Siamo arrivati a metà del Decalogo di Mistica e non nascondiamo di accorgerci di aver intrapreso una strada stretta che si inerpica su vette che forse per noi contemporanei sono quasi irraggiungibili ma stringiamo i denti, tiriamo un lungo respiro e ricominciamo a marciare con tutto il il nostro zaino carico di umile desiderio di conoscenza.
Questo incipit sull' "aver Fede" ci colpisce immediatamente come un pugno allo stomaco perché in questo momento non esiste innanzitutto la materia prima per credere così come é secolarizzata la società immersa profondamente nella palude del materialismo, dell'edonismo, dell'economicismo esasperato, della falsa religione del "vitello d'oro". Eppure é comprovato sin dai filosofi dell'antichità che senza la ricerca del trascendente, del soggetto creatore e di coloro che ne sono il tramite, tutto ciò che é umano é labile, é fragile, é spesso anche inutile.
Nei Miti antichi nacque la convinzione della capacità degli uomini di divenire simili agli Dei (i semi Dei come Ercole), se non Dio Stesso trasfigurato in Terra (la visione imperiale del Duce romano come Augusto o ancora recentemente fino a 60 anni fa nella figura imperiale giapponese); nell'epoca più moderna, a partire da duemila anni fa si avvera l'avvento del Re dei Re configurato addirittura nel Figlio di Dio a cui rispondono da quel momento in poi direttamente delle loro azioni tutte le monarchie della civiltà conosciuta a partire dal primo unificatore d'Europa, il Carlo Magno del Sacro Romano Impero. Ed anche quando si crea una lotta temporale tra Chiesa ed Impero nei secoli successivi in alcuni casi non viene mai meno comunque la volontà di avere Fede. Ma non intendiamo qui parlare di concetti religiosi anche se la premessa era d'obbligo; ciò che é Fede rimane in ogni caso la ricerca naturale dell'uomo verso il soprannaturale indipendentemente dalla singola etica individuale e nel nostro concetto di conoscenza politica Essa concerne la necessità di "elevazione" oltre la materia attraverso le prove della vita nella concezione classica dell'avvicinamento alla conoscenza immanente.
Ecco perché é evidente che "credere fermamente nella virtù del dovere compiuto" é il primo indispensabile gradino da salire nella scala che porta alla gloria. Il dovere innanzitutto concepito come necessaria volontà di servire prima di essere serviti ed il suo compimento giornaliero come termine di paragone necessario per rimanere ancorati alla coscienza di cui accennavamo al precedente post sul punto 4.
Ecco perché si parla immediatamente dopo di negazione dello scetticismo; non ci può essere serenità del dovere compiuto se innanzitutto si é scettici a prescindere. Il connubio tra aver Fede, compiere il proprio Dovere e respingere a priori lo Scetticismo é imprescindibile; nella pratica di "soldati politici" che é la figura che il Decalogo di Mistica intendeva conformare verso l'Uomo nuovo per un ordine nuovo, questo connubio é traducibile in quel trinonmio Credere, Obbedire, Combattere attraverso la lotta del "Sangue (che é trascendenza e discendenza di Stirpe) contro "l'oro" (che é la materialità del semplice possesso egoistico); trinomio che non a caso successivamente dalla propaganda falsamente mitizzata del resistenzialismo antifascista é stata volutamente e spesso derisa e villaneggiata perché troppo chiara e precisa e dunque pericolosa in assoluto per la "società del denaro"
Ma come si arriva a mantenere intatta la Fede verso la propria appartenenza di elite politica dottrinaria e progettuale, a compiere il proprio Dovere anche in circostanze così difficili per rimanere saldi al proprio posto nonostante si sia "contro" un sistema sofffocante, a stare saldi ed impavidi di fronte non solo allo scetticismo di chi ti osserva come un "matto" o come un "visionario" ma soprattutto al pericoloso insinuarsi di scetticismo nella propria anima quando spesso e volentieri, nonostante si cerchi di parlare una lingua comprensibilisssima, le risposte che pervengono da quello che a torto o a ragione ritenevi anche il tuo mondo conosciuto sono vaghe se non addirittura ostili !?
Ci viene in sostegno quella frase importantissima che conclude il punto 5.; "operare in silenzio" che non significa naturalmente impegnarsi al contrario di come facciamo con la nostra continua divulgazione che anzi dobbiamo essere spronati ad incrementare per aumentare la conoscenza di altri ancora inconsapevoli "soldati politici" ma ci fornisce la fondamentale esortazione di farlo con la massima umiltà, senza urli e strepiti ma con la costanza della goccia che scava la pietra che silente e testarda, giorno dopo giorno rompe anche la struttura più granitica dell'ignoranza con un suono lieve ma deciso.
Ed operando in silenzio, senza clamori, in un mondo che oggi più che mai si urla addosso ci ritroveremo pronti allo scontro frontale ricolmi dello Spirito che pervade solo chi sa di essere un Guerriero e non un animale tra animali.