lunedì 29 dicembre 2008

SIAMO TUTTI IMPOSTORI ? di Antonino Amato Direttore di Ciaoeuropa.


In presenza dei “morti di Gaza” è d’obbligo la domanda: “Siamo tutti impostori”? La risposta non è facile, ma cercherò di abbozzarla. NO, io non discuto il “sogno degli Ebrei” di “crearsi un focolare in Palestina”. Tutti abbiamo diritto di sognare. Solo mi chiedo: hanno usato i mezzi appropriati? A me non pare. E, difatti, volevano quel territorio, ma non hanno tenuto presente che, in Palestina, ci vivevano i Palestinesi.
Anche i “Romani antichi” volevano i “territori dei Sabini”. Risolsero il problema “rapendo le sabine” e sposandole. Dopodiché Romani e Sabini si fusero e diventarono un unico popolo. Solo che i “Romani antichi” erano dei “grandissimi ladroni”. Gli Ebrei, invece, sono pii e devoti. Mescolarsi coi Palestinesi? Esecrazione solo a pensarlo. Perché gli Ebrei non sono “Ebrei”, ma “Giudei”. E non vi sembri un gioco di parole. Gli Ebrei predicano a noi lo “antirazzismo”, la “fraternità” e la “uguaglianza dei popoli”. E magari credono sinceramente alle cose che dicono, ma… Ma, per quanto li riguarda, sono affetti da un fanatico “razzismo religioso”: nessuna commistione, nessuna convivenza con i “non giudei”. Insomma: gli Ebrei volevano la Palestina senza Palestinesi. E, poiché i Palestinesi c’erano; poiché erano fatti di carne, ossa e sangue, fu giocoforza entrarci in conflitto. Fu così che gli Ebrei, che narravano a calde lacrime la loro “Shoah”, crearono in Palestina un “disastro umanitario” che i Palestinesi chiamano “Nabka”.
Misteri della vita. Ci sono in circolazione, nel “democratico Occidente”, tanti malfattori che si commuovono fino alle lacrime ai fantasiosi racconti della “Shoah” ma che fanno spallucce ai racconti della “Nabka”. E, poiché io sono convinto della “umanità” degli Ebrei e dei Palestinesi, ne concludo che, nel libero e democratico Occidente, ci stanno tanti impostori.
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A non farla lunga, mettere lo “embargo” ad un popolo viene giudicato un “atto di guerra”. Eppure, in questi giorni, si sentono tante voci, più o meno autorevoli, che chiedono: “Hamas non lanci più razzi contro Israele ed Israele cessi i bombardamenti su Gaza”. Nessuno chiede: “Israele sospenda l’embargo di Gaza”. Embargo che tiene prigionieri 1.500.000 Palestinesi: senza lavoro, senza cibo e senza medicinali. Concludo che, a questo mondo, ci stanno tanti impostori.
Questa ipocrita “equidistanza” puzza. E molti la giustificano con la “prudenza diplomatica”. Taluni, però, sono tanto spudorati da enunciare apertamente la loro “presa di posizione”. E’ il caso di Condoleezza Rice che dichiara: “La colpa è tutta di Hamas” (1). Io non nego le colpe di Hamas “nel lanciare razzi contro Israele” ma mi chiedo: “Non è colpevole Israele che impone l’embargo a Gaza”? Solo che la Rice non si pone il problema, da brava “negretta ammaestrata” che ha imparato a dire “signorsì” al “badrone bianco”.
Altro caso è quello di Andrea Ronchi, esponente di Alleanza Nazionale e Ministro di questa Repubblica: “Noi siamo con Israele ieri, oggi e domani” (2). Nessuna meraviglia: Fini addebita “agli Italiani l’infamia delle leggi razziali del 1938”; Ronchi, considerato che le leggi razziali sono vigenti in Israele, proclama: “CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE”. Contro il nemico, con il nemico, a favore del nemico.
E non venitemi a dire: “dove sta l’amico? Dove il nemico?”. Vi risponderei che Fini & Compari non hanno “amici” né “nemici”: la “mangiatoia” è la loro “Patria”. Conviene, dunque, sputare e passare oltre.
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Restano gli “Ebrei/Israeliani” che hanno tanti “amici”, più o meno interessati. E tante, tantissime, “baionette”. Solo che…. Solo che le baionette sono buone per vessare i Palestinesi, non sono buone per sedercisi sopra. Insomma: gli “Ebrei/Israeliani” hanno la “forza” ma non hanno la “saggezza” per trovare la via della pace. Antonino Amato

