venerdì 29 ottobre 2010

Riti tribali.

Non importa il tipo di parole che possono essere usate.....oggi é di moda "bunga bunga" ....ma il problema persistente di questa "repubblica democratica ed antifascista" é che ci sono sempre i piglìanculi ed i mettìnculi. I primi sono la maggioranza degli italiani (molti in verità sono italioti perché queste classi dirigenti le hanno votate), mentre la "casta partitocratica" é quella che continua a divertirsi a metterlo a tutti noi.
Saremo capaci ancora come popolo a dire basta a tutti i "riti tribali" e riprenderci costi quel che costi la nostra dignità !?

venerdì 15 ottobre 2010

Negare a chi nega non é.........negativo.....(e se le famiglie italiane si impoveriscono é sempre colpa dei cattivi !)

Al più presto una nuova legge che possa rendere possibile l'incriminazione della negazione della "shoa"; dunque una negazione della libertà di poter negare ciò che storicamente può essere determinabile negativamente rispetto alla vulgata proposta unilateralmente.
Non c'é che dire; gli italiani infatti immersi nei problemi di sopravvivenza quotidiana stretti dalla morsa della precarietà sociale frutto della cupola usurocratica apolide non vedono proprio l'ora che si vari questa legge (magari prima del fatidico 27............del mese di gennaio......) così che finalmente riescano a trovare un minimo di serenità economica e famigliare oggi distrutta da pericolose orde di "einsatzgruppen" vaganti tra bollette dei mutui da pagare, carrelli della spesa del supermercato semivuoti, lettere di licenziamento ed amenità simili.
Un plauso agli strenui difensori del popolo italiano trasversalmente presenti in ogni settore del parlamento italiano (governo, maggioranza, fronda finiana, opposizione triciclo IDV-PD maggioranza e minoranza-SEL viste le pronte prese di posizione dei vari Letta, Fini, Gasparri, Di Pietro, Veltroni e Fassino, Mussi) capaci magari di litigare anche sul colore delle mutande (sporche) che portano ma uniti nel "dogma di quelli del pianto che paga".
Fate, fate; il popolo sentitamente.................ricorderà ..............l'aiuto ricevuto nel momento del bisogno....
Vale !

mercoledì 13 ottobre 2010

kOSOVO E' SERBIA.

La corte del Tribunale fantoccio dell’Onu all’Aja ha santificato la predazione manu militari del Kosovo Metohija alla madre patria serba. L’aggressione anglo-americana della Nato del 1999 viene così legittimata, anche se respinta senza appello da Belgrado e dai serbi rimasti nel Kosovo o costretti – in 200 mila – all’esilio dalla propria terra. La battaglia del Kosovo di re Lazar contro i turchi invasori del sultano Murad – nella Piana dei merli, 28 giugno 1389 a nord di Priština – segnò la nascita storica, in quelle contrade, della nazione serba.

Doveroso l'incipit se si vuole discutere seriamente dei fatti dello stadio Marassi di Genova; si può essere d'accordo o meno sulla necessità e sulla validità del comportamento dei Serbi per trovare cassa di risonanza alle loro rivendicazioni nazionali ma é un dato certo che nelle terre balcaniche la solita "eurolandia" é andata a traino dell'egemonia di comando planetario a stelle e strisce che si muove per i propri interessi specifici e non certo per "portare democrazia" e se ha preferito la mafia kosovara ai diritti del Popolo della Serbia ciò evidentemente contrasta con gli interessi delle Patrie europee di cui la Serbia é - storicamente - parte integrante.
Dunque "teppisti" loro che ancora in qualche modo hanno capacità di reazione oppure "conigli" noi " europei" che proni al politicamente corretto siamo pedissequamente ordinati sulla lunghezza d'onda di Washington, mafia e dintorni !?

sabato 9 ottobre 2010

Lanciare una raccolta di firme per chiedere l'uscita dalla NATO e denunciare unilateralmente l'umiliante trattato di pace del 1947.

