Da qualche mese, l’emergenza calamità a Reggio Calabria ha indotto a impiegare i soldati per fare la guardia al tribunale, compito che spetterebbe alle forze di polizia. Due settimane fa hanno lanciato ponti e soccorso centinaia di persone durante l’alluvione nel vicentino, da ormai due anni in molte città italiane è in atto l’operazione “strade sicure” che vede pattuglie congiunte composte da agenti e militari.
In attesa che le prime nevicate richiedano anche quest’anno il “blitz” di centinaia di soldati per spalare la neve a Milano la rinnovata emergenza rifiuti in Campania sta già mobilitando altri militari: genieri per raccogliere i rifiuti (e i 2 mila netturbini di Napoli, pagati per fare questo lavoro, che fanno?) e fanti per proteggere discariche e centri di smaltimento definiti “siti strategici”.
Mentre il bilancio della Difesa sottrae anche nel 2011 preziose risorse per l’Esercizio, cioè per l’addestramento dei reparti e la manutenzione di mezzi e infrastrutture, si sperpera denaro in iniziative di nessuna utilità pratica come la mini-naja e si impiegano i militari in compiti che hanno solo un valore d’immagine utile alla classe politica per apparire “decisionista” chiamando in causa una delle poche istituzioni che ancore gode della fiducia dei cittadini, quella militare.
Ieri il generale Leonardo Tricarico , ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e consigliere militare di tre premier, si è espresso con durezza contro i soldati-spazzini, la mini-naja e a tutti quegli ”impieghi impropri che in un contesto di rigida austerità andrebbero limitati”, così come ”le iniziative estemporanee che disperdono risorse e interferiscono con la programmazione delle attività addestrative e operative, talvolta fino al punto di snaturare il ruolo delle forze armate o di avallare l’idea che esse possano sistematicamente supplire a ogni carenza di qualsiasi altra amministrazione dello Stato”.
Secondo Tricarico, socio fondatore della Fondazione Icsa, ”la sorveglianza delle discariche campane, lo spalare la neve nel norditalia e l’impiego in attività di ordine pubblico e sicurezza ne sono alcuni esempi” così come ’’è discutibile l’utilità delle tre settimane di mini-naja, tanto più che non vi sono mai stati problemi di insufficienti arruolamenti. Quelle risorse sarebbero meglio impiegate per ampliare il contingente da arruolare o per trattenere il personale in ferma prefissata già addestrato a caro prezzo”.
“Il fenomeno del precariato militare ha infatti assunto proporzioni inaccettabili soprattutto con riferimento ad altri comparti pubblici: un solo militare su quattro oggi viene arruolato dopo aver servito senza demeritare per uno o due anni nelle forze armate, gli altri tre vengono semplicemente congedati senza appello”.
Citando il caso dell’Aeronautica Militare, Tricarico sottolinea come i fondi per l’Esercizio siano scesi dai 948 milioni del 2003 ai 214 del 2011. Se si pensa che nel 2010 per il solo carburante l’Aeronautica ha speso 117 milioni si può capire la profondità del taglio inferto”. E ancora: ”Gli impegni previsti per legge richiederebbero all’Aeronautica un’attività annuale di 130 mila ore, ma gli stanziamenti attuali non consentono di effettuare più di 90.000 ore di volo, con la prospettiva di scendere già nel 2013 a 70.000 ore, pari di fatto alla metà di quanto richiesto per i compiti di legge.
Ad aggravare il problema finanziario e dell’impiego dei militari per attività di competenza di altri organismi pubblici contribuisce ”la tendenza, in atto da anni, al mancato rimborso dei costi anticipati per conto di altre amministrazioni: negli ultimi dieci anni, i costi non reintegrati per il solo trasporto di Stato ammontano a oltre 250 milioni. Oltre a svolgere il lavoro di altri, ai militari non vengono neppure rimborsate le spese sostenute che ricadono su un bilancio sempre più ristretto che limita addestramento e disponibilità di mezzi.