lunedì 22 dicembre 2008

Quando ci va ci vuole

NON SIAMO ADUSI ENTRARE NEL MERITO DELLE AZIONI DI PARTITI POLITICI MA IN QUESTO CASO ERA DOVEROSO SEGNALARE UNA DELLE TANTE iNCONGRUITA' DI UNO DI COLORO CHE DICONO ESSERE .................."ANTAGONISTI" AL SISTEMA......


La bottiglia “MSFT”, stretta tra “Israele” e “Palestinesi”
C’è un famoso proverbio che ci dice che, “su una bottiglia piena e metà e vuota a metà si può imbastire qualsiasi discussione”. A me pare, invece, che la “bottiglia MSFT” sia completamente vuota. E ve ne espongo il perché.
C’è il conflitto “Israeliani/Palestinesi” che si trascina dal 1948. E ci tocca constatare che i Palestinesi, gli Arabi e Mussulmani odiano gli Israeliani. E’ un “odio giustificato da fatti concreti” oppure è un “odio ingiustificato nato dalla lettura di alcuni libri antisemiti”? Si tratta di “fatti passati” o di “fatti recenti”? E su questo mi tocca osservare che gli Ebrei ci rammentano continuamente i torti subiti, da parte degli Europei, dal 1933 (ascesa di Hitler al potere) al 1945 (fine della Seconda Guerra Mondiale). Su questi “fatti passati” gli Ebrei ci narrano la “loro storia”. Ma non accettano alcuna discussione di carattere storico. Ed hanno chiesto ed ottenuto che la “libera Europa” varasse delle “leggine liberticide” per impedire una libera discussione. Mentre scrivo alcune decine di Europei sono in galera, colpevoli unicamente di avere negato, in tutto o in parte, quei “fatti passati”.
I Palestinesi, invece, lagnano soprusi passati e sorprusi presenti. Sorprusi che si sviluppano tutti i giorni, sotto gli occhi di tutti. Almeno di coloro che hanno occhi ed intelletto. Ed usano occhi ed intelletto per “vedere” e per “capire”.
Io non metto in discussione le “cose scritte” in quella “risoluzione della Commissione UE”, sottoposta al voto del Parlamento Europeo. Dico solo che gli europarlamentari, nel votare “SI” oppure “NO” dovevano guardare alle “parole scritte dalla risoluzione” ma guardare anche ai “fatti così come si sviluppano in Palestina”. Lo hanno fatto? Se si, se hanno valutato “parole” e “fatti”, hanno votato per sospendere le trattative tra UE ed Israele.
Romagnoli, invece, ha votato per proseguire le trattative tra UE ed Israele. E, quel che è peggio, giustifica il suo voto, esibendo la “risoluzione della Commissione UE”; “nobili parole” contraddette da “fatti concreti ed ignobili”. Mi chiedo: perché inviare al Parlamento Europeo Luca Romagnoli? Non sarebbe meno dispendioso inviarci un “pappagallo ammaestrato a dire “SI”? Ci risparmieremmo un mucchio di soldi.
Aggiungo: perché votare Luca Romagnoli per il Parlamento Europeo? Sicuramente nelle liste ci sarà anche qualche “giudeo autentico e genuino”. Perché votare Luca Romagnoli, povero “giudaizzato”?
Antonino Amato

