Quali le ragioni, quali gli elementi che spingevano all'intervento dell'Italia nella guerra mondiale? Vi era una corrente che sosteneva la guerra in nome degli ideali di libertà e di una idea umanitaria e di giustizia; un'altra per la conquista dei confini della Patria, e infine una terza corrente che voleva la guerra non per obbiettivi lontani e nemmeno per obbiettivi territoriali, ma semplicemente per togliere la Nazione da uno stato di inferiorità morale. Certamente voi ricordate quei mesi che si conclusero nel maggio radioso quando Genova fu scossa dalla voce formidabile del Poeta e Milano e Roma erano dominate dall'estremismo popolare che travolse le ultime barriere. Fu allora che per la prima volta il popolo si impose al Parlamento; fu allora che per la prima volta 300 deputati furono travolti dal popolo che voleva essere arbitro dei suoi destini.
Non si può spiegare l'intervento della moltitudine italiana senza ricordare l'opera di Gabriele d'Annunzio, il quale, quando molti esitavano ancora, scosse nel maggio il popolo italiano in maniera decisiva e indistruttibile. E fummo alla guerra. Il popolo andò alla guerra con entusiasmo.
Vi furono duecentomila volontari: questo dimostra che la guerra era popolare, ma anche la massa mobilitata si recò alla frontiera con alto senso del proprio dovere; ma, o signori, la guerra non è un affare di ordinaria amministrazione, come la sostituzione di un Commissario Regio o la destituzione di un Prefetto.
La guerra che mette in giuoco l'esistenza, l'avvenire, il destino di tutto un popolo è l'atto più solenne che questo popolo compie nella sua storia; e allora è necessario di educare gli uomini alla grandezza degli eventi.