martedì 21 dicembre 2010

LA STORIA MAESTRA DI VITA.

La storia ci insegna che quando il disagio sociale passa alla competenza del Ministero degli Interni, tutto questo é il sintomo di un malessere diffuso difficilmente controllabile. Una classe politica responsabile dovrebbe saggiamente riflettere sulle cause profonde che hanno determinato questa situazione e non, viceversa,  predisporre provvedimenti repressivi o addirittura preventivi di natura poliziesca che altro non sono che dimostrazioni di paura e debolezza e che possono addirittura innestare reazioni ancora più violente dal momento che rispondono alla logica di volere spengere l’incendio con la benzina.
La manifestazione di protesta dei giovani e meno giovani che hanno recentemente dimostrato a Roma, é la rappresentazione di una rabbia a lungo repressa da parte di più generazioni alle quali é stata tolta ogni aspettativa di vita lavorativa,  generazioni che vivono il presente con l’angoscia di non poter sognare un avvenire,  generazioni che non hanno rappresentanza,  generazioni che a questo punto hanno il dovere di ribellarsi per riconquistare il loro diritto cittadinanza. Come possono, queste generazioni di italiani di nazionalità italiana, sperare di essere ascoltati da un ministro degli Interni “lombardo-veneto” che si comporta come un ottuso funzionario dell’ “imperial regio governo” ?  Come possono trovare comprensione e ascolto in. soggetti intellettualmente “malnati” al servizio di poteri sovranazionali e che si ritrovano casualmente in posti
di comando e di potere preoccupati solo di difendere i loro privilegi di casta ?  Queste sono le circostanze in cui il meccanismo quantitativo dei numeri non è sufficiente a legittimare il potere. Questi sono i momenti storici in cui la massa dei cosiddetti “moderati” e “benpensanti” alla quale i detentori del potere (di governo e di opposizione, sia ben chiaro !) rinchiusi nei palazzi istituzionali fanno appello per legittimare le loro decisioni e le loro inique iniziative o per giustificare le loro apparenti diversità,  non conta,  non incide negli avvenimenti,  non può incidere. Nei momenti della verità la storia dei popoli e delle nazioni l’hanno scritta le avanguardie, non possono scriverla gli attendisti, coloro che stanno nascosti dietro le persiane, le maggioranze. silenziose, i cosiddetti eroi della. “sesta giornata” anche se rappresentano i più.  E’ il vento inarrestabile della Storia che si è rimesso in moto e che sta risvegliando i popoli europei invitandoli a ribellarsi alla dittatura usurocratica della cupola finanziaria apolide. Un solo suggerimento a tutti coloro che, indipendentemente dall’anagrafe, decideranno di unirsi ai “ribelli “e scendere in strada insieme a loro: viso scoperto faccia al vento e mani libere da spranghe e martelli. Nessuna insegna di parte ma solo il TRICOLORE, che é un simbolo unitario e unificante di identità nazionale e di riscatto sociale. Sono certo che, in tale contesto i poliziotti in divisa non impugneranno i manganelli e addirittura si metteranno alla testa dei cortei perché consapevoli che la violenza, quella vigliacca ma non meno devastante, quella che copre le stragi di Stato su mandato dei soliti noti, é nei palazzi istituzionali ormai ridotti al servizio dei poteri sovranazionali.
Nel 150° anniversario dell’unità d’Italia ritengo che sia più
che legittimo lottare per rivendicare il pieno e sostanziale riconoscimento di quanto era già previsto nell’art. 24 dello Statuto Albertino, riconfermato ed ampliato con l’art. 3 della Costituzione.
Data la situazione é pertanto più che
logico e naturale che il Movimento di Liberazione Nazionale contro i nemici di dentro e di fuori, nasca spontaneo in piazza e senza alcun tipo di regia occulta o palese; solo cosi potrà fallire l’ignobile tentativo di scatenare lo scontro tra gli italiani che giustamente si ribellano allo sfruttamento usuraio di stampo ipercapitalistico e i proletari in divisa.

(Stelvio Dal Piaz)