giovedì 18 dicembre 2008

DOPO I LUDI CARTACEI DI ABRUZZO ED IN VISTA DI QUELLI EUROPEI

Brava gente gli italiani............................specialmente quando sono ITALIOTI !
Nonostante che almeno quasi la metà degli aventi diritto al voto in Abruzzo ha iniziato a comprendere disertando le urne purtroppo ancora la maggioranza di essi ha voluto prestare il fianco al giochino della "democrazia elettorale" premiando - udite, udite - gli arcoriani del novello "popolo delle libertà" e dimostrando di avere grande fiducia nell'unica opposizione dell'ex- magistrato famoso nel 1992 per l'operazione cosiddetta "mani pulite" (che poi a vedere gli ultimi sviluppi giudiziari in quà ed in là sul suolo italico non é riuscita a pulire un granché !).
Qualcuno si starà domandando come mai LA DESTRA non abbia potuto far altro che prendere una tranvata mostruosa con un misero 1,8 % quando qualche illuso sognava percentuali addirittura a due cifre piene; la risposta stà proprio in quel nome. NON SI PUO' PENSARE DI OTTENERE CONSENSO DAGLI ITALIANI IDIOTI, cioé gli ITAL.IOTI, mettendosi a far concorrenza alla portaerei "Berlusconi" con un caciucco.
Il termine DESTRA é - O ALMENO DOVREBBE ESSERE - evidente ormai inserito nei neuroni degli elettori nella casella adibita a recepire i messaggi mediaset e tutto il resto viene confuso e metabolizzato in quel senso; qualsiasi formazione - anche quella più "radicale" (si fa per dire) - é considerato vivaio del Popolo delle Libertà grazie anche alle ottime performances delle soubrettes mancate Alessandra (Mussolini) Floriani e Daniela Santanché insieme al faccione tutto "duce, duce" di un Ciarrapico di turno. Non solo................non va dimenticata la ambiguità quindicennale di quella A.N. erede del Msi (quando ha fatto comodo) che ha piano piano lobotomizzato le menti già offuscate dall'almirantismo.
Ed alle europee allora !?
Sarà pure peggio perché se in Abruzzo LA DESTRA poteva permettersi di correre senza concorrenti a giugno (ammesso che vengano raccolte le firme necessarie per presentarsi) é probabile e quasi certo che a dividersi il magro companatico di un 2% di nostalgici saranno forse in 3 e diventa evidente pensare all'ultima debacle.
Soluzioni...............Noi ne individuiamo tre.
1) Accorpare in un patto d'onore in una unica lista coloro i quali ritengono di poter rappresentare ancora un legame tra il neofascismo e la "destra radicale" (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, La Destra con il Fronte Nazionale).

2) Lavorare viceversa sui singoli territori per giocare una partita vincente nei piccoli comuni per avere un congruo numero di consiglieri comunali sparsi per lo Stivale capaci però di portare il messaggio del socialismo nazionale nella pancia del nostro "paese" alla deriva.

3) Iniziare un lavoro di cambiamento del nome tale da eliminare per sempre il termine DESTRA e costruire un messaggio unitario di socializzazione ed identità.

MALA TEMPORA CURRUNT !

giovedì 11 dicembre 2008

Arriva Petraeus: La Russa “si cala le mutande” e Berlusconi “si slaccia il giubbotto”. Come finirà?




E' un articolo dei tanti che il Direttore di Ciaoeuropa - Antonino Amato - mi invia per conoscenza e nel suo sarcasmo siculo mi ci ritrovo spesso................d'altronde anche lui é di "scuola" O.N. ! E credo opportuno pubblicarlo per il tema trattato.

