Talune polemiche sorte recentemente stanno sviando l'oggettiva necessità di riuscire a rimanere in piedi sopra le rovine in un momento in cui le nostre tesi strettamente dottrinarie mostrano limpidamente quello che abbiamo sempre pensato; che una reale alternativa ad un modello di (sotto)sviluppo importato solo a suon di cannonate esiste, é ancora valido e in una logica attualizzazione dei tempi mantiene inalterata tutta la sua valenza e modernità.
"Improvvisamente mi ritrovo dinanzi a polemiche che ritenevo essere state superate nel senso della chiarezza. Ripartiamo con il "neofascismo"? ", questo dichiara Paolo Signorelli in un blog che ospita un suo commento dopo alcune uscite di stile da parte di alcuni suoi collaboratori.
Ed allora ci sentiamo in dovere più che in diritto di esprimere una seria valutazione sulla domanda che pone Paolo, anche dopo aver avuto il conforto del nostro decano prof. Stelvio Dal Piaz.
Il Centro Studi SN da sempre e limpidamente non ha nascosto che il suo scopo é l'acculturamento di nuove avanguardie sulla base e la scorta della corretta analisi storica, sociale e politica di una serie di fenomeni che a partire dall'esplosione della cosiddetta "rivoluzione industriale" hanno contribuito a marcare una netta distinzione tra l'economicismo del profitto imposto da oligarchie (siano esse privatistiche o burocratiche) e distruttivo della identità dell'uomo e dunque delle Comunità di uomini e la visione del concetto di Lavoro quale espressione trascendente della Dignità di ciascuno che nella collaborazione organica portano al superamento dell'individualismo ed infine alla realizzazione di un corpo coeso di Volontà che identificano una Nazione.
Sulla scorta di questa idealità ci siamo posti il problema del superamento da tempo anche di una "conventio ad excludendum" incancrenitasi nel corso dei decenni (per colpe o "ingenuità" proprie e capacità del Nemico di fare "tensione") tra categorie del pensiero che probabilmente sono molto più vicine di quanto si possa pensare anche se non si può e non si deve negare - nemmeno per ragioni di tatticismo velleitario - che evidentemente una differenza di fondo esiste se i nostri riferimenti storici hanno saputo difendere con le armi le macerie di Berlino nel 1945 nel mentre altri riferimenti storici non hanno saputo nemmeno sparare un colpo di pistola in aria per difendere un muro che crollava (per implosione) nel 1989...........
"Ed ora rischiamo di porre termine all'avventura della Confederatio in nome di un "Linea Retta" da nessuno di noi rinnegata? Per carità di Patria! Io non sono mai andato a Predappio. Non credo che per questo io possa essere tacciato di afascismo. Sono i fatti della mia vita a parlare. Così come lo sono quelli della "vita" di tanti abituati ad esaltarsi in volkloristici pellegrinaggi." continua Paolo Signorelli nella sua nota.
Sinceramente é da tempo che se devo andare a omaggiare il ricordo del "socialista nazionale" per antonomasia di certo lo faccio senza vestirmi da pagliaccio o per bere un bicchiere di vino di troppo ma al di là di questo, sui fatti dello stile di vita di ognuno (non solo la mia che é poca cosa) credo che le singole coerenze di tutti noi non possano essere messe in dubbio da chicchessia e da nessuna "cattedra" !
Se, come ormai ho detto fino alla noia, il fine strategico ultimo é univoco probabilmente ci reincontreremo (e con Paolo é già successo in passato di essere discostati per divergenze di tipo strettamente politico e non certo per motivi personali per i quali rimane al contrario la massima stima e riconoscenza per il suo Valore di soldato Politico,) - pur utilizzando tattiche comportamentali, formali ed "estetiche" differenti - ma allo stato dei fatti e dell'incomprensibile per noi motivo del contendere ,giacché di "neofascismo" qualcuno di noi addirittura non ha nemmeno avuto modo fortunatamente di ingarbugliarsi, sicuramente le strade divergono.
L'orizzonte é per tutti l'unico profilo per il quale merita di vivere intensamente la ribellione avendo chiara la rotta per evitare di naufragare nel mare dell'inconcludenza.
Maurizio Canosci