martedì 2 marzo 2010

"Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana"

Mi scuserà l'anima dell'ing. Gadda autore del giallo di cui ho preso a prestito il titolo ma considerato che il cataclisma si é verificato per la regione Lazio e nel contesto dell'Urbe mi sembrava alquanto appropriato, anche se occorrerà vedere nelle prossime ore se effettivamente la paventata mancanza della lista PDL sulle schede di voto sarà confermata o meno (ma avremo modo di seguire la cosa mano a mano con i commenti sul post). Come é evidente ormai da chi ci legge con continuità la cosa di per sé ci lascia alquanto indifferenti nella misura in cui riteniamo i ludi cartacei un orpello democratico e quelli specifici per eleggere i "governatori" delle regioni addirittura uno schiaffo alla moralità configurando proprio in questi enti la prima causa del dissesto di bilancio dello stato che non a caso é iniziata a cadere sulla testa degli italiani proprio dalla loro istituzione nel 1970 con il loro carico di drenaggio dei soldi dei contribuenti per la più massiccia opera di lottizzazione, clientelismo politico e moltiplicatore parassitario di spesa mai operata a danno nostro di cittadini.
Ma é altresì evidente che c'é un vero e proprio "maledetto imbroglio" dietro a quanto accaduto non solo nel Lazio ma anche in altre realtà e non solo a danno del PDL.
Il primo vero imbroglio é la legge elettorale, anch'essa poi moltiplicata per le 13 regioni in quanto ognuna ha legiferato la propria, che prevede la normativa astrusa della presentazione delle liste attraverso la raccolta delle firme di presentazione da parte di un incongruente numero di elettori le quali naturalmente vanno autenticate. In questi anni ne ho viste di cotte e di crude sul merito e non ho mai compreso perché non si possa semplificare per esempio come avviene in Germania dove la presentazione é possibile con un versamento di cauzione che in caso di non superamento dello sbarramento percentuale non viene restituita al soggetto politico incapace di rappresentarsi con i cittadini.
Ma a parte queste considerazioni strettamente di burocrazia il dato allarmante é la litigiosità di cui é impregnata l'attuale "politica" non già sul discrimine logico di differenze di programmi, progetti o visioni di sistema ma tra le forze politiche, ed all'interno ancor più di esse, per mere questioni di scontro tra bande, di lotta di potere, di vera e propria guerra gangsteristica; situazioni tipiche di ciò che oggettivamente si definiscono generalmente "organizzazioni criminali".
Ed é qui il vero e massimo imbroglio che noi denunciamo e contro il quale vogliamo batterci; non ci interessa nulla chi tra quelli avrà la meglio, chi ha alle spalle "cupole" più o meno influenti (perché sicuramente "cupole" che dirigono dall'esterno ci sono e non serve avere particolare sensibilità nel capire che certi "inginocchiamenti" non sono casuali) ma ci interessa dare una sveglia ad un popolo ormai disilluso e derubricato a semplice "tubo digerente" che pure crediamo possa ancora - almeno in alcune avanguardie - avere il sussulto di giusta riprovazione e termine delle risorse di tollerabilità troppo a lungo concesse ad una casta autoreferenziale ed alle sue menzogne.
Queste avanguardie devono riuscire a costruire in breve tempo, perché il segnale vero che giunge da certi "pasticciacci" é inquietante comunque ed a prescindere da ogni altra considerazione e prefigura uno scivolamento verso un "autoritarismo tecnocratico" di chiara ispirazione apolide, una rete di Comunità di Popolo e di Territorio in grado di operare in maniera coordinata e con mutua solidarietà capaci di essere argini di autodifesa ed autodeterminazione della propria GENS con ciò divenendo stimolo per recuperare il senso etico di appartenenza identitaria al di fuori ed oltre la partitocrazia.
Solo così sarà possibile ridisegnare un rapporto virtuoso tra cittadino e istituzioni di cui il cittadino non é solo rappresentato ma ne é diretto rappresentante nel concetto di partecipazione organica e socializzatrice.
Dobbiamo saper ripartire da zero, tagliare certi cordoni ombelicali ormai desueti, smitizzare luoghi comuni e recuperare il senso della Storia (di tutta la Storia) della nostra Stirpe e saper convivere con Regole Comunitarie senza le quali si scimmiotta (e pure malamente) quel vecchio mondo scemo che molti a parole dicono di voler combattere ma in cui invece ci sguazzano anche troppo bene.
Non servono"aree destre" ma una nuova azione di Unione delle Volontà dove ognuno porta la sua pietra al cantiere con disciplina e dove la funzione é prioritaria al narcisistico bisogno di apparire come scrive tra l'altro in maniera molto diretta nel suo testamento politico anche il buon Rutilio Sermonti.
Intanto andiamo avanti nel contesto quotidiano di ognuno di noi a "educare" i nostri amici, i nostri famigliari, i nostri conoscenti a rifiutare la casta indicando NESSUN VOTO il prossimo 28-29 marzo.