Leggo il “Corriere” (1) e mi torna alla memoria una storiella che circola nella mia Sicilia. Due ragazze accettano di partecipare ad un “pic nic”. Solo che, rimaste sole, si chiedono: “che cosa è un pic nic”? Lo chiedono a delle amiche che non sanno rispondere; lo cercano nel dizionario ma non ne cavano una chiara spiegazione. Fu allora che una delle due, la più scaltra, consigliò: “Nel dubbio facciamoci il bagno”. Mi direte: “Che c’entrano le tue due conterranee, disponibili ad offrire tutte le fessure, con Berlusconi (Presidente del Consiglio dei Ministri) e con La Russa (Ministro della Difesa)”? Vorrei capirlo anch’io. E spero che mi aiuterete a capire.
A Roma arriva Petraeus, inviato da Bush (presidente uscente) e da Obama (presidente in pectore). E qui mi tocca fare una prima osservazione. Petraeus è un brillante generale, niente di strano che s’incontri con dei generali italiani per scambiarsi idee e punti di vista. Ma Petraeus incontra anche Ignazio La Russa (Ministro della Difesa) e Silvio Berlusconi (Presidente del Consiglio dei Ministri). E questa è già un’anomalia. Berlusconi e La Russa non sono dei “soldati”, legati ad una “catena di comando”; ma due “politici” che stanno lì ed esercitano le loro funzioni in quanto “rappresentanti del popolo italiano”. E mi chiedo: “E’ normale che sia venuto un generale, portatore di ordini, anziché un politico con il quale discutere le strategie”? Potreste obiettarmi: “Discutere di che”? E su questo convengo che ci sono due “scuole di pensiero”: io ed alcuni altri “forsennati” sosteniamo che l’Italia, dal 1945, è una “colonia degli USA”; le “autorità” di questa Repubblica, “uomini d’onore”, sostengono, invece, che noi Italiani siamo “amici ed alleati degli USA”. Al lume della mia scuola, è normale che un generale USA venga in Italya ed impartisca ordini ai nostri politici; ma agli occhi dei Napolitano, degli Schifani, dei Fini, dei Berlusconi e dei La Russa (ripeto e ribadisco: “uomini d’onore”) la cosa dovrebbe risultare come blasfema. E dovrebbe farli arrossire, se ne fossero capaci.
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Si aggiunga che una voce autorevole ma che desidera mantenere l’anonimato mi notizia che “La Russa ha ricevuto Petraeus senza pantaloni e senza mutande”. Io non ci credo, ma leggo le sue dichiarazioni: “Gli impegni che abbiamo assunto in ambito NATO richiederanno nel 2009, per sei mesi, che il personale in Afganistan possa raggiungere anche la consistenza di 2.800 militari” (1). Ed ancora: “Portare i militari italiani da 2.270 a 2.800…” (1). La stessa voce, autorevole ma anonima, mi comunica che “Berlusconi, nel ricevere Petraeus, si era slacciato il giubbotto; ma pare che sia rimasto vestito”. La cosa è credibile, visto che Berlusconi dichiara: “I nostri soldati in Afganistan non aumenteranno” (1). Ed allora mi chiedo: “Dice il vero Berlusconi oppure La Russa”? Io non so. Dite voi.
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Una vocina strilla: “Sei sempre il solito, volgi tutto a scherzo pecoreccio”. Ne convengo. Ma devo dichiararvi che quanto scrive Maurizio Caprara (1) mi lascia alquanto sconcertato: “La differenza è che il Presidente del Consiglio ha parlato davanti alle telecamere delle televisioni” (1), mentre La Russa ha parlato “davanti alla Commissione del Senato” (1). A questo punto mi chiedo e vi chiedo se è più sovversivo scrivere che “La Russa vuole inviare altri 500 soldati italiani in Afganistan, grato per alcuni “momenti di gioia” che Petraeus gli ha donato; mentre Berlusconi, che non ha conosciuto quella “intima gioia”, non ne vuole inviare” oppure scrivere che “Berlusconi dichiara agli Italiani” (e pertanto deve ingannarli) mentre La Russa dichiara ad una Commissione del Senato (e in quella sede “cane non mangia cane”)? Io non so, fate voi.
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Una cosa è certa. Quando si tratta di dare qualcosa agli Italiani, il Governo riesce a trovare solo “40 Euro mensili della social card”; ma se c’è da obbedire al “badrone yankee” il Governo “non bada a spese”. Quanto all’opposizione, si trovano tanti, tantissimi, che strillano contro “l’elemosina data gli Italiani poveri” ma non si trova un solo “cornuto” che gridi contro lo spreco di uomini e di soldi per fare le “guerre americane”. Con l’avvertenza che, quando un Siciliano da del “cornuto”, intende: “farabutto e mascalzone”. Non che in Parlamento non ci siano tanti “cornuti”. Ce ne sono tantissimi, ma sono troppo presi dalla mangiatoia per preoccuparsi dell’Italia e degli Italiani. E dire che Mussolini disse “aula sorda e grigia”. Ma Mussolini, notoriamente, era un buono.
Antonino Amato