La colonia “italya” è diventata il paese del cordoglio, dell’ipocrisia e della più sfacciata vergogna, il tutto condito da una falsa retorica istituzionale. Altri quattro nostri ragazzi sono morti in un paese lontano coinvolti in una guerra aggressiva che non ci appartiene e che non ci fa onore. Occorre uscire da questa palude, da questa gabbia di menzogne; come socialisti nazionali non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questo stillicidio di morti, d’altra parte non possiamo unirci al coro impotente dei “pacifinti” di tutte le varie parrocchie. Noi non siamo pacifisti, anche perché siamo convinti che nei rapporti internazionali occorre essere forti e determinati, pronti anche alla guerra come ultimissima “ratio”, pur di non subire le prepotenze altrui. Purtroppo pesa ancora sulla coscienza degli italiani il tradimento dell’8 settembre 1943 e finché il popolo italiano non farà i conti con la sua Storia, non si ribellerà al Diktat del 1947, non dimostrerà coerentemente di voler lottare per riconquistare la propria sovranità, i nostri giovani continueranno a morire (molti di loro inconsapevolmente !) per gli interessi della cupola plutocratica giudaico-massonica. Nel mentre esprimiamo tutta la nostra solidarietà alle famiglie colpite da così grande dolore, dobbiamo lanciare una sfida al sistema: dobbiamo farci promotori di una raccolta di firme, anche per via telematica,  per chiedere l’uscita dalla NATO e contestualmente la denuncia unilaterale dell’umiliante trattato di pace firmato nel 1947.

Stelvio Dal Piaz.

mercoledì 6 ottobre 2010

Comunità della Nazione e non semplice "unità d'Italia"

Sgombriamo subito il campo da ogni equivoco; dell' "unità nazionale" così come é stata intesa dalla sua nascita dalla massoneria internazionale costretta a prendere in mano la situazione dopo l' afflato rivoluzionario di alcuni suoi "fratelli" in onore di eresia come i repubblicani alla Mazzini, i socialisti utopici alla Pisacane ed i rivoluzionari alla Garibaldi (non a caso simboli ampiamente ripresi - e secondo noi con senso di continuità ideale - dall'iconografia più che del "regime" fascista dal Fascismo socialrepubblicano degli ultimi 600 giorni dell'esperienza R.S.I.) non ne vogliamo proprio parlare.
E' la stessa pantomimica patriottarda azionista e ciellenista sempre eterodiretta dai nemici della Nazione che ora si sbrodola nei "festeggiamenti" dei 150 anni grazie a fior fiore di persone - a partire dall'attuale presidente della repubblica - che fino a qualche anno fa lavoravano espressamente per uno dei tre blocchi geopolitici internazionali; quello atlantista filoamericano, quello marxista filosovietico e quello universalista vaticano che tutti insieme della "patria" italiana ne volevano solo stracci (come in effetti é avvenuto anche grazie al loro sessantennale lavoro post bellico).
E così é ancora oggi anche se ormai il "verbo" é unico ed é quello della piovra usurocratica apolide che certamente gradisce molto un' italietta al posto di una Nazione.
Ecco il punto: la NAZIONE come Comunità e non la semplice "unità d'Italia" (che a dire il vero non dice nulla).
E' per questo che volutamente e provocatoriamente abbiamo voluto ribadire perché per noi la vera Unità di Popolo ha un inizio ed una fine (almeno nell'era moderna) che si identifica tra la data della Vittoria di Vittorio Veneto e l'anno del tradimento badogliano.
Un momento magico in cui un insieme di Volontà si ritrova nello spirito di Stirpe e promuove la fine di ogni divisione tra piccole patrie per accomunare tutti gli individui di tradizione e sangue ancestrali nel compimento di una missione trascendente e mistica di recupero e valorizzazione del primato della nostra Civiltà mediterranea.
Comunione di individui con una meta ed uno scopo che divengono Comunità della Nazione e non mera espressione geografica.
Purtroppo il 1943 le forze antinazionali, le stesse che oggi ci svendono nel mentre ciarlatanano di ipocrito patriottardismo, vollero colpire la ritrovata dignità e solo uno slancio di Onore e Fedeltà di qualche centinaia di migliaia di Uomini e Donne indomite si oppose per altri due lunghi tragici anni all'eclisse.
Noi siamo qui per aver raccolto quel testimone e per continuare a combattere in difesa della NAZIONE che travalica i confini per addivenire al più grande disegno di una Evropa della Nazioni e la guerra non é perduta !

sabato 2 ottobre 2010

TROMBE, TROMBONI E LA DISPERAZIONE DI UN POPOLO.


