se dobbiamo sputare addosso a quella nostra immagine o possiamo viceversa avere lo Spirito per confermarci la nostra stima di Uomini e Donne veramente Liberi.
Ecco perché è necessario che quel “giudice” non debba essere un “cattivo giudice”  amorale, accondiscente, corrotto/corruttibile od anche solo  impreparato ma deve  essere “IL” giudice che sia il più vicino possibile al trascendente che ci aspetta al di là della vita materiale. Dunque INESORABILE, dunque il PIU’ SEVERO perché sia effettivamente capace di portare un reale cambiamento dentro noi stessi, dentro ognuno di noi.
Perché ciò avvenga è necessario imporre la Volontà al di sopra di ogni cosa e con essa riuscire a imporsi uno stile di vita ed un comportamento quotidiano che possa comportare il rifiuto dei compromessi e nella nostra accezione politica a maggior ragione – paradossalmente rispetto a quello che notoriamente di pensa sia la politica oggi – se si vuole dare un senso compiuto alla parola che immediatamente non può non coniugarsi con la Coscienza, che è la Coerenza.
Per questa ragione in premessa si commentava la strana alchimia dell’analisi di questo punto  con i fatti di cronaca contingente: quanto avvenuto a Berlusconi è la dimostrazione che addirittura qualche volta la capacità della “Coscienza” di concretizzarsi si supera fino a impersonificarsi anche con uno psicolabile che ti colpisce materialmente diventando senza saperlo il tuo “grillo parlante”. La causa di Coscienza che “ha colpito” Berlusconi può essere indistintamente o la sua incoerenza a perseguire il progetto dell’usurocrazia apolide che l’ha messo lì dove è oggi o la sua incoerenza a perseguire una svolta di campo e di progetto dimostrata negli ultimi tempi con atteggiamenti e mosse che senza affondo finale rimangono semplici momenti di esuberanza senile.
Preferiamo per quanto ci riguarda, modestamente, venire colpiti invece, se mai dovesse accadere, per la nostra insistente volontà di mantenere Fede, Coerenza ed Onore al giuramento interiore di essere soldati politici di una Idea per la quale ogni giorno ci guardiamo allo specchio e non sentiamo fortunatamente nessuna necessità di sputarci addosso (come mi diceva ed esortava spesso una compianta Ausiliaria della RSI !) come ormai accade per molti “sinistri”, “centri” e “destri” che divengono pecore belanti alla rincorsa della greppia. Ed è confortante per ognuno di noi sapere e riconoscere che altri Uomini e Donne sanno vivere “pacificamente” con la loro Coscienza.

martedì 8 dicembre 2009

3. Essere Intransigenti, domenicani. Fermi al proprio posto di dovere e di lavoro,qualunque esso sia. Ugualmente capaci di Comandare e di Ubbidire.


Il terzo punto del Decalogo della Scuola di Mistica rappresenta con parole secche e senza ambiguità alcuna il modello di riferimento che occorrerebbe seguire ognuno di noi per essere soggetti attivi del cambiamento di una società ormai votata al più completo caos; un modello molto vicino alla logica del "monaco guerriero" in cui l'intransigenza verso sé stessi prima di tutto e dunque la caparbietà a seguire regole di vita le più possibili confacenti all'altezza spirituale dell'Uomo, diventa stimolo ed esempio per l'intera Comunità di appartenenza. Ciò che colpisce nel Decalogo ed in particolare questo punto é il continuo richiamo al senso del dovere - facilmente intuibile nel contesto storico in cui fu redatto - che dovrebbe essere la stella di riferimento per ognuno di noi soprattutto nell'oggi in cui siamo costretti a vivere laddove il lassismo, l'indolenza e la sola ricerca del profitto immediato sono il terreno di coltura del parassitismo, dello spreco e di un egoismo fuori da ogni logica naturale e del buon senso.
La conseguenza delle premesse non può che essere la dimostrazione "sul pezzo" di quella capacità di comando ed ubbidienza che non significa superficialmente rendere una società "militarizzata" ma ha il significato ben più profondo della coscienza di ogni Uomo Libero di essere di volta in volta "militante di base" e contemporaneamente "classe dirigente" rendendo con ciò merito alla parola GERARCHIA che non é una vuota retorica parola adattabile al proprio tornaconto di godere di privilegi a discapito di altri senza averne merito ma ha, anzi, al contrario, il significato molto profondo di conoscere umilmente nei propri limiti la necessità di non demordere nelle avversità (e dunque "comandare" ad altri un percorso di superamento degli ostacoli) così come il dovere di non esaltarsi nel successo (e dunque "ubbidire"  agli altri sapendo ascoltarli e dimostrando l'incorruttibilità della forza spirituale rispetto alla vanagloria).
Questo esaltante percorso deve partire nell'intimo della nostra coscienza individuale per propagarsi virtuosamente a tutti i componenti di una società di cui si vuol far parte consapevole di modo che ogni spalla sia in grado di reggere l'altra ed insieme si possa essere in grado di reggere ogni carico di fatica e di sofferenza per il benessere di tutta la Comunità.
Un piccolo aneddoto a proposito raccontatomi da un "giovane balilla"; egli aveva avuto il compito di sostenere le sofferenze di un mutilato di guerra presso l'ospedale militare che avendo perso entrambe le mani non poteva mangiare se non grazie all'aiuto del giovane il quale però fremeva per entrare in combattimento e perciò capace di falsificare alcuni documenti per trovare arruolamento volontario per l'Africa Orientale. Ebbene esso fu ripreso a Napoli e rispedito a casa di corsa dove non trovò l'elogio del suo comandante della "Compagnia Balilla" per l'ardore dimostrato ma, bensì, una severa punzione di esempio agli altri perché il suo comportamento irresponsabile aveva tolto l'aiuto prezioso al militare mutilato che, in quel momento, era il Vero Dovere di piccolo soldato che gli era stato affidato !.
La grandezza di ogni comportamento sta proprio nella capacità di operare in ogni piccola cosa come se fosse la più eroica delle azioni.