lunedì 8 dicembre 2008

UN CENTENARIO DA NON DIMENTICARE

Nel dicembre del 1908 esce la rivista “ La Voce” a cura di Giuseppe Prezzolini. Durò solo otto anni ma rappresentò una testimonianza che merita ancora una precisa attenzione soprattutto per l’ambizioso tentativo culturale di riformare moralmente l’Italia e gli italiani. “Noi sentiamo fortemente l’eticità della vita intellettuale - affermò Prezzolini - e ci muove il vomito a vedere la miseria e l’angustia e il rivoltante traffico che si fa delle cose dello spirito. Sono queste le infinite forme d’arbitrio che intendiamo denunciare e combattere. Tutti le conoscono, molti ne parlano, nessuno le addita pubblicamente.” La rivista divenne una palestra di idee e di opinioni anticonformiste ma che mirava al concreto. E’ lo stesso Prezzolini che ci racconta come nacque “La Voce” (L’Italiano Inutile - Milano 1954): “......Ci voleva, ora, qualche cosa che passasse i nostri individui e toccasse la società e, in un certo senso, ci innestasse con la storia. Chi lo sapeva? Forse modernisti, sindacalisti, leonardiani, crociani, ricercatori di nuovi doveri della scuola, socialisti stanchi del marxismo, repubblicani annoiati del mazzimaniesimo, monarchici che ambivano ad una attività più viva del grande istituto ereditario rappresentante la nazione, minoranze di tutte le maggioranze soddisfatte e stanche non avrebbero potuto riunirsi e dire e dare all’Italia una parola e un’azione ?” L’elenco ci avverte di quanto fosse stato eclettico per storia personale e provenienza il repertorio dei collaboratori che si raccolsero intorno alla rivista.. Da Croce a Gentile, da Amendola a Papini, da Salvemini a Einaudi, da Cecchi a Soffici, da Monteverdi a Pizzetti, da Palazzeschi a Pancrazi passando per lo stesso Mussolini di cui Prezzolini ha rivendicato in più occasioni la scoperta. Una esperienza simile oggi sarebbe più che mai necessaria ma, forse, impossibile come ha affermato Massimo Fini: “In questa Italia dove gli scrittori, i filosofi, gli artisti non contano niente, dove appena metti un piede fuori dal politically correct e dall’asse Destra - Sinistra non esisti più, dove un rutto di Costanzo può distruggere la Critica della Ragion Pura, non ci potrebbe essere spazio per giornale come La Voce.”
Eppure, noi socialisti nazionali, ribelli ed estranei al sistema vigente, non vogliamo arrenderci, non ci sentiamo vinti, sentiamo ancora dentro di noi la furia tagliente di una rivoluzione che faccia tabula rasa del malcostume, del malaffare e della corruzione che alligna in questa falsa democrazia nata dal tradimento e dal disonore. (Stelvio Dal Piaz)

venerdì 5 dicembre 2008

L'ARTECRAZIA DELLA POLITICA : IL MARMO CHE VINCE LA PALUDE





Il marmo che vince la palude

Ieri si è svolta, a Casa Pound, una conferenza dal titolo “Artecrazia. La politica come arte, e l’arte come politica”, con Pietrangelo Buttafuoco quale ospite d’onore. Era purtroppo assente Gianluca Iannone, assai rammaricato per l’influenza che lo aveva costretto a letto.

Tuttavia apre la conferenza vera e propria Adriano Scianca che, senza troppi preamboli, cita Iannone – rendendolo così più che mai presente – introducendo in medias res il tema della serata:

“L’Italianità è marmo che vince la palude!”.

Scianca fa giustamente notare che, a sentire una frase del genere – detta per altro in campagna elettorale –, ci si accappona la pelle: ed ha ragione.


Ma perché questa frase semplice, ma genialmente efficace e incisiva, scuote tanto i nostri animi e suscita emozione? Che cosa vuol dire esattamente marmo che vince la palude?


