sabato 4 aprile 2009

ACQUA , ARIA, TERRA E FUOCO : LA TEORIA DELLA DECRESCITA

La teoria della DECRESCITA ECONOMICA e' il nuovo vangelo per tutti coloro che sognano un mondo in cui uguaglianza, sostenibilita', coesione e pace sociale siano il viatico che le attuali generazioni si accingono a lasciare a quelel future.
Veniamo da un secolo in cui il PIL e' stata la stella polare per tutte le civilta' industrializzate.
La crescita economica, il riempire il mondo di COSE e' stato visto come l'unico modo per ESSERE e cio' ha portato allo sfruttamento dissenntato del pianeta , delle sue risorse naturalei, delle sue riserve vitali.
LA teoria della DECRESCITA si fonda su 4 punti essenziali :

Il funzionamento del sistema economico attuale dipende essenzialmente da risorse non rinnovabili. Così com'è, non è quindi perpetuabile. I sostenitori della Decrescita partono dall'idea che le riserve di materie prime sono limitate, particolarmente per quanto riguarda le fonti di energia, e ne deducono che questa limitatezza contraddice il principio della crescita illimitata del PIL, e che, anzi, la crescita così praticata genera dissipazione di energia e crescente dispersione di materia. Alcuni sostenitori della teoria (in particolare Vladimir Vernadskij), mutuando dalla seconda legge della termodinamica il concetto di entropia, ritengono che la crescita del PIL comporti una diminuzione dell'energia utilizzabile disponibile, e della complessità degli ecosistemi presenti sulla Terra, assimilano la specie umana ad una forza geologica entropizzante.

Non v'è alcuna prova della possibilità di separare la crescita economica dalla crescita del suo impatto ecologico.

La ricchezza prodotta dai sistemi economici non consiste soltanto in beni e servizi: esistono altre forme di ricchezza sociale, come la salute degli ecosistemi, la qualità della giustizia, le buone relazioni tra i componenti di una società, il grado di uguaglianza, il carattere democratico delle istituzioni, e così via. La crescita della ricchezza materiale, misurata esclusivamente secondo indicatori monetari può avvenire a danno di queste altre forme di ricchezza.

Le società attuali, drogate da consumi materiali considerati futili (telefoni cellulari, viaggi aerei, uso costante e non selettivo dell'auto ecc.) non percepiscono, in generale, lo scadimento di ricchezze più essenziali come la qualità della vita, e sottovalutano le reazioni degli esclusi, come la violenza nella periferie o il risentimento contro gli occidentali nei paesi esclusi dallo (o limitati nello) sviluppo economico di tipo occidentale.

La teoria della decrescita sostenibile non implica evidentemente il perseguimento della decrescita in sé e per sé: si pone invece come mezzo per la ricerca di una qualità di vita migliore, sostenendo che il PIL consente solo una misura parziale della ricchezza (un incidente d'auto, ad esempio, è un fattore di crescita del PIL) e che, se si intende ristabilire tutta la varietà della ricchezza possibile, allora è urgente smettere di utilizzare il PIL come unica bussola.

In base a questi princìpi , sostenuti da LAtouche e in Italia da PAllanti, Fini e Vitari, si puo' dunque pensare di puntare ad un sistema economico che non sia perennemente scagliato a tutta forza nel perseguire LA CRESCITA a danno stesso di coloro che ne dovrebbero beneficiare.
In buona sostanza e' paradossale che il mondo sia oggi drogato da continui bisogni tarati ad arte per innescare nuovi consumi, su un modello di vita in cui il dominio assolutistico della COSA sulle priorita' dell'UOMO sia pacificamente accettato da tutti.
Il modello decrescente punta a ribaltare compeltamente il modello economico attuale ponendosi come fine assoluto la dignita' dell'uomo nel suo ambiente, nel rispetto della natura e delle risorse.
Se ognuno di noi si fermasse un attimo e riflettesse su quanti sono gli acquisti fatti nell'ultimo anno che hanno significato il soddisfacimento di una necessita' primaria e quanti, invece, sono state le cose acquistate per soddisfare bisogni non primari ma "indotti", ci troveremmo TUTTI con la coscienza "sporca" perche' il bilancio personale indotto dal sistema turbocapitalista sarebbe di gran lunga spostato verso il consumo improprio.
La ricetta del modello decrescente si basa sulla riscoperta di una ETICA DEL CONSUMO, una etica del bisogno con il fine stringente di voler ricondurre l'umanita' sulla via di un vissuto piu' inimamente legato alla terra, alle proprie radici antropologiche.
L'uomo come ospite di questo pianeta e non come invasore disintressato.
In questo modello di sviluppo - anzi di decrescita- cio' che viene assunto come essenziale e' che il soddisfacimento dei bisogni primari deve essere un imperativo categorico per i paesi ricchi verso quelli poveri, come anche per i ceti socialmente piu' economicamente agiati verso le categorie piu' deboli.
Il concetto della socializzazione ecco riprende forma e vigore, mostrando il suo lato piu' affascinante ed eticamente rilevante.
C'e' nella componente socializzatrice una via morale che indica nella giustizia e nel rispetto di tutto cio' che ci circonda l'unica salvezza per il genere umano.
Noi abbiamo ben presente il paradosso di JEVONS
-In economia, il Paradosso di Jevons è un'osservazione di William Stanley Jevons che affermò che poiché i miglioramenti tecnologici aumentano l'efficienza con cui una risorsa è usata, il consumo totale di quella risorsa può aumentare, piuttosto che diminuire.-
e in base ad esso riteniamo che , applicandolo al CONCETTO UOMO: l'aumentata efficienza con cui l'UOMO viene regolarmente sfruttato dal sistema economico del PIL , portera' ad un suo sempre maggiore depauperamento simbolico e morale sino all'annichilimento e alla schiavitu'.
Siamo in trincea per opporci a tutto questo ...aspettiamo rinforzi !