lunedì 8 novembre 2010

LA PARABOLA DEL BUON SEME E DEL BORDELLO


Nel pieno dell’orgia mediatica in cui si intrecciano le vicende boccaccesche di un Presidente del Consiglio, ormai ridotto ad essere un uomo che suscita pure un moto di pena, e la brama di notizie “fresche” sull’omicidio della ragazzina di Avetrana, mi è capitato di dover riflettere su due cose che modestamente ritengo essere la cartina al tornasole dei nostri tempi.
E’ un sabato mattina, siamo in una cittadina di provincia del Centro Italia, all’interno in un negozio molto carino di un centro commerciale gestito da una bella signora quarantenne di buona cultura, moglie e madre di due bimbi; nel negozio è presente anche un uomo, poco più di quaranta anni, pure lui di buona cultura, imprenditore pubblicitario e radiofonico, ex militante del PCI e già consigliere comunale per quel partito, disilluso e schifato dalla politica come il novantanove per cento degli italiani.
Inizia un discorso in merito ad un evento promozionale che interesserà la struttura commerciale in cui ci troviamo: l’argomento riguarda la probabile visita di un noto personaggio che negli ultimi anni è stato alla ribalta della cronaca nazionale per servizi fotografici a personaggi in vista e per i quali ha avuto alcuni guai giudiziari. Il personaggio di cui si parla presenzierà per circa un’ora all’interno dei negozi e e, dopo essersi fatto fotografare con una marea di ragazzine (e mamme) inebetite, dopo aver incassato un compenso di circa cinquemila euro (per un’ora!!), ripartirà alla volta di qualche altro facile cachet.
Poiché sono parte del dialogo che si è instaurato, mi permetto di rivolgermi alla signora facendo presente che in un momento non certo felice per le attività in genere e tenuto conto che il personaggio che si anela possa graziare della sua presenza gli avventori e operatori del centro commerciale non è affatto un personaggio degno di ammirazione e rispetto, mi sento rispondere che ben altri sono i problemi che ci stanno in giro e che la mia posizione è forse troppo puritana. Eppure sono tutt’altro che un moralista bacchettone! Anzi, ho sempre abbracciato sfide politiche ed intellettuali molto spesso controcorrente se non rivoluzionarie.
Di fronte al fervore con cui la signora rivendica la bontà della scelta di avere un personaggio come il signor C. , facendomi passare come uno che è fuori dal tempo, controbatto che non ha alcun senso farsi scudo con il marcio che c’è in giro ( e ce n’è veramente tanto) per sentirsi giustificati moralmente per il fatto che si regalano ad un personaggio tutt’altro che commendevole – se non proprio squalificante – cinquemila euro, ovvero quanto in un anno riesce a guadagnare un operatore di un call center con una laurea in tasca. Ma ognuno di noi resta della propria idea e il discorso scivola inevitabilmente su quel marcio di cui dicevo sopra, quando concludo sostenendo che a volte sarebbe opportuna più sobrietà e meno esasperata apparenza.
A questo punto, non senza sorpresa, la signora ha un moto quasi di stizza. Con una foga che mi pare poco concepibile sostiene che se oggi questo è il sistema, allora hanno fatto bene donne come la Brambilla (ministro del turismo) o la signorina Minetti (igienista dentale di Berlusconi  divenuta consigliere regionale della Lombardia per il PDL) ad ingraziarsi il loro potente patron anche con metodi da bordello perché in tal modo sono riuscite ad accaparrarsi una posizione ragguardevole che permette loro di guadagnare svariate migliaia di euro al mese. Ma non finisce qui: senza troppi peli sulla lingua la stessa ammette che, visti i benefit acquisiti dalle signore testè menzionate, un sacrificio di quel genere , se ne avesse avuta la possibilità, lo avrebbe fatto pure lei.
E’ evidente che tra me e la mia interlocutrice c’è un galassia di distanza, ragion per cui non vado oltre e registro il fatto per come l’ho udito. Nel frattempo l’imprenditore pubblicitario che fino a quel momento è stato ad ascoltare mi ricorda che a volte l’immagine che si da di se’ può risultare determinante e richiama alla mia mente un manifesto elettorale che chi scrive fece affiggere qualche tempo fa in occasione di una consultazione elettorale che mi vedeva candidato sindaco del mio paese. Si trattava di una foto che il sottoscritto fece con la propria figlia di appena quattro anni nel mentre indicavamo con le nostre mani una ipotetica strada verso un nuovo futuro; lo slogan che vi si trovava suonava più o meno così: il futuro ci appartiene. Rispondo al mio interlocutore che quel manifesto incontrò opinioni diverse e spesso divergenti e che, comunque, a mio avviso poco influì sul risultato finale di quelle elezioni.
Ma ciò che mi sorprende di più non è l’evidente apprezzamento che il signore mi fa di quel manifesto in cui, a sua detta, le braccia protese richiamavano un saluto romano, bensì il fatto stesso che quell’ex comunista convinto mi dichiara candidamente che alle ultime elezioni europee ha votato senza tentennamenti Forza Nuova, noto movimento politico che negli ultimi mesi sta operando in controtendenza rispetto al novero delle sigle politiche della così destra radicale, tutte irrimediabilmente appiattite sull’oracolo Berlusconi.
La morale di questa vicenda (che è assolutamente vera) vuole essere questa: sarà anche vero – ed è assolutamente incontrovertibile – che il modo di pensare della stragrande maggioranza della gente è oggi palesemente drogato dal berlusconismo in tutte le sue sfaccettature (ma anche dall’antiberlusconismo mediatico che è penoso quanto il nemico che combatte), al punto di portare persone insospettabili a sbracarsi in dichiarazioni assurde, ma è altresì dimostrato che i semi buoni, pur alla deriva nel nulla dell’oggi, quando incontrano un lembo di terra riescono sempre ad attecchire e a generare un germoglio che prima o poi diventerà una pianta con nuovi semi da spargere.
E sono questi i germogli che vanno curati con amorevole interesse. Tutto il resto è spazzatura che prima o poi finirà nell’ inceneritore che la storia le riserverà!

Fernando Volpi