La risposta è tanto semplice quanto la frase stessa: La Vita che vince la Morte!


La palude è il luogo della morte per eccellenza, ove l’aratro non può tracciare il solco per edificare la casa, la città, la civiltà. È il fango, è la melma che ci limitano nelle azioni, che soffocano i nostri entusiasmi.



Il marmo invece è la vita, è la volontà di costruire, di costituire, di far nascere. Cosa? La casa, il luogo del focolare, ove l’amore possa fecondare la vita ed educarla all’avvenire.

Per questo motivo la marmorea scritta che campeggia sul palazzo di Casa Pound è qualcosa di più di un vezzo, di una “ciliegina sulla torta”: è un simbolo, è un messaggio che riassume l’essenza stessa di Casa Pound, ossia la lotta del marmo contro la palude.

È da questi presupposti che Buttafuoco sviluppa il suo discorso. Il giornalista spiega dunque il motivo della sua ammirazione per Casa Pound.
Ebbene, all’interno di un’area che si è spesso sclerotizzata tra nostalgismi oramai anacronistici e velleitarismi che l’hanno resa caricatura di se stessa, Casa Pound ha saputo rinnovare il proprio linguaggio e rigenerare la propria azione; è riuscita nell’intento di riproporre l’Idea fascista nel Terzo Millennio con nuovi strumenti e nuove espressioni. Azioni spavalde, motti sensazionali, grafica accattivante, sito internet e forum sono solo alcuni degli intelligenti spunti che fanno di Casa Pound un unicum all’interno dell’ambiente della Destra Radicale, nonché della politica italiana in generale, essendo quest’ultima troppo schiava di vecchi schemi e vomitevoli compromessi, i quali sviliscono da anni e ogni giorno ancora l’immagine dell’Italia nel mondo.

Casa Pound – prosegue Buttafuoco – si è fatta, invece, interprete di quel vitalismo, di quell’entusiasmo che hanno sempre caratterizzato il Fascismo, che è invenzione tutta italiana.
Il giornalista e romanziere siciliano ha poi posto l’accento sul marmo e sull’homo faber, ossia l’uomo capace, grazie al suo genio e alla sua volontà di potenza, di dar vita a forme nuove: è l’uomo che costruisce, che edifica, che modella il marmo, da cui scaturiscono – come abbiamo visto – la vita e la civiltà. Sì, proprio perché il fabbro è artigiano, e quindi è artista, e qui è il vero fulcro dell'incontro: la Politica come Arte, e l'Arte come politica.

Il dibattito poi si accende durante le domande finali, andando a toccare svariati temi, in cui Buttafuoco è invitato a parlare di quei miti tanto cari al Fascismo e ai suoi eredi spirituali.

L’ultimo appello di Buttafuoco – e ciò ci carica di rinnovato vigore – è tutto per noi giovani: dobbiamo continuare sulla strada ormai tracciata – che è quella giusta –, dobbiamo essere avanguardia, intendere ed agire velocemente, con precisione, con risoluzione, con coraggio e, talvolta, con irriverenza e cinismo. Dobbiamo credere nelle nostre forze e nei nostri cuori, dobbiamo farci fabbri e costruttori di case di imperituro marmo, con lo sguardo fisso in avanti e verso il sole.

Solo così sarà possibile avverare quell’antico ma sublime motto che alcuni decenni or sono infiammò l’Europa: Il Domani appartiene a Noi!

giovedì 4 dicembre 2008

TAGLIANO, MA MAI RICUCIONO


ASCOLI PICENO- CRONACA DI TAGLI QUOTIDIANI.Camerati ed Amici di SN, la crisi economica o per meglio dire il fallimento del pensiero unico dell'economia Liberal-Capitalista, colpisce e continua a fare la sua mattanza specialmente nelle piccole Province tipo quella di Ascoli Piceno in cui la crisi si sente maggiormente viste le risorse industriali presenti sul territorio numericamente non molto numerose. Continuano ad anestetizzarci dicendo che tutto va bene, che la si supererà questa crisi, è chiaro che "LORO" se la caveranno ma intanto la mattanza dei posti di lavoro continua. mi sento solidale per quel che conta con questi Operai miei concittadini che proprio sotto Natale vedranno cadere e provare sulla loro pelle la mannaia dei tagli dei posti di lavoro.