Saremo forse maghi o più semplicemente conoscitori di come si muove certa politica internazionale ma non si dica che non avevamo previsto quello che puntualmente è successo: il pluriacclamato e pluridecorato Barak Obama ha incassato il primo sonoro schiaffone nel suo vanesio tentativo di portare stabilità tra Israele e Autorità Palestinese. Come avevamo già anticipato in queste pagine il 27 di agosto (35 giorni fa!) la mossa mediatica della Casa Bianca si è risolta in quello che pensavamo, ovvero una studiata azione propagandistica per far risalire la popolarità di quello che sta dimostrandosi il più fantaccino dei presidenti americani della storia. Una mossa che si è puntualmente infranta contro l’intransigenza dei falchi di Tel Aviv  e contro la supponenza di un’entità che si sente al di sopra di ogni regola.
Tra gli ostacoli insormontabili che a nostro avviso si sarebbero frapposti ad una mediazione di così alto lignaggio per una pace (se mai vi sarà in queste condizioni) tra i contendenti avevamo individuato l’ostilità di Nethanyau verso il tipo umano rappresentato da Obama e la questione dell’espansione degli insediamenti ebraici che difficilmente si sarebbe fermata. Guarda caso proprio questo è accaduto.
Nel corso del dibattito che si è tenuto al Palazzo di Vetro negli ultimi giorni di settembre, dibattito che avrebbe dovuto essere il momento più delicato per cercare di abbreviare le distanze tra le parti, peraltro già irrimediabilmente distanti, la delegazione israeliana ha avuto l’ordine da Nethanyau di non presentarsi. Ufficialmente la ragione è stata quella che in quel preciso giorno (ma guarda un po’ il caso !) ricorreva una delle tante giornate in cui ai figli di David è proibito fare qualsiasi cosa. Dunque un nulla di fatto, con i presenti, autentici convitati di pietra di una tragedia che dura da sessanta anni, sempre lì a chiacchierare e a votare documenti che finiranno al macero come le altre scartoffie in cui si richiama inutilmente Israele a determinati impegni.
Ma, per continuare con la casualità degli eventi, di lì a poche ore scadeva anche il termine per la moratoria dell’espansione degli insediamenti ebraici; sarà forse un altro dei tanti casi che beffardamente si prendono gioco delle vicende umane ma all’ora X più un minuto i caterpillar israeliani erano già in movimento per spianare tutto ciò che ostacolava il loro cammino. Allora, se due indizi fanno almeno mezza prova, i tanti tromboni e trombettieri che un mese fa si erano lasciati andare a valutazioni ultraottimistiche, oggi dovrebbero farsi risentire per fare il consuntivo della vicenda e spiegare ai tanti che supinamente ingoiano tutto, come mai le trattative sono praticamente naufragate in porto. E INVECE NIENTE !
Ma noi, che siamo politicamente scorretti, non ci asteniamo proprio per niente. Per quanto ci riguarda le ipotesi sono due, con l’aggiunta di una terza sottoipotesi: o il mediatore deve cambiare mestiere perché oltre agli slogans altro non sa (o non vuole)fare, o una delle parti (e i comportamenti prima ricordati ne rendono chiara l’identità) se ne frega altamente di trattare su questioni che ritiene in fondo non trattabili, salvo dare il contentino al fesso di turno. Oppure in ultima analisi c’è la sottoipotesi , ovvero che sia la prima che la seconda ipotesi siano vere e che il caso le ha messe insieme tutte e due.
A nostro modesto giudizio, che – prevediamo- sarà sostanziato dai fatti prossimi venturi, la sottoipotesi è di gran lunga la più accreditata. Con buona pace degli utili idioti (e sono tanti!) che credono agli asini volanti e con somma disperazione di un popolo costretto a vivere in un lager a cielo aperto, in attesa che i più “giusti” facciano razzia degli ultimi lembi della propria terra e della propria dignità.

FERNANDO VOLPI