" Nondimeno, se nasceva una discussione, bastava un anarchico, sia pur l’ultimo e analfabeta, ma non erano quasi mai analfabeti anche se facevano un mestiere, per tener testa a un gruppo di socialisti.
“È vero o no” gli dicevano a che più si combatte insieme e più s’avvicina il giorno in cui ci sarà un mondo senza classi, senza più sfruttati e senza più sfruttatori?”.
“Poniamo di si” l’anarchico rispondeva.
“Come poniamo? Il numero fa o non fa la forza?”.
“Il numero fa gregge. Collettive sono le pecore che hanno sempre bisogno di tre cose: del pastore, del cane e del bastone.
L’individuo è libero e arbitro di tutte le sue azioni”.
“Parli come un capitalista”.
“E vojaltri come dei preti”.
E venivano alle mani.
E nel migliore dei casi; “Con te non si può discutere. Voi anarchici siete dei Poeti”. ( Vasco Pratolini )
Mi sono imbattuto in queste frasi colorite e con un sapore ottocentesco, parole dette alla luce di una lampada ad olio, risuonanti negli anni densi di mille speranze per quel popolo di lavoratori che, contribuendo alla realizzazione della rivoluzione industriale, s'attendeva il cambiamento delle proprie condizioni di vita.
Fare il parallelo con un precario di oggi e' una naturale conseguenza e la diversita' angosciante e' che, mentre quegli uomii di ieri, pur contriti in miserevoli condizioni di vita e di lavoro, coltivavano nel cuore una speranza, una possibilita', un sogno ardito che li rendeva per l'appunto tutti poeti, tutti sognatori, TUTTI LIBERI, il precario di oggi, il disoccupato, il pensionato al minimo sociale, non ha via di scampo, non ha diritto neanche alla speranza ed al sogno, il suo domani e' destinato ad infrangersi nel cupo di una depressione senza prospettive.
Gia', le prospettive.... le stelle polari dei nostri sogni, la politica, la dignita', il rispetto, la gioia, la vittoria, il sangue : nulla di tutto cio' esiste piu', tutto e' omologato e conforme, tutto e' razionalizzato e precotto.
Il SISTEMA ha provveduto a disarticolare le speranze , a conculcare i sogni inducendo gli oppressi ad una lotta fratricida.
" E venivano alle mani".....una frase semplice ma rivoluzionaria, che ha un sapore di schiettezza e di verita' di sentimenti.
Una frase senza deleghe ma che impone a ciascuno di farsi carico delle proprie responsabilita' e di concorrere come parte attiva al cambiamento della societa'.
Questa forza oggi e' stata sottratta all'operaio, al precario, all' uomo nella sua accezione universale e il Sistema gli concede al massimo di esporre le sue istanze attraverso il meccanismo ASETTICO , NEUTRO e INUTILE del voto.
S'attua cosi' una specie di riflesso pavloviano e con il tracciare una croce su una scheda multicolore l'uomo , il cittadino, il depresso, lo sfruttato, crede di fare la propria rivoluzione, crede davvero di avere, apponendo quella croce, l'energia morale sufficiente a scardinare le catene che lo inchiodano ad una vita in gabbia.
Cosa rappresentano quei simboli multicolori e confusi sulla scheda elettorale ormai non e' piu' chiaro a nessuno.
Le identita' e i messaggi politici sono mescolati alla bisogna, il nemico di ieri e' l'amico di oggi e nessun confine e' certo poiche' a nessuno piu' interessa l' essere depositario di una speranza di rivoluzione , ma tutti i partiti sono concordemente e tenacemente proiettati in una dimensione artificiale lontanissima dall'angoscia del quotidiano.
Tra una settimana ci potra' essere il resettamento di tutto il sistema politico italiano, ci potra' essere quel terremoto che il Sistema stesso ha previsto, al fine di restringere la cerchia di coloro che sono chiamati a gestirsi il potere ed i suoi lussi.
L'oligarchia cantera' il suo trionfo e ai miseri partecipanti di questa sceneggiata non restera' che la via dell'oblìo.
NOi quel giorno nasceremo, noi saremo sulle barricate al primo albeggiare, sventoleremo le nostre bandiere cullate dalla brezza del mattino e richiameremo all'unita' tutti gli uomini di buona volonta', tutti gli oppressi, tutti i vinti, tutti i cuori indomiti.
Non guarderemo al colore politico, non ci cureremo del rosso o del nero : ci metteremo la mano sul cuore e ci guarderemo negli occhi.
Le nostre parole diveranno le parole di tutti, saranno la speranza che come lama di spada fende la nebbia ostinata calata nelle coscienze.
Questa e' la lotta politica, questo e' il sogno, questa e' la storia che dobbiamo scrivere tra la gente e per la gente.
Saremo l' esaltazione dell' egoismo individuale traslato in una funzione di amore collettivo.
“Con te non si può discutere. Voi anarchici siete dei Poeti”.... e noi faremo della poesia un moto interiore di liberta' e di vita oltre ogni confine ideologico, oltre ogni IERI , oltre ogni rancore passato, in una visione condivisa per ottenere un futuro da uomini liberi.
In alto i cuori !