WERWOLF


martedì 2 dicembre 2008


In Memoria di Daniel Wretström.Salem, un sobborgo di Stoccolma, il 9 Dicembre del 2000. E' proprio dopo la mezzanotte che una gang multiculturale di una quindicina dipersone circonda ad un ragazzo svedese, che aspetta l'autobus alla fermata di Säbytorsvägen. Il ragazzo, non troppo adolescente alto e magro, aspettail bus per tornare a casa dopo aver partecipato ad una festa.- "Fottuto razzista !" cominciano a gridare, mentre si avvicinano a lui. Una ragazza svedese dai capelli lunghi biondi gli grida anche con accentostraniero. - "Fottuto razzista! Osi stare qui? Sei impaurito?"Poche settimane prima dell'accaduto, i media avevano realizzato una campagna d'attacco contro i Patrioti svedesi. Oltre altrecose assicuravano che gli "estremisti dell'ultradestra" avevano assassinato un bambino straniero di sei anni in Germania. Poi si proverà che le accuseerano infondate e che tutto era stato inventato.- "Colpitelo fino alla morte!" ordina una ragazza alla feccia aggressiva, che si è già data da fare con la preda. La gang sa' che è più che permessoattaccare una persona sospettata di essere razzista. Di fatto, un paio di giorni prima avevano ottenuto la luce verde dalle alte cariche del governo.Infatti, il primo ministro svedese Goran Persson aveva scritto in un articolo, su uno dei maggiori periodici in circolazione in Svezia che "li schiacceremo!", riferendosi ai nazionalisti. Questa notte, la banda multiculturale è pronta ad applicare alla lettera le parole dette dal primo ministro.Quando inizia l'aggressione, Daniel si rende subito conto della sua posizione svantaggiata, l'incontrarsi solo di fronte ad un gruppo assetato di sangue armato con oggetti che useranno come armi. Cerca di trovare una via di fuga lanciandosi sul cofano di un auto che passava di lì. "Per favore aiutami!" implora al conducente dell'auto sperando che lo porti al sicuro. Uno della banda grida qualcosa al conduttore, e questo incomincia a far andare il ragazzo fuori della sua traiettoria accelerando e frenando di continuo con la macchina. Il ragazzo cerca di aggrapparsi alla macchina tentando di salvarsi, ma la banda lo afferra e lo lancia sull'asfalto. La macchina fugge e il pestaggio continua.Ora incominciano a dargli calci e a colpirlo con delle spranghe sia sul corpo, sia sulla testa. Dopo un momento d'intensa violenza uno degli aggressori si arma di una sbarra di ferro di quasi un metro e mezzo di lunghezza e incomincia a colpire il ragazzo alla testa senza fermarsi sino a quando una ragazza che passava di lì incomincia a gridare istericamente, pregando la bestia che si fermi. Una ragazza della banda si fa avanti e dice"Questo razzista se lo merita!", e il ragazzo della banda alza la spranga in alto per intimidire la ragazza accorsa in aiuto.Arrivati a questo punto, uno della feccia che era corso a chiamare il fratello torna e incomincia a saltare sul collo e sulla testa del ragazzo ormai in condizioni critiche. Il fratello maggiore è venuto per dargli ciò che si merita ad uno di questi detestabili razzisti che "uccidono i bambini" e che sono una minaccia alla "democrazia", e ora lui sente l'odio pulsare nel suo sangue.- "Fuori dal mio cammino, ho un coltello!" grida con grand'eccitazione, e si lancia contro il ragazzo ormai svenuto, impugnando forte il coltello. Gli altri membri della banda lasciano il passo a Khaled Odeh, che si siede sulla schiena di Daniel. Alza e conficca il coltello una e più volte. Dopo aver accoltellato quattro volte il ragazzo alla schiena, il coltello si spezza a metà. Khaled afferra la testa del ragazzo con la mano sinistra per girarla.Sente un furioso odio per quel ragazzo mutilato, un ragazzo che minaccia la democrazia, un ragazzo che assassina