La nostra analisi ci porta adesso ad estendere il ragionamento sull'estrema pericolosità di lasciare all'interpretazione del "grande fratello" il significato delle parole e delle definizioni fino al punto che tale interpretazione diventa poi verità incontrovertibile accettata da quella maggioranza anonima ed indifferenziata che la assume come dogma perché ormai conquistata a quel "pensiero unico" che rappresenta la più aberrante delle dittature possibili. Si pensi - per esempio - a due parole chiave divenute in questo periodo storico proprietà assoluta dei gruppi di potere dominanti: DEMOCRAZIA e LIBERTA'.
Si pone quindi - per i gruppi antagonisti - il problema di affermare con fermezza la precisa caratterizzazione semantica delle definizioni in modo da evitare il pericolo di una dicotomia tra "significante" e "significato" cioé tra espressione linguistica e contenuto concettuale. Sappiamo per esperienza che proprio in questo varco possono inserirsi le interpretazioni di comodo, spesso arbitrarie e contraddittorie e non sempre disinteressate, per cui il linguaggio, anziché veicolo di comunicazione può divenire strumento di confusione e di disinformazione o addirittura di prevaricazione e di intolleranza.
E' attraverso questo meccanismo che nascono i pericolosi e duri a morire "luoghi comuni" ai quali i gruppi "antagonisti" debbono opporre unitariamente un linguaggio chiaro, univoco e preciso, evitando che - anche all'interno dei gruppi - partano informazioni errate o imprecise sia sul piano concettuale che su quello terminologico, avendo sempre ben presente che é alla base di questo perverso teorema che nasce la cosiddetta filosofia della "CONVENTIO AD EXCLUDENDUM" che il sistema dominante utilizza per emarginare, ghettizzare, perseguitare, demonizzare.
Viviamo in un particolare momento storico in cui l'abuso del linguaggio e l'abilità nella sua distorsione, nonché l'impossessamento di alcune parole chiave da parte di gruppi di potere, di lobbies e di conventicole, possono rappresentare micidiali mezzi di penetrazione, di condizionamento, di persuasione o di distorsione fino a provocare quel fenomeno definito "INSIGNIFICANZA". Le parole, cioé, vengono svuotate di una rispondenza al reale. I concetti vengono slegati da ogni riferimento al vero ed all'esistente; le parole diventano codice e segnali per una serie di metafore che, a differenti livelli ed a seconda delle circostanze, evocano significati del tutto autonomi.
Recentemente é stato addirittura coniato un termine "LOGOCRAZIA", che significa potere della parola, per cui comanda e si impone chi é pienamente padrone del linguaggio, signore del "verbo".
Ecco perché i "gruppi socialisti nazionali", antagonisti ed alternativi al sistema dominante, devono necessariamente trovare anche nel linguaggio un motivo unificante e non solo sui principi, sul progetto e sugli ideali, in modo da poter lanciare all'esterno un messaggio chiaro, univoco e determinato senza possibilità di interessate interpretazioni di comodo.
Noi, quindi, padroni del "verbo" affinché il "nostro" linguaggio rappresenti uno dei segnali distintivi della nostra specificità e della nostra diversità.