lunedì 28 settembre 2009

il tavolino delle "trecarte"


Qui sotto riportiamo il sunto del punto centrale della relazione di Francesco Storace al c.c. del partito "La Destra" con alcune considerazioni a dimostrazione che NON POTRA' ESSERCI DA PARTE NOSTRA ALCUNA POSSIBILITA' DI ACCODARCI A SIFFATTA ESPRESSIONE POLITICA CHE E' LA DIRETTA CONTINUAZIONE DELL'ABIURA DI FIUGGI (altro che citazione di Beppe Niccolai truffaldina e infingarda !) :

<< Il nostro obiettivo non è rappresentato da una vocazione terzopolista. Il nostro compito è spostare a destra l’asse del bipolarismo italiano.
Certuni pensano che non abbiano senso le differenze tra destra e sinistra. Noi no.>>

Dunque la volontà di mantenimento dell'attuale statu-quo é condizione ritenuta imprescindibile per rimanere a raccogliere le briciole dal tavolo dei commensali come fanno d'abitudine i cani. E' evidente che ribadire il concetto destra-sinistra é funzionale al sistema "padrone" che nella falsa divisione schematica preserva il suo margine di manovratore di opposti estremismi eludendo la scontro sui problemi reali.

<<> non avrebbe avuto i dubbi di Fini sul testamento biologico, né le esitazioni governative sullo stop alla pillola abortiva e avrebbe affrontato con nettezza il tema del rapporto tra cittadini e banche.
Un’Italia di destra estenderebbe la partecipazione dei lavoratori anche alla gestione aziendale, non assisterebbe passivamente alla tragedia delle morti bianche e si scandalizzerebbe anche quando vittime di reato sono italiani per mano straniera.
Un’Italia di destra non avrebbe fatto silenzio di fronte alle compiacenze verso Gheddafi, avrebbe sbarrato ogni strada al solo tentativo di garantire il diritto di voto agli stranieri, avrebbe preteso serietà nella trattazione delle questioni internazionali.
Poco esaltante anche l’opposizione, con il Pd che, rimasto orfano del potere, mette a nudo le contraddizioni tipiche dei grandi apparati che nascono per fusione imposta.>>

L'ambiguità di affermazioni alquanto generiche non portano a offrire considerazioni certe in merito su:

a) incapacità a rendere possibile una via differente rispetto ai diktat clericali in merito a regole condivise proprie di una matura comunità sociale laica nel rispetto delle differenti visioni etiche individuali;

b) alternativa al modello di sviluppo socio-economico basato sul liberismo per cui non basta la semplice "gestione di partecipazione aziendale" se non si crea il presupposto di una corretta paritaria amministrazione socializzatrice tra capitale e Lavoro;

c) che cosa significa "serietà di trattazione delle questioni internazionali" quando non si esprime con forza la volontà di respingere ogni ingerenza per l'autodeterminazione della propria sovranità economica, politica e militare individuando nell'occupazione americana dopo oltre 60 anni dal secondo conflitto mondiale un vulnus alla dignità nazionale e senza avere il coraggio di esprimere senza perifrasi un percorso di politica estera che ci affranchi dai diktat del sionismo e ci riporti nell'alveo della tradizione culturale europea di collaborazione con il mondo arabo !


<<>
Manca la politica, è assente ogni rappresentanza sociale. Le istituzioni, i partiti dell’arco parlamentare, vincono a turno le elezioni ma non interpretano i bisogni dei più deboli. E da qui dobbiamo ripartire, offrendo all’Italia una proposta di politica sociale che sia percepibile da tutti.

Dalla Conferenza programmatica che terremo ad Orvieto i prossimi 7 e 8 novembre dovrà emergere come tradurre in azione lineamenti di politica sociale che per noi sono dottrina e prassi costante.
Li ha individuati l’esecutivo politico di luglio nel documento Tilgher:
a) Concezione del lavoro come bene sociale svincolato dalla considerazione liberista di costo di produzione;

b) Creazione dello stato sociale come momento di pari opportunità per tutti con selezione meritocratica;

c) Nuova identità nazionale costruita sul campanile e sul legame con il territorio, per creare un nuovo senso di appartenenza e rigenerare l’ unità nazionale da rilanciare, con profondi contenuti etici e sociali, nell’ Europa dei popoli;

d) Eliminazione del potere usurario utilizzato dal sistema finanziario e riaffermazione della funzione sociale del credito e della proprietà;

e) Autonomia: morale, culturale, politica e territoriale. >>

Tilgher predica bene ma razzola alquanto male se vuole trattare un tema di siffatta portata tralasciando il piccolo particolare che porta acqua con "La Destra" proprio al mulino "iperliberista"; o c'é o ci fa a questo punto.



Sopra si dice di non avere vocazione "terzopolista" e non viene spiegato però come conciliare lo stato sociale partecipativo (dunque inteso al di fuori della partitocrazia democratizzata assembleare NON MERITORIA) con il concetto di appartenenza allo schema "destra" che oggi é riconosciuto nell'espressione liberal-economicista senza se e senza ma.



La nuova identità nazionale corrisponde ai localismi territoriali di estrazione egoistico-edonista a cui bisogna in qualche modo subordinare l'eventuale partecipazione ad una alleanza coesa tra Pdl e Lega nord (oppure attraverso la mediazione con determinate autonomie meridionali come avvenuto alle recenti elezioni europee) oppure ancora é mera esercitazione metapolitica senza ambizione di costruzione di una fase innanzitutto culturale e dottrinaria di cui la DESTRA come schema politico non é depositaria......!?



L'espressione del vuoto politico in cui si prefigura il progetto de "La Destra" sta tutto negli ultimi due punti; per combattere il potere usurario del sistema finanziario e riaffermazione della funzione sociale del credito e della proprietà occorre recuperare oltre alla sovranità politica e militare soprattutto la sovranità monetaria e per fare ciò occorre una "rivoluzione" nel senso più compiuto del termine in cui vanno recisi senza tentennamenti tutti i legami ancora esistenti tra il modello di sviluppo "occupante" (quello che ha seguito con le salmerie i carri armati americani nella risalita dall'Italia del sud fino al nord contrastata SOLO dal NaziFASCISMO) e i suoi "ascari", cioé i partiti di sinistra, di centro e di destra del cosiddetto "arco costituzionale".
Su questo é inutile continuare a provare a prendere in giro la gente che non avendo nessuna voglia di combattere accontentandosi di essere ormai solo "tubo digerente"preferisce - se proprio deve premiare - i "vincenti" e non certo uno sparuto gruppo di "trombati" della politica italiana.

<<> che devono rappresentare la summa del pensiero della nuova destra italiana. Dovremo varare, in quella sede, un nuovo manifesto-appello agli italiani per la Patria del futuro.>>

Se quello emerso dal c.c. de La Destra dovrebbe essere l'avvio per una "patria del futuro" come socialisti nazionali siamo alquanto lieti di avere tutt'altro DNA e di continuare fortemente a credere allo Stato Nazionale del Lavoro quale unico vero altro mondo possibile.
Un suggerimento; "il gioco delle tre carte" é un gioco d'azzardo truffaldino punibile per legge....................................

M.C.