i bambini, per questo deve essere schiacciato. Così decide cosa fare. " lo ucciderò".Quelle parole navigano nella sua mente ossessivamente quando introduce il coltello nella gola di Daniel.Soddisfatto del aver liberato la società da un razzista, lentamente si alza in piedi. Il sangue che gli copre la mano è ancora caldo. Guarda attorno a sé a la gente che lo osserva e gli grida che nessuno deve non aver visto niente. Poi fugge dal luogo del delitto con suo fratello. Il resto della feccia si disperde in varie direzioni e scompaiono. "Schiacciare il razzismo!", qualcuno grida nell'ombra.Però Khaled Odeh è stato visto. La ragazza svedese che ha visto il brutale assalto si avvicina al ragazzo con le lacrime agli occhi. Daniel cerca dialzare la testa ma non ci riesce. I suoi vestiti sono pieni di sangue che esce a fiumi dall'arteria del collo. Tenta di respirare ma dalla sua bocca esce solo un debole soffio quando cade di nuovo sul gelido asfalto. La vita di Daniel Wretström è finita, mentre la ragazza cerca disperatamente di salvarlo.Quando Daniel era vivo, inondava tutto intorno a se di risa e d'allegria. I suoi amici e i familiari lo descrivono come una persona molto considerata,amabile e molto popolare. La fiamma dei suoi occhi si spense quando teneva appena diciassette anni e aveva tutta una vita davanti a sé. "Mio figlioDaniel era un ragazzo affascinante con lo scintillio negli occhi" ci racconta la madre. "Lui illuminava la vita con il suo humour e i suoi scherzi. Non sempre i giorni sono splendenti, però tutto quello che abbiamo vissuto ci unisce fortemente l'uno con l'altro.Lui trovava la tranquillità e la calma quando andava a pescare, poteva starsene ore ed ore in barca solo osservando e godendosi la pace. Presto capii di lasciar perdere di aspettare Daniel dentro un negozio di pesca, dove restava molto tempo prima di uscirne. A Daniel lo incantava pescare, conoscere ragazze, suonare la batteria e stare con la sua famiglia. La mia opinione è cheDaniel era un ragazzo meraviglioso di cui io ne ero fiera. Se qualche volta ci arrabbiavamo la parola "mi dispiace" era molto importante. Spesso midiceva "mamma, ti amo", e gli amici che lo sentivano mai lo riprendevano per questo. Daniel era un ragazzo che dava una grande impressione alle personeche conosceva, e conquistò molti cuori. Ogni volta che guardo fuori la finestra della cucina, verso la piccola casa di Daniel, vedo una finestrabuia, senza luce, e mi domando, perché ti presero la vita?".Le conseguenze legali sono state tracciate come un'autentica farsa, dove i giudici e i giuristi dichiararono la gioventù svedese come fuorilegge esenza diritti civili.L'assassino, Khaled Odeh, fu condannato per omicidio e fu inviato a sottoporsi ad un trattamento psichiatrico dato che il tribunale concluse che soffriva di un'instabilità di mente nel momento del crimine.Quando si formula così il verdetto non è inusuale che il colpevole si dichiari "riabilitato" e sia liberato nel giro di un anno. Solo sei membri della banda furono giudicati dal tribunale. A tre di loro gli si obbligò a quaranta ore di servizio per la comunità e di tenersi in contatto con i servizi sociali. I due restanti furono obbligati a pagare 1.800 corone svedesi (pari a 200 euro) in garanzia e gli si concesse la libertà.Viene da chiedersi così poco vale la vita di un giovane svedese? Meno che un biglietto? D'altronde non era l'unico cui non piaceva guardare questa società e di come si distrugge e si brutalizza. Per mantenere viva la memoria di uno dei giovani cittadini svedesi il cui sangue è stato versato sull'altare sacrificale dell'establishment, vivo, si terrà la marcia annuale in ricordo, nella data dell'anniversario dell'assassinio. http://www.salemfonden.info/