mercoledì 14 luglio 2010

Manovra finanziaria 2010 e Forze Armate


Prendiamo spunto da quanto trovato in rete che proponiamo ai nostri lettori per auspicare una presa di coscienza ineludibile per la quale il Centro Studi SN darebbe tutto il suo appoggio:


 





Il malcontento dei militari diretto alle Istituzioni

 

Gli effetti della manovra finanziaria ricadranno pesantemente sui dipendenti statali, ma fuor di misura sul personale dei comparti difesa e sicurezza, tanto oggetto di strumentalizzazione politica e propagandistica in passato quanto oggi facile fonte di recupero per le casse dello stato.
Ed infatti, nel mentre il ddl di conversione del decreto legge n. 78/2010 è presente in Senato, a migliaia giungono presso la redazione di www.forzearmate.org  i messaggi di sconcerto, di delusione e di rabbia da parte di coloro che si sentono distinto “bersaglio” della presente manovra. 
Si stimano in diverse migliaia di euro annui, mediamente, le perdite che subiranno i militari. E non ci si riferisce solo ai mancati aumenti stipendiali, ma altresì ai “prelievi” che saranno effettuati dalle loro buste paga, come più volte specificato in dettaglio attraverso puntuali informazioni diffuse da questo portale. 
L’impressione è che questa manovra si rifletta proprio a danno della “specificità” dei comparti: colpire infatti le indennità operative, le indennità di comando, le progressioni di carriera, gli assegni funzionali, ogni adeguamento automatico stipendiale e, non ultimo per importanza, il passaggio obbligato al trattamento di fine rapporto malgrado l’impossibilità per i militari di costituire fondi pensione negoziali;  tutto ciò non può che essere interpretato quale ingenerosa “ostilità” nei confronti del settore, nessun grado escluso. 
I cittadini in divisa lamentano di non voler essere considerati statali qualsiasi. Ciò non sta a prefigurare una “guerra tra poveri” ma evidenzia che i diritti – pochi – ed i doveri – tanti – non possono che palesare ogni differenza: dai personali tributi pagati nelle missioni internazionali, alla sicurezza dei cittadini, dalla “mondezza” di Napoli all’emergenza terremoto, solo per fare degli esempi: questi “dipendenti statali” esigono rispetto e riconoscenza. 
Migliaia sono i militari che hanno scritto e che continuano a scrivere ancora oggi chiedendo di diffondere la loro voce. Essi si sentono traditi, ingannati da chi ha approfittato del loro giuramento e della loro fedeltà alle Istituzioni.  Il loro pensiero può essere liberamente letto negli interventi del blog aperto a chiunque: http://www.forzearmate.eu/dblog/articolo.asp?articolo=359  
“Specificità” significa disagio, abnegazione, spirito di sacrificio, senso del dovere, compressione dei diritti. Non è giusto mortificarne il senso essendo buoni solo per il 2 giugno, ancor meno per il 2 novembre: tante lacrime quando si torna nelle bare, tanta irriconoscenza quando si è caccia di riscontri. 
Se questa manovra è “contro gli sprechi” e contestualmente si colpiscono gli stipendi dei militari significa che la politica non intende dare cittadinanza a chi difende la Patria, il Popolo, la Costituzione e le libertà.
Non si vive di solo onore, e sono le esigenze di vita ad averlo stabilito.  
“Sono veramente turbato dal silenzio del nostro Ministro come dei nostri vertici militari. Come faccio a motivare i miei uomini al sacrificio, alla disciplina, alla lealtà, quando giorno dopo giorno anch'io mi sento sempre più solo? Dove sono i nostri Capi? Perchè non ci parlano con franchezza? E soprattutto perchè non raccontano al Paese del malessere che corre tra i soldati, soprattutto quelli dei gradi più bassi, che sono poi quelli che hanno pagato in questi anni il maggior tributo di sangue? Ci sono momenti, la maggior parte, in cui bisogna obbedire tacendo. Ma penso che questo sia il momento di parlare alla vostra gente, Signori Generali e Ammiragli, perchè a rischio c'è lo spirito delle Forze Armate, quello che ci ha consentito di rimanere compatti e di tenere alta la bandiera italiana anche quando tutto il resto andava a puttane. E se distruggono lo spirito di questi uomini e donne in divisa, allora distruggono quel poco di anima che è rimasto in questo Paese. Non è una questione di soldi, ma di dignità. Personalmente continuerò a fare quello per cui ho giurato e lo farò sempre e comunque. Ma se devo ordinare ad un Caporale di andare a morire per la Patria, devo poterlo fare guardandolo negli occhi senza vergogna, perchè so che quella stessa Patria non lo considera solo carne da macello. Questo silenzio intorno a noi è davvero assordante”. Dal blog: http://www.forzearmate.eu/dblog/articolo.asp?articolo=359
www.forzearmate.org 
 09 giugno 2010